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Pnrr: Csel, rimodulazione progetti, i temi da affrontare dagli enti locali

30 Ottobre 2023

Roma, 30 ott. (Labitalia) – La fine del 2023 sarà influenzata dall’esito della trattativa avviata dal Governo italiano per ridefinire alcuni degli investimenti legati al Pnrr. L’esecutivo è al lavoro per concordare con Bruxelles gli elementi di modifica al fine di poter efficacemente utilizzare tutte le risorse previste dal ‘Piano nazionale di ripresa e resilienza’. La versione emendata del Piano presentata ad agosto dall’Italia e il capitolo RepowerEU sono al centro dei colloqui tra Roma e Bruxelles. Ma come incide questa rimodulazione sui progetti di cui sono soggetti attuatori i Comuni italiani? Quante delle risorse toccate da questa nuova trattativa incidono sui Comuni e come saranno finanziati i progetti degli Enti Locali che già stanno portando avanti le opere? E quali sono i nuovi obblighi in tema di identificazione del titolare effettivo che discendono dalle Linee guida della Ragioneria generale dello Stato? Queste le domande alle quali si è cercato di dare risposta nel corso del tavolo tecnico del progetto ‘Next Generation EU – EuroPa comune’

Francesco Rossi Salvemini, Task force per la ripresa e la resilienza della Commissione europea ha detto “la richiesta di revisione del piano in parallelo a quella degli altri Stati membri, l’ambizione del piano non deve cambiare così come non devono essere tralasciate le raccomandazioni del Consiglio”. Ad aprire il tavolo, Francesco Rossi Salvemini, membro della task force per la ripresa e la resilienza della Commissione europea, che ha avviato i lavori offrendo un’analisi dell’attuazione del piano italiano che colloca l’Italia tra i pochi Paesi europei ad aver già ricevuto tre pagamenti: “L’Italia sta nei tempi, più di altri Stati membri al momento. Abbiamo già incassato 85 miliardi di euro, su 191, che ci dice quanto siamo avanzati nell’attuazione”.

Il percorso di attuazione del Pnrr non è, tuttavia, in discesa. L’Italia, proprio nella fase di rimodulazione del piano, ha, infatti, mandato anche la quarta richiesta di pagamento, che intensificherà ulteriormente il lavoro da fare da qui alla fine dell’anno. “L’Italia – ha sottolineato Salvemini – ha inviato la richiesta senza un confronto tecnico che precedesse l’invio quindi il lavoro che deve fare la Commissione è più intenso, la valutazione è in corso, con scadenza a fine anno”.

Il nostro Paese non è l’unico ad aver richiesto una revisione del piano: “La richiesta di revisione dell’Italia sta avvenendo in parallelo a quelle degli altri Stati membri, delle quali 9 sono già approvate e 15 in valutazione”. I criteri di valutazione sono due: “l’ambizione del piano non deve essere diminuita e non deve esserci un backloading, quindi se si incontrano ritardi devono essere trovate delle soluzioni, e non devono essere tralasciate le raccomandazioni del Consiglio”.

Nicola Tonveronachi, amministratore delegato di Centro studi enti locali, ha portato al tavolo l’esperienza degli enti territoriali, raccolta anche nell’ambito dell’assemblea nazionale di Anci della scorsa settimana. “A Genova, ho sentito diverse voci richiamare a una responsabilità istituzionale, affinché vengano portati in fondo i progetti”, ha detto Tonveronachi. “Ad aprile 2021, quando il progetto ‘Next Generation EU – EuroPA comune’ è iniziato, stentavamo a credere che saremmo riusciti a spendere le risorse del piano. Oggi possiamo dire che il comparto degli enti pubblici ha avuto un ruolo fondamentale in questo”, ha concluso l’amministratore delegato, sottolineando anche come adesso l’attenzione sia anche sull’operato degli altri comparti.

Lorenzo Raonel Simon Sanchez, esperto di comunicazione istituzionale presso il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, ha evidenziato come l’aspetto della comunicazione venga molto spesso sottovalutato: “I dati ci dicono che un anno fa 9 italiani su 10 non sapevano individuare un progetto Pnrr nel proprio territorio. Ampliare la sfera comunicativa, comunicando all’interno del territorio, è un’attività di formazione e management che è fondamentale per la riuscita del piano”, ha detto Sanchez. Un problema riscontrato nella narrazione del Pnrr è il focus esclusivo sulle milestone e i target europei, quando “la vera ambizione è il loro raggiungimento là dove conta”. Per farlo “è necessario dialogare con le realtà territoriali, per questo gli enti locali sono fondamentali”.

Andrea Mazzillo, economista, esperto di finanza locale presso la Sezione Autonomie della Corte dei Conti ha sottolineato che, pur essendoci dei dati positivi sulla ripresa del Paese, il recupero si sta piano piano erodendo. Secondo l’economista per riguadagnare terreno in tal senso è fondamentale “investire nel capitale umano, puntando su innovazione e tecnologia, soprattutto portando il know how all’interno delle pubbliche amministrazioni. Si deve portare competenze nella Pa, che si sta piano piano impoverendo”. Ad aver bisogno di nuove competenze sono soprattutto i comuni, per i quali Istat ha creato addirittura un nuovo indice che ne misura la fragilità. “Servono degli interventi che vadano a sostenere le fragilità all’interno dei comuni. Vi sono dei territori che sono estremamente a rischio” ha ribadito Mazzillo. E’ questo che, secondo l’economista, ha reso necessaria la rimodulazione del piano.

Davide Ciferri, responsabile Unità di missione per il Pnrr del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, è intervenuto al tavolo ribadendo la centralità degli enti locali: “I comuni che sono stati gli assoluti protagonisti in questa prima fase, devono continuare ad operare avendo ben presente la centralità del piano”. Tra le criticità individuate da Ciferri “pensare al Pnrr come un piano di spesa, in cui l’Italia è chiamata a mettere a terra i 191 miliardi, quando il Pnrr è soprattutto un piano di performance. Perdere di vista il raggiungere obiettivi intermedi potrebbe mettere a rischio il piano, paradossalmente non riuscire a spendere no. Siamo molto focalizzati sullo schema di metrica di monitoraggio e rendicontazione, che si basa fondamentalmente su KPI, questo è un elemento che incide sull’interpretazione del piano ma che non corrisponde all’effettivo schema sul quale si costruisce il Pnrr” ha spiegato il funzionario. “Il Pnrr mira all’outcome, alla ripresa e alla resilienza in ottica trasformativa. Oggi stiamo schiacciando il piano di performance sull’elemento di output, sul prodotto finale del processo produttivo”.

Tania Salucci, Centro Studi Enti Locali ha ricordato che “le stazioni appaltanti si devono assicurare che vi sia una raccolta di dichiarazioni sulla titolarità effettiva delle imprese partecipanti”. Tania Salucci, esperta di progettazione, monitoraggio operativo e finanziario su progetti Pnrr ha poi affrontato il tema della revisione delle verifiche da parte dei soggetti attuatori rispetto alla titolarità effettiva degli operatori economici. Salucci ha illustrato l’ultima circolare della Ragioneria Generale dello Stato che ha fornito suggerimenti indicativi sulla titolarità dei destinatari finali e sugli obblighi di comunicazione. La circolare “chiarisce la definizione del titolare effettivo- ha spiegato Salucci – le varie stazioni appaltanti si devono assicurare che vi sia una raccolta di dichiarazioni sulla titolarità effettiva delle imprese partecipanti”.

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