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Stati generali Camere di commercio economia del mare, settore vale quasi 150 mld

24 Febbraio 2023

Roma, 24 feb. (Adnkronos/Labitalia) – L’economia del mare vale quasi 150 miliardi di euro in termini di valore aggiunto. L’importanza di questo settore, che consente all’Italia di occupare il terzo posto a livello europeo per ricchezza prodotta, dopo Spagna e Germania, è stata al centro degli Stati generali delle camere di commercio sull’economia del mare, in corso oggi a Roma, ai quali partecipano i ministri per la Protezione civile e per le politiche del mare Nello Musumeci e delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.

L’iniziativa, organizzata da Unioncamere, Assonautica Italiana e Blue Forum, rappresenta un importante appuntamento che chiama a raccolta l’intero sistema camerale, con l’obiettivo di collegare sempre meglio le esigenze delle imprese e le politiche di sviluppo nazionali dell’Economia del Mare. Un percorso iniziato nel 2013, quando ci si pose l’obiettivo di elaborare una strategia camerale comune relativa all’attivazione di una policy mirata alla Blue Economy.

“L’economia del mare, soprattutto in un Paese come il nostro con oltre 7mila km di coste, rappresenta un volano imprescindibile per la crescita economica”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Andrea Prete. “D’altronde nel settore operano oltre 220mila aziende che danno lavoro a quasi un milione di occupati. Ed è anche un’economia giovane. Infatti, nel settore ci sono oltre 21 mila imprese capitanate da giovani, pari al 9,4% delle imprese blu, contro l’8,9% dell’intero tessuto imprenditoriale nazionale”.

In una fase di rilancio del settore marittimo in tutte le sue filiere, che ha trovato legittimazione nelle scelte del nuovo Governo, le camere di commercio possono e devono continuare a svolgere il ruolo di riferimento del sistema imprenditoriale italiano dell’Economia del Mare, quali facilitatori e interlocutori privilegiati delle istituzioni nazionali.

“Le Camere di commercio – ha sottolineato il presidente di Assonautica italiana Giovanni Acampora – nel corso degli anni, hanno sempre di più contribuito nelle proprie funzioni, a far sì che l’Economia del Mare si attestasse tra gli asset principali di sviluppo del nostro Paese. Avere finalmente un Ministero per le politiche del Mare ci consentirà di dare concretezza a questa visione che per tanti anni abbiamo sostenuto e che metteva al centro il coordinamento delle politiche del sistema mare, in una visione unitaria, trasversale rispetto alle diverse filiere e fortemente orientata alle sinergie dei territori”.

“Come sistema camerale – ha spiegato – continueremo ad essere in prima linea, dando il nostro contributo al Governo, impegnato nella istituzione del Comitato interministeriale per le politiche del mare e dei comitati tecnici, con l’obiettivo di scrivere insieme il Piano triennale del mare. Per questo abbiamo organizzato il 2° Summit Nazionale sull’Economia del mare Blue Forum, in programma a Gaeta dal 25 al 27 maggio 2023 e intitolato ‘Italia nazione di mare’, in cui, insieme a tutti i principali stakeholder del mare contribuiremo alla costruzione della strategia marittima dell’Italia”.

Secondo il X Rapporto nazionale, realizzato del 2022 dal Centro Studi Guglielmo Tagliacarne per conto di Informare, l’Economia del mare rappresenta più di 220.000 imprese e quasi un milione di occupati.I lavori, moderati dalla giornalista e conduttrice televisiva Nunzia De Girolamo, hanno visto la partecipazione di rappresentanti delle Camere di Commercio italiane, che hanno condiviso l’esperienza proficua di buone pratiche e progetti di sistema nell’Economia del Mare.

“L’economia del mare – ha sottolineato il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso – è importante per l’intera economia italiana per lo sviluppo e il futuro del nostro paese. Anche alla luce di quello che è accaduto un anno fa che ha imposto la chiusura della zona eat dell’Europa riportando di fatto la cortina di ferro. Lo sviluppo europeo nei confronti dell’oriente sarà necessariamente realizzato nell’Europa meridionale mediterranea marittima. Sia per l’approvvigionamento delle materie prime sia per le strutture portuali che vedranno i porti italiani gli spot più importanti, come Genova e Trieste nel futuro”.

“L’Italia- ha aggiunto – sarà al centro di tutto lo scambio commerciale e marittimo ed è giusto che abbia un ministero del mare. Siamo consapevoli della forza produttiva delle imprese che lavorano con il mare e sul mare. Non solo cantieristica e nautica o portuale ma anche quelle ittiche e quelle che si occupano di energie che prendono fonte dal mare. Il mare per noi è un’economia anzi e forse è l’economia prevalente su cui il nostro paese può scommettere”.

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