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Telemarketing: Assocontact a politica, servono tutele e nuovi strumenti normativi

13 Marzo 2023

Roma, 13 mar. (Labitalia) – Si è svolto in forma aperta, alla presenza di istituzioni, professionisti del comparto e rappresentati delle associazioni, il consiglio direttivo di Assocontact convocato per discutere delle opportunità, delle sfide e dei nuovi strumenti da introdurre per la tutela dei cittadini contro il telemarketing illegale. Dall’appuntamento emergono impegni importanti e concreti per il rilancio del settore. Si punta ad offrire pieno sostegno al percorso della certificazione delle competenze, nonché all’attivazione di un registro dei professionisti, snodo fondamentale per la regolamentazione del comparto. Emerge una comune volontà per rivedere le tabelle ministeriali e correggere le criticità della clausola sociale. Si è discusso anche del futuro del registro pubblico delle opposizioni e di tutti i correttivi da apportare alle azioni di contrasto al telemarketing illegale.

Emerge, inoltre, l’esigenza di una nuova piattaforma contrattuale che riequilibri le forze in campo e definisca il framework adeguato ad introdurre azioni specifiche per il mercato del lavoro. Infine, si è discusso di come incrementare il lavoro in Italia, intervenendo sul reshoring e augurandosi di poter recepire presto gli stimoli offerti dalla legge spagnola sul tempo massimo di attesa. “C’è ancora un importante cammino da percorrere ma la sinergia con le istituzioni e gli operatori del settore rappresenta un segnale importante da cogliere favorevolmente. L’introduzione di strumenti tecnologici o alleanze tra stakeholder e settori sono da considerarsi infatti non la soluzione al problema del telemarketing illegale, ma il tassello di una strategia industriale di filiera” ha spiegato il presidente di Assocontact, Lelio Borgherese.

Sono stati individuati proprio da Assocontact quattro driver principali in merito alla proposta di disposizione per il rilancio del settore call/ contact center: la tutela del mercato del lavoro e lo sviluppo dell’employability dei lavoratori; la tutela dei diritti dei consumatori e dei cittadini; la tutela e il sostegno delle imprese di bpo, business process outsourcing, e della filiera collegata in una prospettiva di protezione e valorizzazione del tessuto industriale made in Italy; il design innovativo dei servizi per favorire la transizione alla cittadinanza digitale e all’economia. Su questo tema è intervenuto anche il sottosegretario di Stato al ministero del Lavoro e delle politiche sociali, Claudio Durigon che ha affermato: “Non credo a soluzioni generiche per il lavoro, ma a un decalage di interventi specifici. Puntare sulle competenze è una priorità, quindi bene il progetto sulle certificazioni portato avanti da Assocontact: tutela il lavoro e la qualità dei servizi per i cittadini e i consumatori. Ma poi serve reintrodurre la formazione on the job, adeguare il costo minimo, magari introdotto nel Codice appalti, così come una revisione dell’accordo quadro che ragioni sulla durata dei contratti e sugli strumenti di moral suasion per creare consenso anche tra i committenti. Interventi che possono trovare naturale compimento in un framework contrattuale capace di sottrarsi agli squilibri di potere che frenano l’innovazione”.

Il settore dei contact center è sicuramente uno dei più esposti ai processi di globalizzazione che caratterizzano l’economia, ed è purtroppo anche uno dei meno tutelati dal punto di vista normativo. Le lacune presenti nel nostro ordinamento si ripercuotono in primis sui lavoratori addetti al settore e sulle aziende che devono competere in un mercato con margini reddituali.

Il deputato Eliana Longi ha osservato: “C’è una relazione tra formazione certificata e salvaguardia dei livelli occupazionali, ma ce ne è una anche tra specializzazione delle competenze delle aziende, integrazione di servizi ‘speciali’ come il supporto psicologico e l’assistenza delle persone fragile e l’incremento dei posti di lavoro. Per quei contact center che seguiranno la via del servizio alla persona io vedo una possibilità di crescita. Il nostro compito oggi è quello di fare sistema tra le varie Commissioni per creare condizioni innovative di lavoro”.

Ad avvalorare la posizione anche l’onorevole Luca Squeri che ha affermato: “Anche l’Italia dovrebbe recepire le logiche sul tempo massimo di attesa per le chiamate e l’obbligo di fornire un’opzione per parlare con un operatore umano. Sono norme a tutela dei cittadini, che fanno registrare impatti positivi sulla produttività sull’occupazione e di conseguenza sulla resilienza delle aziende del comparto”.

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