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De Lise (Aiecc): “Allarme costi materie prime, rischi per fatturati e bilanci delle imprese”

15 Febbraio 2024

Roma, 15 feb. (Labitalia) – “Per le imprese è un periodo di riorganizzazione dovuto al contesto internazionale: prima il Covid, poi le guerre e la contrazione economica hanno impattato sui conti. I costi delle materie prime sono in aumento, non mancano le difficoltà di approvvigionamento e di posizionamento dei prodotti sui mercati: tutti elementi che incidono su fatturati e bilanci e quindi sulla possibilità di accedere al credito bancario”. Così, con Adnkronos/Labitalia, Matteo De Lise, presidente Aiecc (Associazione italiana degli esperti della composizione della crisi). Ma quali sono i settori più colpiti? “Sicuramente il comparto alimentare, ma anche le attività industriali di medio-grandi dimensioni e l’automotive. Evidenzierei in particolare le difficoltà delle aziende del comparto alimentare, che faticano a essere concorrenziali contro i prodotti in arrivo da paesi extra Ue in virtù dei numerosi obblighi di legge che incidono sui prezzi di vendita”, continua De Lise.

E le prospettive, considerando la situazione economica internazionale e le tensioni sui mercati delle materie prime, non sono rosee. E quindi è necessario le aziende agire. “Per le imprese è necessario -spiega De Lise- intraprendere tempestivamente procedure di riorganizzazione interna che vadano a contemplare nuovi scenari, sulla base di quanto emerge dall’analisi dei bilanci e dei fatturati. Il nuovo codice della crisi può essere d’aiuto, penso ad esempio alla composizione negoziata della crisi d’impresa, che prevede procedure che possano permettere la riorganizzazione e rimodulazione del debito”.

E secondo De Lise “per tornare a essere forti, c’è bisogno prima di tutto di bilanci sani e sostenibili. Attraverso l’analisi per indici si può riuscire a determinare in maniera precisa la redditività delle varie fasi economico/aziendali. Lavorare quindi sugli sprechi ma anche individuare gli investimenti a basso margine, così da cambiare la policy aziendale. Ed è necessario lavorare anche sotto il profilo delle responsabilità dell’imprenditore, dotandosi di tutti gli strumenti necessari: penso all’organo di controllo o banalmente alla 231, così da poter affrontare l’incertezza con maggiore protezione. Sarebbe inoltre utile lavorare anche su una nuova interlocuzione con Agenzia delle Entrate e banche, individuando nuove soluzioni rispetto ai debiti incagliati”, sottolinea.

A parere del presidente dell’Associazione italiana degli esperti della composizione della crisi ora “occorre incentivare e premiare gli investimenti in Italia, ma anche evitare la svendita delle imprese e, per il Sud, insistere sulla Zes. Si può fare lavorando ancor di più su cuneo fiscale e politiche in favore dei lavoratori”.

Secondo De Lise, “senza una razionalizzazione degli investimenti e uno studio approfondito che possa portare le imprese italiane ad affrontare nuovi mercati ed essere competitive, corriamo il rischio di perdere sempre più posizioni nello scenario internazionali. Occorre una politica più aggressiva che sfrutti l’efficienza dei prodotti italiani”, ribadisce.

E l’associazione è pronta a dare il suo contributo. “Abbiamo manifestato -spiega De Lise- al ministro Urso la disponibilità a fornire il nostro Elenco di esperti della crisi per tutte le grandi aziende italiane. Mi sembra evidente la necessità di professionisti con specifiche competenze nel risanamento aziendale nella gestione di tavoli di crisi presso il ministero. Riteniamo che gli esperti (avvocati, commercialisti e manager di azienda già iscritti nei relativi albi tenuti presso le Camere di Commercio e che sono riuniti nella nostra associazione) possano fornire un valido supporto all’imprenditore e a tutti i soggetti interessati e coinvolti nei tavoli di crisi”.

Secondo De Lise, “l’avvento della digitalizzazione e l’avanzamento dell’intelligenza artificiale possono permettere ai professionisti di analizzare una quantità di dati enorme, in modo da intervenire rapidamente su nuove linee di sviluppo economico”, conclude.

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