Musumeci: “Possiamo giocare ruolo da protagonisti con sistema portuale”
Roma, 24 feb. (Adnkronos/Labitalia) – “Noi italiani possiamo giocare un ruolo da protagonisti nella blue economy nel sistema portuale, pur sapendo quanto è importante la cooperazione con gli altri Paesi”. A dirlo Sebastiano Musumeci, ministro per la Protezione civile e per le Politiche del mare, intervenendo degli Stati generali delle camere di commercio sull’Economia del Mare.
“Sono convinto – spiega – che un sud degradato dal punto di vista socioeconomico è una zavorra per il Nord, ma attraverso i porti e il mare il sud può migliorare la propria situazione economica. Noi meridionali non siamo propensi a costruire il futuro, ma lo aspettiamo a differenza degli italiani del Nord che il futuro lo anticipano; ecco perché sono convinto che i porti possano determinare il motore di crescita del Mezzogiorno”.
“E’ evidente – sottolinea – che dobbiamo pensare alle tratte lunghe, guardare oltre i confini del nostro mare. I porti dal punto di vista infrastrutturale devono essere rivisti, rivedendo la connessione ferroviaria. Dobbiamo rivedere l’intermodalità non solo delle merci ma anche delle persone, intensificando una rete che finora non vedo”.
“Spero – afferma – che la nostra nazione possa raggiungere traguardi ancora più ambiziosi rappresentando un Paese che ha già il maggior numero di coste, ma dobbiamo evitare il rischio di sederci sugli allori. Non esistono traguardi ma tappe, e quando ne hai raggiunta una, fermati e prenditi il respiro per raggiungerne un’altra”.
“Abbiamo bisogno – commenta il ministro – di istituzioni come l’Istituto Tagliacarne che sanno fare sintesi e che sanno leggere nelle pieghe di una realtà che deve essere conosciuta e accolta dalla politica. Noi abbiamo bisogno di formare nuove leve: Confindustria denuncia la mancanza e la ricerca di centinaia di migliaia di lavoratori e al tempo stesso l’impossibilità a poterli reclutare. Abbiamo tutti da spiegare ai giovani che il camice bianco di un primario ha la stessa dignità di una tuta di un operaio. Noi per 30 anni abbiamo delegittimato il lavoro manuale”.
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