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Pmi: Federmanager, per crescere puntare su export

8 Ottobre 2024

Roma, 8 ott. (Labitalia) – Si apre con una finestra sui Paesi del Golfo il numero di settembre 2024 di ‘Progetto Manager’, il mensile di Federmanager. Scrive Luigi Di Maio, Rappresentante speciale dell’Ue per la regione del Golfo: “I mercati dell’Unione europea e del Gcc, insieme, rappresentano oltre il 20% dell’economia globale, ed è lì che sta crescendo una nuova classe dirigente manageriale”.

“Negli ultimi quindici anni questi Paesi con i loro fondi sovrani ci hanno abituato ad essere protagonisti degli investimenti all’estero”, prosegue Di Maio. La quantità di risorse disponibili per l’acquisizione di grandi brand, società strategiche e immobili, ha fatto di loro i nostri principali interlocutori per l’attrazione di investimenti. Adesso loro stessi hanno deciso di iniziare una massiccia campagna di attrazione di investimenti e di persone e le Pmi europee sembrano essere tra quelle più interessanti ai loro occhi”.

La Cina rimane uno dei mercati dove le Pmi italiane esportano di più. Nel contesto dell’Asia orientale il 96,5% delle aziende italiane esportatrici sono per l’appunto Pmi. L’articolo di Alessandra Colarizi evidenzia che nel 2023 le esportazioni italiane verso la Cina hanno toccato la cifra record di 19 miliardi di euro (un +17% su base annua), a fronte di 46,8 miliardi di euro di importazioni (-19%). E, secondo Sace, i commerci con la Repubblica popolare continueranno a crescere a un ritmo positivo, le opportunità per le imprese italiane arriveranno dall’integrazione nelle filiere di settori legati alla transizione green: automotive, energie rinnovabili, mobilità sostenibile, agritech. Anche il Vietnam e la Thailandia emergono come aree di interesse crescente.

A favore del sistema impresa va il Piano Transizione 5.0 varato dal ministero delle Imprese e del Made in Italy con la sua dotazione di 6,3 miliardi di euro. Nell’intervista di Antonio Soriero al Capo della Segreteria tecnica del Ministro Urso, Marco Calabrò, si chiarisce che il piano agevola anche gli investimenti avviati a partire dal 1° gennaio 2024 fino al 31 dicembre 2025. “I decreti attuativi hanno chiarito le regole operative, ma è una disciplina in costante aggiornamento per la quale occorre definire un quadro delle regole chiaro e di facile accesso per le imprese – risponde Calabrò – Al di là dei decreti e delle circolari, abbiamo intenzione di pubblicare sui nostri canali chiarimenti periodici per assicurare alle imprese certezze a fronte dell’avvio degli investimenti. In quest’ottica, abbiamo introdotto una novità anche nella struttura di governance: nell’impostazione del Piano, nella gestione e nella successiva fase di accertamento, il ministero sarà affiancato dal Gse”.

In Italia, come ricostruisce Riccardo Cavaliere nel suo articolo, le pmi sono la stragrande maggioranza. Le microimprese, dai 3 ai 9 dipendenti, rappresentano il 79% del totale, seguono le imprese considerate piccole, dai 9 ai 49 dipendenti, il 18%, le medie imprese, fino ai 250 dipendenti, sono appena il 2,2%, mentre le grandi meno dell’1%.

Riccardo Di Stefano, presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria, affronta il tema dell’innovazione come fattore essenziale per la competitività e racconta nel suo articolo un modello di innovazione “aperto”, detto “Open Innovation”, in cui imprenditori e manager si rivolgono all’ecosistema dell’innovazione, startup, scaleup, microimprese, per riuscire a innovare il proprio business. “L’Italia ha sicuramente un potenziale innovativo e imprenditoriale inespresso, – sostiene Di Stefano – dobbiamo quindi creare un ecosistema più solido e soprattutto più favorevole alla nascita e crescita di nuove imprese”. Nel numero di settembre anche una riflessione sul tema di Federico Mioni e Stefano Fasani, oltre all’editoriale del presidente Stefano Cuzzilla e il punto del direttore generale Mario Cardoni.

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