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A VinoVip Cortina 50 aziende e 176 etichette, nuove competenze al centro

17 Luglio 2022

Roma, 17 lug. (Adnkronos/Labitalia) – L’edizione numero 13 consolida il ruolo di VinoVip quale summit di riferimento per il mondo del vino italiano. L’appuntamento biennale organizzato dalla rivista ‘Civiltà del bere’, che si è svolto il 10 e l’11 luglio a Cortina d’Ampezzo, si conferma un luogo dove esperti e professionisti si scambiano visioni e strategie per delineare assieme il futuro del settore vitivinicolo. La due giorni si è conclusa con il tradizionale ‘Grand Tasting’: nella club house del Golf Club di Cortina, 500 persone hanno potuto degustare 176 vini e distillati dei 59 produttori protagonisti.

Un’edizione che segna i 25 anni dalla nascita di VinoVip nel 1997 e che giunge dopo un triennio complicato e di grandi cambiamenti. “Dopo tre anni torna l’evento più iconico di ‘Civiltà del bere’, un appuntamento atteso dal mondo del vino per lo spessore dei contenuti e la qualità delle relazioni interpersonali”, ha affermato il direttore di ‘Civiltà del bere’, Alessandro Torcoli, in apertura del talk-show che ha dato il via alla manifestazione. Al centro del dibattito, non a caso, il tema delle ‘nuove competenze’ e della centralità delle risorse umane nella vita delle imprese.

Di esigenze di formazione delle aziende agricole ha parlato Stefano Bianchi, presidente di Foragri, che ha evidenziato le principali tematiche degli interventi formativi richiesti, che riguardano tre aree in particolare: sostenibilità, marketing e certificazione. Eugenio Sartori, direttore generale dei Vivai Cooperativi Rauscedo, si è focalizzato sulle varietà di tendenza, spiegando le caratteristiche sempre più ricercate in termini di produttività e resilienza ai cambiamenti climatici, ampliando l’orizzonte verso le nuove frontiere della ricerca per la selezione di vitigni resistenti.

Il tema della sostenibilità, della digitalizzazione e dei servizi per la tecnologia di cantina è stato affrontato anche da Andrea Stolfa, Ceo del Gruppo Della Toffola, che ha ragionato sul valore oltre la performance, mentre Andrea degl’Innocenti, direttore Milano e responsabile dei servizi digitali alle imprese di Agenzia Ice, ha presentato i nuovi strumenti per l’export – in particolare il progetto di blockchain per l’internazionalizzazione – e delle strategie promozionali sui canali digitali. Di ultima frontiera degli eventi fieristici ha parlato Gianni Bruno, Exhibition manager Wine&Food di Vinitaly, mettendo in luce come al giorno d’oggi sia necessario costruire quello che è stato definito il global networking, correlando non solo offerta e domanda, ma anche tendenze, innovazioni, idee e competenze che possano ispirare il futuro.

Luca Castagnetti, di Studio Impresa, ha presentato i risultati dell’analisi di centinaia di bilanci aziendali 2021, da cui sono emerse performance molto diverse tra società con asset ‘light’ o ‘strong’ (ovvero con minore o maggiore incidenza delle immobilizzazioni, come la proprietà terriera, sul fatturato). Infine, è intervenuto Emanuele Fontana, di Crédit Agricole, che ha spiegato quali sono gli strumenti finanziari più utili ai fini dello sviluppo dell’impresa vinicola.

Come di consueto, durante VinoVip è stato poi consegnato il ‘Premio Pino Khail’, intitolato al fondatore di ‘Civiltà del bere’ e destinato a un personaggio che si è distinto nella valorizzazione del vino italiano nel mondo. Ad aggiudicarselo, quest’anno, Chiara Lungarotti, ad della storica azienda umbra con sede a Torgiano e prima donna a ricevere il riconoscimento, per lo spirito innovatore e la promozione di un territorio vitivinicolo italiano poco valorizzato in passato.

“Abbiamo deciso di assegnare il premio a Chiara Lungarotti – ha spiegato Alessandro Torcoli – non solo perché, da giovanissima, in anni difficili, ha preso in mano le redini dell’azienda guidandola con sicurezza e dimostrandosi un’innovatrice. Ma soprattutto perché la famiglia Lungarotti ha dato grande luce all’Umbria, un territorio che nell’immaginario internazionale è sempre stato visto come un po’ timido e chiuso e che, grazie anche al suo prezioso contributo, si è fatto conoscere nel mondo”.

“Sono molto felice di ricevere questo importante riconoscimento – ha commentato Chiara Lungarotti – che premia non solo il mio impegno come produttrice, ma anche quello della mia famiglia, con cui condivido la passione per questo bellissimo lavoro, e di tutto il team di collaboratori che mi supporta quotidianamente. Mio padre, Giorgio Lungarotti, è stato un grande innovatore ed è riuscito a disegnare l’Umbria sulla mappa mondiale del vino. Ci ha lasciato un’eredità preziosa, ma anche una grande responsabilità: quella di continuare a far crescere un’azienda che è riuscita a promuovere nel mondo le eccellenze enologiche del nostro territorio”.

“E noi, in un periodo di grandi sfide dal punto di vista dell’innovazione sia in vigna sia in cantina, abbiamo intrapreso con determinazione la via del rilancio, puntando su una produzione sempre più sostenibile e cercando di trasmettere l’impronta della nuova generazione, senza mai tradire il carattere inconfondibile dei nostri vini iconici. Guardiamo al futuro con ottimismo e pragmatismo, pronti a cogliere le nuove opportunità e ad affrontare le criticità, consapevoli di quanto il comparto del vino sia un volano fondamentale per l’economia nazionale e per la promozione del made in Italy nel mondo”, ha concluso.

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