Mineracqua, +4% consumi minerali in un anno con 14.900 milioni di litri venduti
Roma, 9 giu. (Labitalia) – Con 14.900 milioni di litri venduti nel 2022 il settore delle acque minerali in Italia ha segnato un aumento del 4% in un anno. Ma i segnali del nuovo anno non sono così positivi. “Abbiamo chiuso il 2022 – dice in un’intervista all’Adnkronos/Labitalia Ettore Fortuna vicepresidente di Mineracqua, Federazione italiana delle industrie delle acque minerali naturali e delle acque di sorgente, con un segno positivo a volumi, più marcato nel canale discount. Questo era già un segnale della ridotta capacità di spesa dei consumatori. Infatti nei primi mesi del 2023 i dati non sono positivi, complice anche una fase climatica fredda, con temperature inferiori alla media stagionale, che non ha favorito il settore”.
“Questa flessione – commenta – c’è soprattutto nella grande distribuzione, ma non nel canale horeca agevolato anche dal turismo in ripresa. In linea generale abbiamo cercato di recuperare l’inflazione nel nostro settore arrivata a toccare il 22%, complice l’aumento del gas, del legno, del vetro, del pet, dei costi di trasporto”.
“Una situazione questa – osserva il vicepresidente Fortuna – che ha comportato un parziale aumento dei prezzi al consumo che tuttavia non ha inciso sui consumi. Infatti, ad esempio, un’acqua di “primo prezzo” cioè che costa meno si trova al discount a 11 centesimi al litro; ipotizzando, quindi, un aumento della marca del 10% del prezzo stiamo comunque parlando di 1 centesimo. Un aumento che esclude possa esserci un collegamento tra rallentamento dei consumi e aumenti di prezzo al consumo”.
“Sull’acqua minerale – afferma – come tutti gli Stati membri della Ue, applichiamo le direttive europee, e relativamente ai controlli, la legislazione italiana è la più severa in ambito europeo: prevede, infatti, controlli obbligatori e periodici alla sorgente da tenere a disposizione dell’autorità sanitaria e controlli in commercio da parte delle Asl e dei Carabinieri dei Nas, ma il più efficace sistema di controllo è l’autocontrollo: le nostre aziende campionano con cadenze ravvicinate eseguendo centinaia e centinaia di analisi quotidianamente all’acqua che viene imbottigliata”.
“Più controlliamo e più annulliamo il rischio di ‘incidenti di percorso’ – avverte – incidenti che rischiano di compromettere il marchio. Per questo possiamo affermare che il nostro è un prodotto molto controllato e sano”.
“L’economia circolare con il sistema ‘bottle to bottle’ che consente di partire da una bottiglia post-consumo per realizzarne un’altra nello stesso materiale riciclato – sottolinea il vicepresidente Fortuna – è protagonista nella produzione delle acqua minerali”.
“Il mercato in questi dieci anni – ricorda – è cresciuto del 30% ma la riduzione del peso delle bottiglie di Pet fino al 40% ha fatto si che immettiamo sul mercato la stessa quantità di Pet di dieci anni fa.
“Le nostre bottiglie – sottolinea – sono fatte di pet, polietilene tereftalato; non è una plastica come le altre: ha proprietà chimico-fisiche che le permettono di stare a contatto con gli alimenti, ha un’eccellente resistenza e, oltre a essere inerte, può essere recuperata e riciclata al 100%, senza perdita di materiale e con molto meno consumo di energia rispetto alla lavorazione del vetro e dell’alluminio. Da più di dieci anni stiamo lavorando sulla sostenibilità, riducendo il peso delle nostre bottiglie con molti investimenti da parte delle imprese”.
In Italia sono 230 le marche di acqua minerale per un giro di affari pari a 3100 milioni di euro al consumo. E’ quanto si legge nei dati Mineracqua riferiti al 2022. Sono 130 le unità imbottigliatrici che arrivano a produrre 16.500 milioni di litri in un anno di cui 1.600 milioni esportati. I consumi pro capite (minerali + altre confezionate), sempre nel 2022, sono stati pari a 248 litri.
E’ l’area del Nord-Ovest a guidare i consumi con il 29% del totale. A seguire: Sud e Isole (28%), Centro e Sardegna (25%), Nord Est (18%). I canali di vendita più gettonati sono iper, super, superettes & discount (75%), horeca, catering e vending (16%) e dettaglio tradizionale + Door to door (9%).
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