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Manageritalia: “Terziario unico settore con occupazione in crescita da Sud a Nord”

16 Febbraio 2022

Roma, 16 feb. (Adnkronos/Labitalia) – Il terziario torna ad essere il traino del Paese nel terzo trimestre 2021, registra una crescita del valore aggiunto (va) del 3,4% sul trimestre precedente, più alta di quella nazionale, stabile al 2.6%. Riprende quindi il processo di terziarizzazione che negli ultimi 40 anni si è interrotto soltanto durante la pandemia in due trimestri a cavallo tra il 2020 e il 2021. I servizi producono oltre il 72% del va totale nel Nord-Ovest e quasi l’80% nel Centro e nel Meridione. La quota minore si riscontra nel Nord-Est con due terzi del totale. È quanto emerge dal report dell’ultimo trimestre 2021 dell’Osservatorio del terziario di Manageritalia.

Nel dettaglio, a guidare questa performance positiva, per il secondo trimestre consecutivo, i comparti alloggio e ristorazione/commercio/trasporto (+8.6%), che grazie ad un balzo significativo nel secondo e terzo trimestre 2021 si trovano molto vicini al raggiungimento dei livelli pre-pandemici. L’altro comparto del terziario che era stato più penalizzato dalle misure anti-pandemia (attività artistiche e di intrattenimento), vede invece una lieve flessione (-0.4%) dopo l’importante rimbalzo del trimestre precedente. I tassi sono positivi per tutti gli altri servizi. La ripresa tendenziale (ossia rispetto allo stesso trimestre del 2021) continua ad apparire strabiliante per pressoché tutti i settori e comparti ma è ancora dovuta ad un effetto base, ossia il confronto con il primo anno pandemico.

Dall’analisi dinamica degli andamenti dell’ultimo decennio pre-pandemia emerge che il Terziario di mercato è l’unico settore con tassi di crescita medi annui positivi e quote in aumento in tutte le macro-aree, regioni e con pochissime eccezioni anche province sia in termini di occupazione che di valore aggiunto con una crescita occupazionale media intorno all’1,5% nel Nord e nel Centro e inferiore all’1% al Sud e nelle isole. Quanto agli altri settori, l’industria in senso stretto ha perso quote di occupazione ma non di va, il terziario non di mercato (amministrazione pubblica, istruzione e sanità) mantiene stabile la sua quota occupazionale ma perde peso come va in tutto il paese, e la performance delle costruzioni risulta essere particolarmente negativa con tassi di crescita medi annui negativi sia di va che di occupazione in tutte le macro-aree, con conseguente forte perdita di capacità produttiva.

Commentando il rapporto Mario Mantovani, presidente Manageritalia ha detto: “C’è un fenomeno di surriscaldamento del settore delle Costruzioni che, assorbendo più risorse degli altri comparti, soffre un gap di offerta e di manodopera che non riesce a colmare la domanda. Il rischio è che continuando con questa politica si blocchi la crescita strutturale di tutta l’economia del Paese in cui il settore del terziario continua a registrare, senza incentivi, valori positivi maggiori. La metafora che ne deriva è quella di un’auto di media cilindrata, la nostra industria, fortunatamente molto competitiva, che viene mantenuta continuamente e quindi può raggiungere prestazioni superiori alla sua potenza dimensionale, che potrebbero portarla fuori giri”.

“Poi – spiega – abbiamo un’auto di cilindrata maggiore poco manutenuta che raggiunge comunque performance molto migliori, il settore del terziario, la cui cresciuta è distribuita e omogenea in tutto il Paese. Dai numeri dell’Osservatorio emerge infatti che il terziario nel Meridione gode complessivamente di buona salute e ha ottime potenzialità grazie a capacità e competenze amministrative, imprenditoriali e manageriali in alcune province. Perché possa sbocciare definitivamente occorre una politica di sviluppo di quel terziario avanzato che sostiene anche industria e turismo del territorio, fornendo competenze e managerialità per una crescita comune, sinergica e strutturale”.

