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Pnrr, non si scelga il masochismo

Tocca a chi governerà spiegare se sul terreno delle riforme e del Pnrr intenderà agire in continuità con il governo esistente o con i propri slogan d’opposizione
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Pnrr, non si scelga il masochismo

Tocca a chi governerà spiegare se sul terreno delle riforme e del Pnrr intenderà agire in continuità con il governo esistente o con i propri slogan d’opposizione
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Pnrr, non si scelga il masochismo

Tocca a chi governerà spiegare se sul terreno delle riforme e del Pnrr intenderà agire in continuità con il governo esistente o con i propri slogan d’opposizione
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Tocca a chi governerà spiegare se sul terreno delle riforme e del Pnrr intenderà agire in continuità con il governo esistente o con i propri slogan d’opposizione

Si stia attenti a non danneggiarci da soli. Il masochismo può essere affascinante se un soggetto singolo gode con il dolore e la sottomissione. È escluso che sia una vocazione collettiva. I fatti prevalgano sulle chiacchiere, che cercando scuse sembrano scontare fallimenti: non ci sono ritardi italiani negli adempimenti previsti dal Pnrr. Non è un’opinione ma un fatto, visto che già due controlli sono stati superati e i relativi soldi incassati.

Il governo in carica sostiene che non ci siano ritardi neanche per il prossimo controllo, che sia stato fatto quanto dovuto e quel che resta da fare sia programmato per le prossime settimane. Su questo si possono avere opinioni diverse, ma i denunciatori di inadempimenti sarebbero fessi più che masochisti. Primo, perché la gran parte delle forze politiche presenti in Parlamento sono non solo parte della vecchia maggioranza, ma hanno ministri all’interno del governo, sicché sostenerne l’incapacità e la scorrettezza è come denunciarsi corresponsabili. Secondo, perché il partito che guiderà il prossimo governo è stato all’opposizione e non può essere chiamato alla corresponsabilità, ma ove sostenesse che l’Italia stia mancando ai propri doveri non farebbe che affondare sé stesso e il governo che deve ancora nascere. Più che masochismo sarebbe autodistruzione.

Non prendiamoci in giro e veniamo al dunque: i vincitori delle elezioni hanno sostenuto che il Pnrr dovesse essere rivisto e si sono opposti ad alcune delle riforme in quello previste; nel corso della campagna elettorale e nei giorni successivi al voto gli oppositori di ieri hanno adottato un encomiabile approccio in continuità; la sfida, per loro, consiste nel tradurre in realismo di governo quel che dissero per raccogliere consensi. Partire affermando che la colpa è degli altri è come ammettere di avere raccontato balle.

L’agenzia Fitch ha corretto e peggiorato il suo giudizio sul debito del Regno Unito, portando a negativa la previsione. Sono bastati gli svarioni governativi, ideologizzati e privi di senso della realtà, per metterli nei guai. Il giudizio di Moody’s, altra agenzia, sul debito italiano era già negativo, perché ci troviamo a un gradino dalla spazzatura. Lo è rimasto anche durante il governo Draghi (perché riguarda il debito, non la simpatia). Ora fa sapere che l’eventuale abbandono delle riforme (le riforme, mica solo le spese, come qui avvertimmo) previste dal Pnrr porterebbe a un declassamento. Vale a dire nel bidone della spazzatura. Questa è la posta in gioco. Per noi altissima.

I governi si giudicano dai fatti e quello Meloni non è ancora nato, sicché bocciarlo o promuoverlo oggi sarebbe non un giudizio ma un pregiudizio. Ma tocca a chi governerà spiegare se sul terreno delle riforme – come ha già positivamente fatto su quello della politica estera e dello scostamento di bilancio – intenderà agire in continuità con il governo esistente o con i propri slogan d’opposizione. In ogni caso avrà agito legittimamente, ma altrettanto legittimamente gli operatori di mercato trarranno le loro conclusioni.

Per l’Italia sono preziosi non solo i soldi, ma anche i cambiamenti che il Pnrr prevede. Perderne anche una sola parte significa affossare un’occasione storica. Continuare quel lavoro significa rendere un servizio al Paese, ma anche allontanarsi da diverse delle cose che si dissero, compresa la necessaria ratifica del Meccanismo europeo di stabilità (Mes). Tanto più quando si lambisce la spazzatura.

Il pericolo non è che si torni a distribuire olio di ricino, ma che se ne ottengano gli effetti senza sorbirlo. L’interesse dell’Italia è che il governo Meloni riesca a essere governo e non riscatto identitario di una fu minoranza. Taluni camerati di ieri grideranno al tradimento, noi considereremmo appropriato il richiamato patriottismo. Il masochismo no, può piacere a uno, auguri, ma non all’Italia intera.

Davide Giacalone

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