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La tragedia e il branco

Davanti a una tragedia come quella del ragazzo del napoletano morto suicida a 13 anni – 13 anni… – bisogna essere molto più che cauti. Astenersi per principio da giudizi inappellabili e certezze assolute riguardo le singole responsabilità
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La tragedia e il branco

Davanti a una tragedia come quella del ragazzo del napoletano morto suicida a 13 anni – 13 anni… – bisogna essere molto più che cauti. Astenersi per principio da giudizi inappellabili e certezze assolute riguardo le singole responsabilità
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La tragedia e il branco

Davanti a una tragedia come quella del ragazzo del napoletano morto suicida a 13 anni – 13 anni… – bisogna essere molto più che cauti. Astenersi per principio da giudizi inappellabili e certezze assolute riguardo le singole responsabilità
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Davanti a una tragedia come quella del ragazzo del napoletano morto suicida a 13 anni – 13 anni… – bisogna essere molto più che cauti. Astenersi per principio da giudizi inappellabili e certezze assolute riguardo le singole responsabilità
Questo è certo, come è certa la dimensione del dolore e dell’eterna fragilità di una stagione della vita, che tutti ricordiamo con un mix di inguaribile nostalgia e tremore per le paure le insicurezze che ci inseguirono allora. Le indagini chiariranno, per ora è più che sufficiente il dato di fatto dei messaggi carichi d’odio ritrovati nel telefonino del ragazzo per costringerci a guardare (tornare a guardare, perché lo vedemmo molto probabilmente con i nostri occhi di ragazzi) la superficialità di certe cattiverie. No, non è per niente una novità di questi tempi il branco che individua l’obiettivo facile, la ragazza o il ragazzo più sensibile e riservato, meno alla moda e capace di inserirsi nel “gruppo“, magari solo facendo finta di apprezzare certi linguaggi, certi gesti, certe pose. Il branco è per sua natura famelico, spietato. Tutti ricordiamo il compagno di classe, anche alle elementari, nel centro del mirino. Deriso, isolato. Tutti ricordiamo, almeno chi di noi non vuole essere schiavo dell’ipocrisia, il senso di vergogna quando non avevamo la forza di ribellarci alla legge del numero e di appoggiare la vittima, il “soggetto“ come si diceva ai nostri tempi a Napoli dei ragazzi non alla moda. Quale inferno avrà vissuto quel ragazzo non lo sapremo mai, quale dolore per la sua famiglia possiamo solo immaginare. Quale pentimento e rimorso lungo una vita – una vita intera – aspetta il branco è una certezza. Almeno per chi eviterà di fare della superficialità la cifra della propria esistenza. Evitiamo di additare social e telefonini, che restano strumenti e amplificatori di malignità e imbecillità sempre esistite, come il messaggio dell’ufficiale dei carabinieri che si mette a sproloquiare di agnelli e leoni (l’Arma, come sacrosanto, lo ha messo all’indice). Le colpe e le idiozie sono in carne e ossa, altro che digitali.   Di Fulvio Giuliani

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