La bizzarra Legge di Murphy
La bizzarra Legge di Murphy
La bizzarra Legge di Murphy
«Se qualcosa potrebbe andare storto, allora sicuramente lo farà». Il principio che tutti, almeno una volta, hanno fatto proprio per esorcizzare le rispettive disavventure – meglio noto come “Legge di Murphy” – venne enunciato per la prima volta negli anni Cinquanta in ambito lavorativo. A pronunciare la fatidica frase fu Edward Aloysius Murphy. Se si scrive il suo nome su Google, a comparire saranno per prime le immagini dell’omonimo attore Eddie Murphy; con una ricerca più attenta ci si potrà però imbattere nella figura originale dell’ingegner Murphy per scoprire che anche lui avrebbe potuto tranquillamente intraprendere la carriera attoriale. Era infatti un bell’uomo dai lineamenti delicati, con zigomi pronunciati e labbra carnose senza esserlo eccessivamente, nato nel 1917 a Panama (all’epoca sotto controllo statunitense).
Il dottor Murphy studiava gli effetti della forza di accelerazione sul corpo umano; studi che sarebbero poi serviti, tra l’altro, a mandare il primo americano nello spazio e a porre le basi per i primi crash testautomobilistici. Durante l’assemblaggio di un razzo da far correre su binari qualcosa però andò storto: alcuni cavi vennero montati non correttamente, vanificando il lavoro fatto fino ad allora. Fu in quell’occasione che Murphy disse: «Se una cosa può essere fatta in diversi modi e uno di essi può portare al disastro, allora verrà sicuramente realizzata nell’unico modo che porterà al disastro». Col tempo il “disastro” è diventato un concetto molto più ampio e personale: è il toast che quando cade è sempre dal lato imburrato, è il mobile Ikea montato ogni volta sbagliato, è la certezza che racconta di un pessimismo scanzonato.
La “Legge di Murphy” ha però fondamenta molto più serie. Nel 2004 la British Gas commissionò allo psicologo David Lewis, all’economista Keylan Leyser e al matematico Philip Obadya l’ideazione di una formula che applicasse i suoi princìpi per provare a misurare il rischio. Perché anche un evento molto improbabile non è detto che non si verifichi già nei primi tentativi. Come non è detto che non possa poi ripetersi a distanza di breve tempo, per la “Legge di mancanza di memoria della probabilità”.
La natura invece di memoria ne ha, eccome. Ha segnato ogni sgarro subìto e ci mostra con frequenza le sue rimostranze. La sua è quasi un’interpretazione della “Legge di Murphy” al quadrato, che non si limita a far accadere delle catastrofi ma lo fa nel momento peggiore possibile. Il ghiacciaio della Marmolada è venuto giù una domenica pomeriggio; la frana in Val d’Aosta ha lasciato Courmayeur senz’acqua nel momento clou della stagione estiva con presenze decuplicate; il terremoto di Amatrice è avvenuto in pieno agosto, il periodo dell’anno in cui le sue case erano piene di villeggianti. Segno che le leggi di Murphy sommate a quelle della natura non fanno sconti.
di Ilaria CuzzolinLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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