Premio ‘Fonteverde’, consegnato il riconoscimento per la scoperta archeologica di San Casciano dei Bagni
Roma, 18 lug. (Labitalia) – E’ stato consegnato, nel corso di una cerimonia che si è svolta sabato sera, nella piazzetta centrale di San Casciano dei Bagni (Siena), il Premio Fonteverde, promosso da Fonteverde Lifestyle & Thermal Retreat, resort termale firmato Italian Hospitality Collection, nell’ambito della rassegna culturale ‘La Terrazza’ che anima le estati del borgo affacciato sulla Val di Chiana senese. Ad aggiudicarsi il riconoscimento, giunto alla terza edizione, quest’anno sono stati gli archeologi protagonisti della scoperta che nell’autunno scorso ha portato alla luce, dopo quattro anni di scavi, all’ombra del Bagno Grande, migliaia di monete e 24 statue in bronzo datate II e I secolo a.C.: Jacopo Tabolli, direttore scientifico del progetto; Emanuele Mariotti, direttore degli scavi; Ada Salvi, funzionaria archeologa della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Arezzo, Grosseto e Siena. Inoltre, un premio speciale è stato assegnato al gruppo dei giovani archeologi che ha partecipato attivamente allo scavo.
Un ritrovamento che ha fatto il giro del mondo e che è stato definito come uno dei più importanti dopo i bronzi di Riace. “Ho l’onore e il privilegio di essere testimone di questo grande evento. Non c’è bisogno di spiegare perché quest’anno abbiamo deciso di premiare loro. E’ un premio a una squadra e non a una persona, nel senso più alto del termine, per la competenza, la dedizione, la tenacia, ma anche per la capacità di coinvolgere una comunità, che ringrazio, perché senza questa comunità Fonteverde non sarebbe lo stesso”, ha affermato il General Manager di Fonteverde, Piero Magrino.
A credere e investire fin dall’inizio in questa impresa archeologica l’amministrazione comunale, come ha ricordato la sindaca di San Casciano dei Bagni, Agnese Carletti: “In questo progetto, nato a San Casciano con poche persone, si sono poi impegnati privati e team da tutto il mondo. Un disegno davvero grande per una comunità come la nostra e che farà diventare San Casciano ancora più grande”.
Proprio il senso di comunità è stata una delle carte vincenti, come ha sottolineato Jacopo Tabolli: “La prima cosa che mi ha colpito è stata l’accoglienza della comunità e le aspettative rispetto alla ricerca del suo passato e poi il paesaggio archeologico che si ‘vedeva’ nell’invisibile. Attorno agli scavi al Bagno Grande si è creato così un gruppo che ha dato vita a un lavoro di squadra. All’inizio era sembrato potesse rivelarsi un flop, eppure la sensazione era di essere vicini a qualcosa di grosso e a crederci per primo è stato proprio il Comune. Proprio questo aspetto umano e la capacità di accoglienza è quello che resterà”.
Come ha spiegato Emanuele Mariotti, “l’idea di partenza con l’amministrazione era di recuperare il paesaggio storico termale: all’inizio ci si aspettava di trovare altre vasche termali, come facevano pensare testi di epoca medicea; oggi ci troviamo di fronte a uno dei monumenti più importanti di tutto il Mediterraneo, il cui elemento portante è l’acqua che ha unito i popoli nella storia e lo fa ancora oggi”. “Con questa scoperta, la comunità si riappropria del suo territorio e ora la sfida sarà capire come tutelare e valorizzare il sito”, ha aggiunto.
Come ha osservato Ada Salvi, “quello che distingue le statue ritrovate a San Casciano dei Bagni, è l’utilizzo del bronzo, come nel caso dei Bronzi di Riace; in gran parte sono immagini di bambini, anche brutti e malati, e il prosieguo dello scavo ci farà capire meglio il perché tra le varie ipotesi che stiamo vagliando”. “Il lavoro continuerà, ed è un lavoro che va avanti tutto l’anno, anche nei mesi in cui non si scava. Di sicuro, mai mi sarei aspettata di vedere uscire da quel fango quello che poi finirà nei libri di storia”, ha concluso. I Bronzi di San Casciano dei Bagni sono in mostra a Roma, al Palazzo del Quirinale, fino al 25 luglio e poi dal 2 settembre al 29 ottobre. L’esposizione, dal titolo ‘Gli Dei ritornano. I bronzi di San Casciano’, comprende anche due reperti archeologici della collezione Fonteverde.
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