Covid: Ira (Leolandia) a Gelmini, ‘ristori per parchi a tema o sarà fallimento’
Milano, 12 gen. (Labitalia) – Nelle ore in cui a Palazzo Chigi si discute sul dossier relativo alle nuove misure a sostegno delle imprese più colpite dalla crisi pandemica, con particolare riferimento al turismo, Giuseppe Ira, presidente di Leolandia, parco a tema lombardo dedicato alle famiglie con bambini, nonché la più importante azienda del settore di proprietà ancora al 100% italiana, si appella al ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Mariastella Gelmini per denunciare la crisi in cui versa il comparto e chiedere un intervento volto a superare i vincoli legislativi che, ad oggi, hanno impedito tanto a Leolandia quanto agli altri parchi tematici della Penisola di accedere ai sostegni e ai ristori previsti per gli operatori del turismo.
I parchi tematici come Leolandia sono una decina in Italia e, da soli, rappresentano i due terzi del fatturato e dell’occupazione dell’intero settore dei parchi divertimento permanenti (che include anche parchi faunistici, acquatici e avventura): nel 2019 hanno ospitato oltre 15 milioni di visitatori italiani e 1 milione di stranieri. Come è noto, sono importanti attori dell’offerta territoriale e sono in assoluto le aziende più rappresentative del nostro Paese in termini di immagine per la promozione turistica destinata alle famiglie con bambini.
“Trattandosi di imprese con fatturato superiore ai 10 milioni di euro – dichiara Giuseppe Ira, presidente di Leolandia- i parchi a tema non hanno mai potuto beneficiare dei sostegni introdotti dal Governo e sono ancora in attesa di ricevere quanto spettante del fondo di 20 milioni di euro gestito dalle Regioni, molte delle quali sono dormienti. Mi rivolgo al Ministro Gelmini, che ha già dimostrato grande attenzione e sensibilità nei nostri confronti, affinché venga finalmente riconosciuta l’attrattività turistica delle nostre aziende, comprendendole nelle nuove forme di sostegno attualmente allo studio da parte del Governo per il turismo. Questo ci permetterebbe di rientrare nelle categorie di imprese che non devono soggiacere ai limiti Ue per gli aiuti di Stato, proprio come le agenzie turistiche e gli organizzatori di eventi e concerti, potendo continuare ad avvalerci anche delle misure a sostegno dei lavoratori, come la cig e la fis”.
Dopo una stagione 2020 molto difficile, con perdite nell’ordine del 75/80% rispetto al 2019, anche il 2021 si è chiuso con dati molto preoccupanti, causati da una stagionalità che in media si è ridotta di 120 giornate rispetto al 2019, dall’introduzione del Green Pass a inizio agosto, che ha disorientato per settimane il pubblico generando cali di oltre il 60% nelle giornate di maggiore affluenza, e dalla successiva contrazione degli ingressi a novembre e dicembre a causa dell’aumento dei contagi.
Leolandia, nello specifico, ha chiuso il 2021 con una perdita del 50% rispetto al 2019, quando fatturava 40 milioni di euro, con tassi di crescita a doppia cifra anno su anno, e contava 1,2 milioni di visitatori.
“Ci siamo impegnati in prima linea per affrontare la pandemia – prosegue Ira- e abbiamo investito più di 1 milione di euro per incentivare le vaccinazioni dei bambini da 5 a 11 anni, nel rispetto delle linee guida del Governo. Cerchiamo di portare gioia e divertimento alle famiglie in totale sicurezza, creando anche posti di lavoro: a Leolandia abbiamo 600 occupati diretti, tra fissi e stagionali, e 2.500 con l’indotto. Nel complesso, in due anni il comparto ha perso circa 500 milioni di euro e ora necessitiamo di nuove forme di sostegno da parte del Governo, che ci permettano di confermare gli investimenti previsti per il 2022 e la riapertura in primavera. Le alternative sono la svendita a fondi di investimento stranieri o il fallimento”. Oggi Leolandia è la realtà più grande e significativa di proprietà ancora al 100% italiana.
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