Cercare lavoro nell’era dell’AI: il consiglio di uCV
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– Milano, 18/02/2025 – Una rivoluzione silenziosa sta attraversando il mercato del lavoro. Fino a pochi anni fa si cercava lavoro inviando un curriculum ben scritto a qualcuno che lo avrebbe letto; oggi invece, è un algoritmo che decide. Le aziende, inondate da domande di assunzione, hanno trovato nell’intelligenza artificiale (AI) il filtro perfetto: veloce, instancabile e, soprattutto, spietato.
“Nel 2025, trovare lavoro significa prima di tutto convincere un’intelligenza artificiale”, osservano Duccio Armenise e Valerio Villani, fondatori della startup uCV, sottolineando come il primo ostacolo per i candidati non sia più il recruiter, ma un software programmato per filtrare migliaia di CV in pochi secondi. Il risultato? Una valanga di candidature viene scartata prima ancora di arrivare sotto gli occhi di un essere umano.
Come rileva un’indagine condotta dall’Osservatorio del Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano, più di un terzo delle aziende italiane usa già sistemi automatici per selezionare i candidati. Negli Stati Uniti, la situazione è ancora più estrema: secondo una statistica riportata da CNBC, le grandi imprese usano l’AI nel 95% dei processi di selezione.
Nel nuovo mondo della selezione del personale, il primo colloquio si fa spesso senza la presenza di un essere umano. Chatbot, interviste registrate e software di analisi vocale e facciale hanno preso il posto del selezionatore, riducendo il processo a un’interazione con una macchina che pone domande, valuta le risposte, ed emette un verdetto.
“Oltre alla selezione dei curricula, l’intelligenza artificiale sta trasformando anche i colloqui di lavoro”, osserva Duccio Armenise, sottolineando come le aziende, alla ricerca di efficienza, abbiano iniziato a delegare questa fase preliminare a strumenti basati sull’AI. L’obiettivo? Velocizzare le selezioni e ridurre i costi. Ma a quale prezzo?
Piattaforme come myInterview stanno diventando sempre più popolari. Funzionano in modo semplice, ma spiazzante: i candidati rispondono a domande davanti a una webcam, senza interlocutori umani, e un algoritmo analizza ogni dettaglio. Non solo il contenuto delle risposte, ma anche il tono della voce, la velocità dell’eloquio e perfino le espressioni facciali vengono valutate per stabilire se il profilo meriti di passare alla fase successiva.
Tutto questo ha una logica: l’AI elimina la necessità di fissare appuntamenti, azzera i tempi di attesa, riduce i favoritismi e permette alle aziende di risparmiare sui costi di ricerca e selezione del personale.
Valerio Villani, che da anni si occupa di divulgazione sulle dinamiche del mercato del lavoro, solleva una questione cruciale: “Il problema è che una macchina non ha empatia, non riconosce le sfumature, non percepisce il potenziale dietro un’esitazione o una risposta fuori dagli schemi.” E qui sta il punto nodale. Se i software vengono istruiti su modelli rigidi, c’è il rischio concreto che le scelte non siano neutrali, ma influenzate da errori sistematici. In altre parole: chi non rientra nei parametri preimpostati potrebbe essere scartato senza un valido motivo.
La buona notizia è che, sebbene gli strumenti a disposizione dei selezionatori si stiano evolvendo a un ritmo vertiginoso, stanno però nascendo sempre più strumenti che consentono anche ai candidati di sfruttare l’AI a proprio vantaggio.
Nel 2025 scrivere un buon curriculum non basta: “Il mercato del lavoro non è più un’arena dove si compete ad armi pari”, spiega Duccio Armenise, “è diventato simile a una corsa automobilistica: a parità di bravura, vince chi ha la macchina migliore.”
“Superare il primo filtro AI diventa più facile se hai un’AI dalla tua parte”, afferma Valerio Villani, sottolineando come gli stessi strumenti utilizzati dai recruiter possano diventare un alleato per i candidati. La piattaforma uCV.online offre proprio questo tipo di alleanza: analizza i CV, suggerisce modifiche strategiche per aumentarne l’efficacia e aiuta il candidato a prepararsi al colloquio. Il tutto utilizzando le stesse tecnologie a disposizione dei recruiter. Chi ignora questi strumenti, parte già in svantaggio.
Negli Stati Uniti, il fenomeno ha dato vita a un intero settore. Startup come Jobright.ai offrono servizi di ottimizzazione delle candidature, aiutando i candidati a modellare i propri profili in base ai criteri imposti dai sistemi di selezione automatizzati. In Europa, realtà emergenti come uCV.online stanno seguendo lo stesso percorso, sviluppando soluzioni innovative per aiutare chi cerca lavoro a districarsi in questo nuovo scenario.
Il consiglio pratico per chi sta cercando lavoro è quello di scegliere con attenzione almeno un “alleato AI” e di utilizzarlo per potenziare ciascuna candidatura: “Un curriculum vitae generico, per quanto ben fatto, avrà sempre meno chance rispetto a uno generato su misura per ogni singolo annuncio di lavoro”, ribadisce Duccio Armenise.
La rivoluzione digitale del mercato del lavoro è ormai una realtà consolidata, che ha superato il punto di non ritorno. “Non si tratta più di scegliere se utilizzare o meno l’intelligenza artificiale”, conclude Valerio Villani, “ma di come utilizzarla al meglio per non rimanere indietro”. In questo scenario, in rapida evoluzione, la democratizzazione degli strumenti AI diventa fondamentale per garantire pari opportunità a tutti i candidati.
La sfida per il futuro non sarà solo quella di adattarsi a questo nuovo paradigma, ma di farlo in modo consapevole ed efficace, sfruttando la tecnologia come alleato strategico nella ricerca del lavoro. Chi saprà cavalcare quest’onda di innovazione avrà un vantaggio competitivo significativo in un mercato del lavoro sempre più modellato dall’interazione tra talento e tecnologia.
manager@ucv.online
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