Marco Bussa, titolare del brand Parrucchiere del Futuro, non ha dubbi: “Non è vero che i giovani non hanno voglia di lavorare”.
(Milano, 27/07/2022) – Il consulente, divenuto celebre per aver contribuito alla crescita di alcuni dei più famosi saloni d’Europa, parla di come la sua esperienza gli abbia insegnato che non sono i giovani a essere svogliati, ma è il mondo del lavoro a non rispondere più ai bisogni e alle esigenze delle nuove generazioni.
Milano, 27/07/2022 – “La verità è che i giovani di oggi sono molto più intelligenti della mia generazione e di quelle precedenti, che hanno speso, e spesso ancora spendono, le loro vite trascinandosi in una quotidianità svilente e fatta di infiniti sacrifici semplicemente per pagare le bollette e permettersi il giro della domenica al centro commerciale”, tuona Bussa, creatore di Parrucchiere del Futuro, il più importante evento in Italia dedicato alla categoria. “Nella mia esperienza lavorativa da giovane imprenditore lo vedo tutti i giorni e con il brand che ho fondato, Parrucchiere del Futuro, io e il mio staff lavoriamo da anni per far crescere i saloni di acconciatura sia in Italia che nel resto del mondo, supportando le nuove imprese. La verità che ho constatato è dura e cruda: nel nostro settore i titolari vivono da anni una sorta di schiavitù, in cui vivono imprigionati dalle dieci alle dodici ore al giorno dentro il loro negozio. Il motivo di tanto stakanovismo è il guadagno, che con tanto lavoro dovrebbe permettere uno stile di vita più che soddisfacente. La verità, però, è che nonostante tutti gli sforzi molti riescono a malapena a pagare le bollette e tanti non riescono nemmeno a ricavare uno stipendio degno. A dispetto della fatica, dell’impegno, dei sacrifici e dei rischi che un titolare si prende, tante volte non ne vale la pena. Per non parlare, poi, della vita privata che si annulla completamente, mentre gli anni passano inesorabili”.
La squadra di Parrucchiere del Futuro ha supportato migliaia di titolari di saloni, in Italia e nel Mondo, aumentano la loro sicurezza economica e migliorando enormemente la qualità delle loro vite. Come? Con un sistema fatto di protocolli semplici da attuare. “Il 98,4% delle persone che si affidano a noi ha dichiarato l’efficacia del nostro sistema e l’aumento dei profitti in tutti questi casi è stato di almeno il 341%, risultati mai visti per il nostro settore a livello internazionale”, spiega Bussa. “Detto questo, noi siamo solo uno strumento, un aiuto per altri imprenditori. I giovani sono cresciuti con esempi di genitori che non c’erano quasi mai, che si rendevano invisibili ai figli per sostentare la famiglia. Per carità, è un esempio bellissimo e carico di dignità. Io stesso arrivo da una famiglia così, dove si lavorava tantissimo per poi ritrovarsi il 23 del mese senza soldi.
I giovani di oggi osservando questi esempi hanno capito che vita non vogliono fare: poco tempo per sé stessi, poco tempo per la famiglia, poco tempo per fare le cose che davvero piacciono e poco tempo per essere felici. E questo non significa che non abbiano voglia di fare sacrifici, semplicemente non li vogliono fare senza ricavarne un giusto tornaconto. Non sono stupidi o svogliati, anzi, sono più intelligenti di noi. Perché mai un ragazzo dovrebbe lavorare dieci o dodici ore al giorno come uno schiavo, senza che gli sia offerta alcuna prospettiva di crescita, ma semplicemente per imparare a faticare? Il mondo è cambiato. Lasciando perdere il discorso influencer, youtuber o tiktoker, la tecnologia ha cambiato per sempre il mondo del lavoro, che piaccia oppure no. Non è una questione di giusto o sbagliato, il mio compito è analizzare quella che è la realtà senza giudicare. Oggi un ragazzo può facilmente imparare a lavorare da casa con un pc, seguendo dei semplici tutorial o corsi on-line, per gestire, ad esempio, le pagine social di un’azienda. Può tranquillamente chiedere 400 euro al mese ad ogni piccolo imprenditore che non è in grado di farlo. In questo modo gli bastano quattro clienti e quindici ore al mese di lavoro per generare più reddito di quanto non gli venga offerto per fare il cameriere, il commesso, il barista o il parrucchiere. E se questo fa in modo che le generazioni precedenti pensino che le nuove siano composte da persone che non hanno voglia di faticare, è perché è sempre successo così: ci si accusa di non aver voglia di lavorare, quando semplicemente cambia il modo di concepire il lavoro. Basta dire che i giovani non hanno voglia di fare sacrifici per colpa del reddito di cittadinanza. Il reddito di cittadinanza per un vero imprenditore è una manna dal cielo, perché lui non ha bisogno di manodopera da sfruttare, di gente schiavizzata per quattro
spicci, bensì ha bisogno di persone di valore, che portino all’azienda risultati. Il reddito di cittadinanza toglie solo dal mercato tutte le persone che si trascinavano al lavoro per percepire uno stipendio, e le aziende oggi non possono campare con persone demotivate. E lo vedo quotidianamente nelle mie aziende: abbiamo tantissimi giovani che lavorano tanto, con tanta competenza e dedizione, fanno anche sacrifici, ma sanno che da noi quei sacrifici sono ricompensati sia da un punto di vista economico, sia da un punto di vista di crescita all’interno dell’azienda. A noi non importa dell’età anagrafica, del sesso, del colore della pelle o dal luogo di nascita. A noi importa solamente quanto sei in grado di portare a termine le tue mansioni e se riesci ad aiutare i tuoi colleghi a farlo. Da noi premiamo perché ognuno elabori il proprio piano di carriera, con parametri chiari che corrispondono a maggiori responsabilità e, dunque, maggiore remunerazione, fino ad avere la possibilità di diventare socio. Quante aziende offrono tutto questo? Quanti titolari sono in grado di garantire un piano chiaro di crescita che possa far digerire i sacrifici che noi tutti siamo chiamati a fare? Nel nostro settore praticamente nessuno”.
Secondo l’imprenditore, oggi è inutile lamentarsi senza aver compreso che il mondo è cambiato, e con esso anche il mondo del lavoro. “Smettiamola di dare colpe ai ragazzi e iniziamo ad assumerci la responsabilità di creare un mondo diverso”, sostiene Bussa. “Probabilmente in un prossimo futuro chi lo vorrà potrà permettersi di non lavorare e avere comunque un reddito di sussistenza universale e indiscriminato. Chi vorrà ancora lavorare lo farà perché avrà ambizioni diverse. Sta a noi titolari di aziende poter creare terreno fertile per accontentare i migliori, pagandoli bene e soprattutto garantendo loro un percorso di crescita stimolante. Noi ci siamo, per i parrucchieri che hanno compreso questi concetti ma non sanno da dove iniziare a intraprendere un percorso virtuoso. Noi possiamo prendere l’imprenditore per mano e accompagnarlo nella creazione di una qualità di vita diversa, nella creazione di un Parrucchiere del Futuro. E’ una promessa, perché sappiamo farlo, lo abbiamo già fatto per migliaia di persone e possiamo farlo insieme ancora. Chiamando il numero verde si riceve una consulenza gratuita”.
Scrivendo a staff@parrucchieredelfuturo.com si può ricevere una consulenza gratuita.
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
Leggi anche