Dl Aiuti, Granisso (Teatek): “Troppo poco per agevolare produttori di energia rinnovabile, da burocrazia danno incalcolabile”
Roma, 4 mag. (Labitalia) – “Negli ultimi mesi sono stati sbloccati numerosi cantieri, soprattuto parchi eolici, situati in Sardegna, Puglia e Basilicata. Una risposta alla crisi energetica che sta investendo il nostro Paese. Ma anche qui, ci sarebbe lo spazio per accelerare ulteriormente. Il Governo nel recente decreto Aiuti ha introdotto numerosi incentivi per ‘facilitare’ l’installazione di impianti fotovoltaici, ma si tratta di un pacchetto che interviene soprattutto su famiglie ed imprese. C’è ancora troppo poco per agevolare il comparto dei produttori di energia rinnovabile. È sicuramente una buona notizia se a livello governativo si parla di accelerare i progetti attraverso il loro commissariamento dei progetti”. Così, sul dl aiuti, Felice Granisso, ceo di Teatek, gruppo internazionale attivo nei settori energia rinnovabile, automazione, macchine industriali, trattamento acque, intervistato da Adnkronos/Labitalia.
“Ma, visto il momento che stiamo vivendo, bisogna quanto prima -sottolinea Granisso- passare dalle parole ai fatti. Dobbiamo uscire dalla logica emergenziale e pensare a interventi strutturali”.
“Solo così permetteremmo alle rinnovabili di dare un grande contributo alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento, mettendoci così al riparo da speculazioni e crisi geopolitiche”.
E Granisso punta il dito contro la burocrazia. “Oggi in una normale conferenza dei servizi -spiega- siedono troppi attori: enti locali, soprintendenze, agenzie. Un mare di cavilli e prescrizioni rischia di mettere in ginocchio l’economia e creare un danno incalcolabile. Anche in termini occupazionali, che per il settore delle rinnovabili presentano numeri in crescita, arrivando a 52.680 unità del 2021, oltre mille in più rispetto al 2018. Oggi seguire questi iter complicati significa andare incontro a costi di gestione, per un’azienda come la nostra, nemmeno immaginabili: Teatek, per esempio, ha bisogno persino di un agronomo per i progetti che richiedono integrazioni sotto il profilo agricolo e ambientale”.
“E’ un elemento di tutela della ecodiversità, che comprendiamo e di cui sposiamo a pieno la filosofia. Il problema nasce quando questi diventano ostacoli insormontabili e troppo facilmente strumentalizzabili. In sostanza, occorre snellire gli iter autorizzativi interminabili, eliminare le normative ormai superate e la burocrazia. Forse è anche una questione di fiducia. Dobbiamo fare gli ultimi passi di un salto culturale che ci porterà a considerare le energie rinnovabili come affidabili ed efficienti”, aggiunge ancora.
Secondo Granisso “Le imprese italiane che operano nel settore delle rinnovabili sono realtà mature, capaci di sviluppare progetti e tecnologie all’avanguardia. Passi in avanti che ci permettono di diventare sempre più spesso partner in progetti europei e nei mercati extraeuropei. Se guardiamo ai numeri su livello nazionale, dal rapporto 2022 del Gse emerge che i 949.000 impianti in esercizio sul territorio italiano hanno generato circa 117 TWh di energia rinnovabile, pari al 41,7% della produzione lorda del Paese. La fonte principale si conferma quella idraulica, mentre la fonte che ha registrato la crescita più rilevante è quella solare (+5,3% rispetto alla produzione 2019). Un buon risultato, ma non basta. Potremmo fare molto di più”, sottolinea.
E Granisso ricorda che “l’Italia è il secondo paese in Europa per consumi energetici coperti da Fer (20,4%), siamo di poco dietro la Spagna che supera il 21%. A fronte di queste performance, dobbiamo anche ricordare come il nostro paese conti una frammentazione di leggi e regole che disorienta gli operatori e blocca gli investimenti. La parola chiave è semplificare, lavorare a percorsi ‘fast track’ che permettano ai progetti di diventare presto esecutivi”.
“I tempi lenti scoraggiano gli investimenti e mettono a repentaglio interi settori. Il settore delle rinnovabili ha tutta le potenzialità per diventare uno dei traini della nostra economia. Servono gli strumenti giusti per cogliere al volo queste opportunità”, spiega ancora Granisso.
E stilando una classifica sull’andamento delle rinnovabili Granisso sottolinea che “entrando nel dettaglio, la crescita maggiore si registra nel fotovoltaico (+5,3%), seguono idroelettrico (+2,7) e bioenergie (+0,4%); l’eolico e il geotermico registrano invece flessioni (rispettivamente -7,1% e -0,8%). Inoltre la fonte rinnovabile che nel 2020 garantisce il principale contributo alla produzione complessiva di energia elettrica da Fer si conferma quella idroelettrica (40,7% del totale); seguono solare (21,3%), bioenergie (16,8%), eolica (16,0%) e geotermica (5,2%). Se ci guardiamo indietro, la crescita delle rinnovabili è stata poderosa”, rimarca.
“Basti pensare che nel 2010 solo 356 comuni italiani avevano al proprio interno impianti elettrici o termici basati sulle rinnovabili. I numeri di oggi danno un’idea della crescita che abbiamo avuto: secondo il rapporto Comunità rinnovabili di Legambiente, si contano ben 7.776 comuni con almeno un impianto fotovoltaico, 7.223 con un impianto solare termico, 3.616 con sistemi a bioenergia, 1.489 in cui si sfrutta l’energia idroelettrica,1.049 con impianti eolici e 594 in cui si utilizza la geotermia”, sottolinea.
“E sono già oltre 3mila i comuni in cui la componente rinnovabile supera il fabbisogno elettrico delle famiglie. Sono certo che al Governo hanno ben in mente questi numeri. Da qui bisognerebbe partire per fare scelte più coraggiose. Anche per evitare la fuga delle imprese verso l’estero, che è un fenomeno già attuale e di cui, probabilmente, ci accorgeremo tra qualche anno”, conclude Granisso.
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