Costruzioni: Pelazzi (Argenta Soa), ‘questione credito principale ostacolo sviluppo settore’
Roma, 18 lug. (Labitalia) – “I prezzi delle case nuove stanno aumentando (+5,4% nel primo trimestre) e ciò avviene in un contesto di calo anche dei volumi di compravendita: -8,3% la flessione annua registrata nel primo trimestre 2023, dopo il -2,1% del trimestre precedente.I dati Istat sulla produzione nelle costruzioni, diffusi oggi dall’Istat, sono inequivocabili e indicano una situazione nel comparto che continua a peggiorare”.
Lo dichiara all’Adnkronos/Labitalia Giovanni Pelazzi, presidente di Argenta Soa (www.argentasoa.it), una delle principali società organismo di attestazione che certifica le aziende per la partecipazione alle gare pubbliche, nell’analizzare i dati Istat usciti oggi.
“Nel secondo trimestre – spiega Pelazzi – si va verso un calo della produzione nelle costruzioni superiore al 3% rispetto al primo. Un dato che riflette le crescenti difficoltà di finanziamento di imprese e famiglie, con queste ultime che rinunciano a investire nell’abitazione (acquisti e ristrutturazioni) nell’attesa che la situazione economica generale si normalizzi. Questa situazione, secondo le imprese che hanno aderito all’indagine da noi condotta nei mesi scorsi, è vista in peggioramento, anche a causa delle più stringenti condizioni per ottenere prestiti, oltre che per la minore disponibilità delle banche ad accordarli, seppure a un costo più alto. In prospettiva questo rappresenta il problema più grave per lo sviluppo del settore edile e bisogna monitorarlo attentamente”.
“Queste condizioni – fa notare – come abbiamo ampiamente preannunciato nei mesi scorsi, non potevano non portare ad un freno nella dinamica dell’attività, che speriamo sia temporaneo. La spinta potrebbe arrivare solo dalla realizzazione dei lavori del Pnrr sulla cui piena realizzazione, stando ad alcune dichiarazioni, aleggia molta incertezza. Il Pnrr potrà avere un effetto molto forte sul settore delle costruzioni. Stando alle valutazioni originarie, secondo stime Ance-Confindustria impattava per circa 108 miliardi di euro (sui 222 totali), di cui 42,9 miliardi per i progetti in essere e 65,1 per nuovi progetti. Questi numeri ora andranno aggiornati tenendo conto delle possibili rimodulazioni”.
A confermare quanto emerge dai dati dell’Istat i risultati della survey condotta trimestralmente dal Centro studi di Argenta Soa su un campione circa di duemila e duecento imprese di tutte le dimensioni e di tutti i settori della filiera: costruzioni, infissi, carpenteria, impiantistica e servizi ambientali. L’indagine mostra come per il 35% delle imprese intervistate da Argenta Soa i problemi di liquidità e costo elevato del credito rappresentano un forte freno in grado di limitare l’operatività; il 30% lamenta la carenza di personale qualificato; il 20% per gli effetti ritardati del passato aumento del costo dell’energia che ha ridotto margini e circolante delle imprese; il 10% per l’aumento dei costi delle materie prime e solo il 5% per la scarsità di materiali”.
“Avevamo già acceso un anno fa – dichiara Pelazzi – i riflettori sui rischi per le imprese e la filiera delle costruzioni dovuti all’aumento del costo del credito. Servono interventi a supporto dei bilanci delle aziende e delle famiglie i cui costi dei mutui sono quasi quintuplicati nell’ultimo anno. Assistiamo ad un calo progressivo di interventi di nuove costruzioni. Soprattutto abitazioni per il cosiddetto ceto medio”.
“Anche il settore delle costruzioni – ricorda – soffre la carenza di personale qualificato: l’aumento della domanda di lavoro – dovuta sia agli incentivi sia all’implementazione delle misure del Pnrr – unita al pensionamento dei cosiddetti ‘baby boomers’ sta mettendo in difficoltà il settore edile che, tra l’altro, attrae di meno i giovani”. Dall’analisi sul sentiment emerge dall’indagine Argenta Soa come solo per il 21% delle imprese intervistate la situazione per il settore nel 2023 migliorerà, per il 36% peggiorerà e per il 43% resterà stabile.
“A condizionare l’opinione delle imprese – spiega Pelazzi – anche le scelte e i cambiamenti normativi dei governi sul cosiddetto Superbonus del 110%”. Solo per il 31% delle imprese il giudizio sulla decisione del Governo di bloccare il Bonus del 110% è positivo; è negativo per il 66% mentre solo il 3% non esprime una valutazione. Un dato emblematico è che solo il 17% delle imprese intervistate valuta con interesse lavori da realizzare a privati che beneficiano dei bonus edilizi, rispetto ad un 83% che ne dà un giudizio negativo. Per il 58% delle aziende i ritardi dei pagamenti e i crediti incagliati stanno rallentando i piani di crescita rispetto ad un 42% che crede il contrario”.
Pelazzi continua l’analisi: “il susseguirsi di incertezze e di speranze che ha animato il dibattito nei primi mesi dell’anno intorno alla questione del Superbonus e della cessione dei crediti evidentemente ha spaventato le famiglie e frenato la domanda, anche a causa del forte aumento del costo del credito per l’acquisto di abitazioni e per finanziare i lavori edili. Si potrebbe trattare di una pausa temporanea, visto che le valutazioni degli imprenditori del settore sugli ordini e sui piani di produzione sono in miglioramento per il trimestre primaverile. Tuttavia, bisogna anche tenere conto che sul “nuovo” le difficoltà sono destinate a rimanere almeno per il resto dell’anno, ovvero fino a quando il costo del credito per le famiglie e le imprese non scenderà. Tenuto conto delle prospettive di crescita dei tassi BCE anche nei prossimi mesi, difficilmente il mercato potrà ripartire in maniera vivace prima di uno o forse anche due anni”.
“Per le imprese – spiega Pelazzi – l’attuazione del Pnrrpresenta molte criticità all’orizzonte e i rischi che si perda un’occasione straordinaria sono elevati: il 61% delle imprese dichiara infatti che non ci sono le condizioni per poter realizzare i lavori infrastrutturali e di costruzioni previsti mentre solo il 39% si dichiara ottimista. Ad accendere i riflettori su queste criticità del Pnrr è un campione significativo di aziende, composto da una maggioranza (il 67%) che ha partecipato a gare pubbliche negli ultimi mesi”.
“Ci troviamo di fronte – avverte – ad una grande occasione per l’Italia che rischiamo di non sfruttare adeguatamente e che sta mostrando alcune criticità sistematiche che rallentano la realizzazione di opere pubbliche e impattano anche sulla crescita economica del Paese. Criticità che però gli italiani sanno affrontare dando il meglio di sé come avvenuto con Expo”.
“Non è tutto negativo però – avverte – per il 63% delle imprese intervistate il nuovo Codice degli Appalti può rendere più veloce la realizzazione delle opere rispetto ad un 37% che pensa il contrario”.
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