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Nicolò Carosio, la prima voce del calcio italiano

Nicolò Carosio, primo radiocronista sportivo italiano, è stato la voce del calcio, quella della Nazionale innanzitutto. Autore di frasi celebri, una su tutte il divertentissimo “quasi gol”.
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Nicolò Carosio, la prima voce del calcio italiano

Nicolò Carosio, primo radiocronista sportivo italiano, è stato la voce del calcio, quella della Nazionale innanzitutto. Autore di frasi celebri, una su tutte il divertentissimo “quasi gol”.
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Nicolò Carosio, la prima voce del calcio italiano

Nicolò Carosio, primo radiocronista sportivo italiano, è stato la voce del calcio, quella della Nazionale innanzitutto. Autore di frasi celebri, una su tutte il divertentissimo “quasi gol”.
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Nicolò Carosio, primo radiocronista sportivo italiano, è stato la voce del calcio, quella della Nazionale innanzitutto. Autore di frasi celebri, una su tutte il divertentissimo “quasi gol”.
Mercoledì, 17 giugno 1970. Fa un caldo insopportabile, a Roma 34 gradi. Al cinema danno “Elena di Troia” con Brigitte Bardot, un kolossal paragonabile solo a Ben Hur, ma le sale hanno chiuso prima del tempo, le corse dei cavalli all’ippodromo di San Siro sono state anticipate, i treni della notte viaggiano semideserti, i night sono svuotati di clienti e anche i ristoranti delle ‘ore piccole’ hanno abbassato in anticipo le saracinesche. L’Italia affronta la Germania nella semifinale del Mondiale di calcio, la Coppa Rimet, allo stadio Atzeca di Città del Messico. Spalti gremiti con 102.444 spettatori. All’improvviso, dalle finestre spalancate nella notte afosa, si sente soltanto la voce del telecronista, Nando Martellini. Dei 53 milioni di italiani almeno la metà si ritrova davanti alla tv. Il quarto di finale con il Messico – battuto tre giorni prima per 4-1 – ne ha incollato davanti agli schermi 23 milioni, un po’ meno dello sbarco sulla Luna, l’anno prima. I quattro telecronisti Rai sono Nicolò Carosio, Nando Martellini, Giuseppe Albertini e Bruno Pizzul. Per trentasette lunghissimi anni, per la precisione dal 1933 al 1970, Nicolò Carosio è stato la voce del calcio, quella della Nazionale innanzi tutto, ma anche quella delle grandi imprese europee dell’Inter e del Milan e dei derby più infuocati del campionato italiano. Palermitano e siciliano fino al midollo nonostante gli anni trascorsi a Roma e Milano, dove è morto nel 1984, aveva una voce inconfondibile. Accendevi la radio e lo riconoscevi all’istante. Appassionato e sempre entusiasta qualsiasi partita stesse raccontando, Carosio è stato il primo radiocronista sportivo italiano. Aveva soltanto 25 anni quando, nel 1932, si propose all’Eiar (la Rai ancora non esisteva) e superò l’esame raccontando un immaginario derby tra Juventus e Torino. Gli venne offerto un contratto e il giovane Nicolò incominciò la sua straordinaria carriera. Nel 1934 fu il cantore della vittoria della nostra Nazionale ai Mondiali che si giocarono a Roma. Due anni dopo portò fortuna anche ai calciatori azzurri alle Olimpiadi di Berlino e nel 1938 si esaltò e perse la voce al Mondiale di Francia, vinto nuovamente dall’Italia. Si riteneva un uomo fortunato perché faceva quello che considerava il mestiere più bello del mondo e fortunato lo fu davvero nel maggio del 1949, quando la concomitanza della cresima del figlio lo obbligò a rinunciare alla trasferta a Lisbona a seguito del Grande Torino che, come è noto, si concluse con la tragedia di Superga. Nel 1954 approdò in televisione e aumentò la propria popolarità grazie a straordinarie telecronache. Famose alcune sue frasi, una su tutte il divertentissimo «quasi gol» che scandiva le azioni più esaltanti e sfortunate degli attaccanti quando il pallone sfiorava soltanto la rete finendo a lato. Divertente anche il suo invito ad «andare a bere un bel whiscaccio» dopo una partita giocata dal Milan in una gelida serata in Gran Bretagna. Nicolò Carosio era un grande uomo, un appassionato tifoso della Nazionale, ma al fischio finale dell’arbitro tornava a essere la persona buona e onesta che per trentasette anni ha onorato lo sport.   di Davide Fent

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