Gianni Letta e l’elogio delle agenzie: “Quinto cavalleggeri della carta stampata”
Roma, 30 gen. (Adnkronos) – Le agenzie di stampa “Quinto cavalleggeri” della carta stampata. A farne l’elogio è Gianni Letta, che, in un lungo intervento pubblicato nel libro stampato per celebrare i 60 anni dell’Adnkronos, le descrive come l’amico “geniale e fedele”, che “libera dal panico della pagina bianca”. Nel ripercorrere la storia dell’agenzia di Pippo Marra, Letta ne racconta “la lunga cavalcata” prima da “grande agenzia a servizio dei giornali, e adesso” da “grande gruppo che spazia su tutto l’universo della comunicazione, dai giornali ai libri, dal cinema alla televisione, fino all’immensa galassia dei social, e domani chissà, comunque sempre al passo con i nuovi mezzi, i nuovi strumenti e le nuove tecnologie”.
“E questo – spiega, svelando quello che ritiene il ‘segreto’ dell’Adnkronos – perché Pippo Marra, diventato imprenditore, non ha mai dimenticato la sua vocazione primitiva, il giornalismo, e dell’Agenzia è sempre stato anche il Direttore, prima ancora che l’azionista. Del giornalista, attento alla politica, alla cronaca, come alla storia, ha sempre conservato la curiosità e l’interesse a capire i fatti della vita per poterli raccontare, ma anche interpretarli, spiegarli e renderli comprensibili a tutti. Dell’imprenditore ha avuto sempre un forte spirito di iniziativa, il gusto della sfida, la voglia di fare e l’irresistibile spinta a far crescere la sua azienda”. E “queste due qualità fuse insieme” hanno fatto dell’Agenzia “quello che oggi è a 60 anni dai primi passi nel mondo dell’informazione”.
Le agenzie di stampa, scrive ancora Letta, ricordando la sua esperienza da direttore de Il Tempo, “le ho percepite come il rumore del mondo: non erano – ovviamente – persone in carne e ossa, ma neppure macchine disanimate: erano ‘cose vive'”. L’agenzia “non ci vendeva merci, che hanno per caratteristica la serialità, ma prodotti dell’ingegno, migliaia di pezzi unici, perché i fatti sono quello che sono, ma diventano notizie solo attraversando gli occhi, la mente e la sensibilità di chi filtra, tra quel che accade, ciò che pesa nella vita di molti e lo racconta ‘con passione e spassionatamente'”, spiega Letta, individuando “la formula alchemica” del successo e della “crescita straordinaria” dell’Adnkronos: “Per fare bene il cronista, il direttore e infine l’editore di un’agenzia di stampa puntuale, credibile, autorevole occorre interpretare, sentire e vivere questa incongruenza” tra “passione: cioè il massimo dell’impegno, la dedizione totale” e “spassionatamente: senza altro interesse se non per quel fatto da osservare e raccontare, senza teatralità, purificando gli occhi dal pregiudizio, resistendo alla tentazione delle opinioni personali e dei personali sentimenti di plauso o di sdegno, in maniera il più possibile distaccata e asettica, per avvicinarsi quanto più possibile alla obiettività”.
Letta all’Adnkronos riconosce di aver “sempre guardato avanti con coraggio e lungimiranza, sapendo cogliere per tempo i mutamenti in atto in un mondo in continua evoluzione, riuscendo via via ad adattare lo spirito antico agli strumenti nuovi prima e meglio degli altri. Giocando sempre d’anticipo, come sanno fare solo i campioni”.
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