“Dall’analisi dinamica – sottolinea – degli andamenti dell’ultimo decennio pre-pandemia emerge che il terziario di mercato è l’unico settore con tassi di crescita medi annui positivi e quote in aumento in tutte le macro-aree, regioni e con pochissime eccezioni anche province sia in termini di occupazione che di valore aggiunto con una crescita occupazionale media intorno all’1,5% nel Nord e nel Centro e inferiore all’1% al Sud e nelle isole. Quanto agli altri settori, l’industria in senso stretto ha perso quote di occupazione ma non di va, il terziario non di mercato (amministrazione pubblica, istruzione e sanità) mantiene stabile la sua quota occupazionale ma perde peso come va in tutto il paese, e la performance delle costruzioni risulta essere particolarmente negativa con tassi di crescita medi annui negativi sia di va che di occupazione in tutte le macro-aree, con conseguente forte perdita di capacità produttiva”.

Per due tipi di servizi, finanziari e attività immobiliari, emerge una partizione estrema fra Nord e Sud del paese. La loro forte concentrazione nelle aree settentrionali del paese influisce in maniera decisiva sul divario regionale. Una forte disparità geografica sull’asse nord-sud è anche osservabile nel commercio (20% dell’occupazione nel Terziario a livello nazionale), che occupa una quota maggiore di addetti (sul totale addetti) nel Meridione, prevalentemente nel commercio al dettaglio.

A livello provinciale, si presenta un quadro molto variegato in termini di performance di lungo termine: la posizione geografica è lontana dall’implicare un certo livello di attività economica – alto al Nord e basso al Sud. I campioni territoriali al Sud sono frequenti, indicando che le capacità e competenze amministrative e imprenditoriali locali hanno probabilmente un peso notevole.

La prima evidente differenza tra le macro-aree è il peso molto maggiore del Terziario non di mercato nel Meridione: in particolare, le quote di Amministrazione Pubblica e Istruzione risultano eccezionalmente alte rispetto a quelle registrate nel resto del paese. Al Centro si evidenzia un maggiore peso dell’amministrazione pubblica, dettata in larga parte dalla presenza di Roma.

La seconda differenza chiave è data dal contributo relativo dei diversi comparti dei servizi di mercato. I comparti del terziario che raggruppano attività economiche ad alto valore aggiunto, fra i quali le attività finanziarie, i servizi di informazione e telecomunicazione e le attività professionali, scientifiche e tecniche, producono una quota maggiore di valore aggiunto nel Nord-Ovest, sensibilmente più alta di quella osservata non solo nel Mezzogiorno ma anche nel Nord-Est.

Emilio Rossi, direttore Osservatorio del Terziario Manageritalia, ha commentato: “Dai dati dell’ultimo report dell’Osservatorio esce un’immagine dell’economia del Paese molto chiara e a tratti inaspettata. Il terziario, povero di incentivi e maggiormente penalizzato dal lock down, cresce più del pil italiano, e lo fa in maniera omogenea, a dimostrazione del fatto che il processo di terziarizzazione dell’economia italiana prosegue anche dopo lo stop imposto dalla pandemia. Il Terziario è l’unico macrosettore in cui valore aggiunto e occupazione creata crescono uniformemente in tutte le province, senza divisioni tra Nord e Sud. Un settore virtuoso quindi in cui bisognerebbe investire di più perché possa trainare in maniera ancora più forte la ripresa dell’economia”.

Matteo Sartori dottorando Cemfi, Fundación Banco de España e think tank Tortuga, che ha collaborato alla redazione del rapporto, ha detto: “Al Sud manca l’apporto dell’occupazione femminile che in altri territori è molto più diffusa. Inoltre, sebbene il ruolo del Terziario sia maggiore al Sud, nel Nord ovest domina il terziario di mercato in termini di competitività e valore, ma man mano che si scende a sud la componente più grande dell’economia sono i servizi che fanno capo alla Pa e non quelli del cosiddetto terziario di mercato”.

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