Il business coach, addio gavetta clima stimolante e flessibile per attrarre nativi digitali
Roma, 3 giu. (Labitalia) – “Con la pandemia e l’attuale crisi geopolitica gli stessi modelli lavorativi di riferimento sono notevolmente cambiati nel tempo. Quando i quarantenni di oggi erano ragazzi pensavano all’avvocato, al notaio, al medico o al commercialista come figure professionali che potessero garantire un tenore di vita benestante. Oggi i riferimenti sono altri: influencer, networker, le professioni legate al mondo del videogaming, che garantiscono entrate economiche molto alte, con un impegno di tempo ridotto e senza la necessità di titoli di studio universitari”. A dirlo il business coach Antonio Panìco, che ha affiancato oltre un centinaio di aziende nella loro riorganizzazione interna, ascoltando le esigenze di imprenditori e lavoratori.
“Oggi – spiega – la gavetta a 800 euro al mese, per poi ambire a un moderato aumento di stipendio, per lavorare 9 ore al giorno in ufficio non sono più visti di buon occhio, ma non significa che i ragazzi siano dei lavativi, o poco disposti a lavorare e apprendere”.
“Così come non è corretto addossare tutta la responsabilità sugli imprenditori, definendoli tiranni. Sono semplicemente cambiati i punti di riferimento e stiamo pagando il prezzo di un sistema lavoro troppo costoso, che non permette ai dipendenti di essere pagati in modo soddisfacente, anche alla luce di un’inflazione galoppante” prosegue il business coach.
“Per attrarre i nativi digitali in azienda – sostiene Antonio Panìco – sarà importante creare il giusto clima di lavoro, stimolante e motivante, oltre che tecnologicamente avanzato, per consentire un lavoro agile da remoto. La retribuzione dovrà essere un altro aspetto da non tralasciare, perché le alternative offerte dal business online sono molto attrattive per i giovani e spesso richiedono molto meno tempo da dedicare per incamerare lo stesso valore di uno stipendio medio – conclude la sua analisi”.
“Il costo del lavoro – sottolinea – dovrà essere seriamente affrontato; le imprese devono fare lobbing, portando all’attenzione della politica questo problema reale, perché per poter pagare di più vanno rivisti i suoi costi, troppo onerosi nel nostro paese”.
“La mala gestione delle imprese – avverte – è il terzo fattore da considerare: un ambiente ben strutturato, con un leadership forte e chiara, sarà sicuramente più attrattivo di un luogo di lavoro in balia della confusione e dell’incertezza”.
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