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Turismo, da Capitale europea della cultura a nuova meta e hub d’arte l’ungherese Veszprém rinasce

5 Novembre 2023

Roma, 5 nov. (Adnkronos/Labitalia) – Una città d’arte che rinasce, grazie al titolo di Capitale europea della Cultura, che ha permesso di restaurare e soprattutto rianimare il suo centro storico, di raddoppiare il numero di visitatori, di coinvolgere i suoi 60mila abitanti in un processo virtuoso di partecipazione che ha segnato la svolta. E’ il ‘modello Veszprém’, la cittadina che insieme all’intera regione del Balaton, il più grande lago dell’Europa centrale, ha fatto ottenere per la seconda volta all’Ungheria – dopo Pécs nel 2010 – il titolo di Ecoc (European Capital of Culture), condiviso in questo 2023 con Timisoara in Romania ed Elefsina in Grecia.

Nascosta tra le colline vulcaniche di Bakony e la sponda nord del Balaton, a poco più di un’ora da Budapest, Veszprém è una delle città più antiche dell’Ungheria. La sua storia si perde nella notte dei tempi: risale al primo re del Paese, Stefano I, che qui sconfisse il contendente pagano, e da allora divenne residenza prediletta delle regine. Per questo è chiamata anche ‘città delle regine’: un gioiello tutto da scoprire, che offre scorci panoramici da ogni angolo del suo borgo medievale stretto intorno all’antico Castello e alla Cattedrale, la prima di Ungheria. Ed è da qui che è partita la sua rinascita.

“Il programma di Veb2023 (Veszprém-Balaton) – afferma Aliz Markovits, Ceo di Veszprém-Balaton 2023 Jsc, che ha studiato nel nostro paese e parla un perfetto italiano – è partito dalle criticità della città. Per noi il problema era l’abbandono del centro storico, compresi i negozi. L’Ecoc ha segnato la rinascita di Veszprém come città in grado di affermarsi turisticamente, grazie al restauro di edifici storici, compresi quelli di proprietà della Chiesa, ma anche la creazione di infrastrutture ricettive. Ora molti visitatori e anche gli stessi abitanti passeggiano per la città, per il centro. Mentre prima, nonostante la vicinanza del lago Balaton, che dista solo 12 chilometri, Veszprém non era molto frequentata dai turisti e finora era poco valorizzata come città d’arte. Mancavano strutture ricettive, in grado per esempio di ospitare intere classi di studenti. Non avevamo neanche un caffè per fare colazione. Per questo, abbiamo sostenuto l’iniziativa privata e dato impulso alle attività commerciali e ricettive creando un programma per facilitarne l’avvio. Queste attività che hanno ricevuto il sostegno devono operare per altri tre anni, ma noi speriamo che possano restare in futuro. Questo non è un punto di arrivo, infatti, ma uno step di un progetto più ampio che punta allo sviluppo della regione attraverso la cultura”.

Così sono nati locali come Kunszt, con bar e annesso negozio di artigianato locale, o Wine&Vinyl, che offre musica e degustazione dei vini di questa che è una delle regioni più vocate del paese, e poi rivendite di prodotti a km zero e botteghe di nicchia in spazi prima vuoti. Nuove attività che rappresentano anche momenti creativi per la comunità. Ma soprattutto le facciate che si snodano sulla Var Utca, la lunga arteria che attraversa il poggio dove sorgeva il Castello, sono tornate a splendere in colori pastello, stucchi e decorazioni barocche.

Edifici riportati a nuova vita e utilizzati per nuove funzioni, in particolare per ospitare mostre di livello europeo e residenze d’artista. Come nella Casa delle arti (riconosciuta tra le otto migliori location di esibizioni in Europa dalla giuria dell’Art Museum Awards): un’istituzione municipale con 10 sedi espositive in 5 edifici storici del centro cui si è affiancato il moderno Foton, centro audiovisivo multifunzionale dall’architettura avveniristica, ai piedi della famosa Torre del fuoco, uno dei simboli di Veszprém. Un complesso che nel programma di Veb2023 ha ospitato 40 mostre, grazie a un’intensa di attività di networking internazionale, con 54mila visitatori a fine settembre. Fra le ultime ad essere inaugurate la fotografica ‘The Shadow of light’ e ‘Disturbed waters’, che vuole attirare l’attenzione sui rischi che corre l’ecosistema del Balaton.

Un’altra importante ristrutturazione ha interessato il Laczko Dezso Museum, il più importante museo di Veszprém, che custodisce collezioni archeologiche, etnografiche e artistiche, e che è stato completamente rinnovato, insieme all’area circostante, abbattendo le barriere architettoniche e implementando la biglietteria online. In occasione del 2023, che è anche l’anno del 140° anniversario della sua nascita, ospita la mostra ‘Egry140’ di Jozsef Egry, noto come il ‘pittore del lago’, che tra l’altro soggiornò a lungo in Sicilia e in Liguria e fra i 48 dipinti esposti si possono ammirare anche quelli del periodo italiano.

Ma questo non è l’unico richiamo artistico al nostro paese che si può ritrovare tra le migliaia di iniziative di Veb2023. Spostandosi sulle rive del lago, ad esempio, e precisamente a Balatonfured, località frequentata da intellettuali e aristocratici e conosciuta anche per le cure termali, si può visitare la Vaszary Gallery, nella ottocentesca sede che fu dell’arcivescovo, e la mostra temporanea dedicata a Dora Maurer, esponente dell’avanguardia ungherese, che comprende anche un ciclo di opere ispirate dal suo viaggio in Italia negli anni Sessanta. Non lontano, il Momu-Modern Art Center: una collezione di arte moderna e contemporanea, in particolare di artisti ungheresi della corrente geometrica e concreta, avviata dal collezionista Andras Szollosi Nagy e sua moglie artista Judith Nemes sin dagli anni Sessanta, che dopo una lunga parentesi in Francia è tornata in Ungheria nella sua sede definitiva a Balatonfured, in un edificio rinnovato e rilanciato nell’ambito del programma Veb2023. Fiore all’occhiello dell’esposizione proposta per quest’anno le opere dell’artista ungherese Vera Molnar, la quasi centenaria pioniera dell’arte digitale, che sarà portata anche a Roma presso l’Accademia d’Ungheria, dal 23 novembre al 3 marzo.

Se le arti visive sono la punta di diamante di ogni Capitale europea della cultura, a Veszprém anche la musica la fa da padrona e non poteva essere diversamente in quella che è stata pure ‘Città Unesco per la musica’ nel 2019. Anche in questo caso, con spazi restituiti alla fruizione pubblica, come una vecchia fabbrica dismessa trasformata in location per concerti e ora molto amata dalla popolazione.

E a Veszprém, a ottobre, si sono dati appuntamento anche i liutai di tutto il mondo, tra cui non potevano mancare esponenti della tradizione di Cremona, per un Incontro internazionale nella città che condivide la stessa passione per il prezioso strumento musicale, come sa bene Sumegu Elemér che a Veszprém, grazie al progetto Veb2023, ha trasformato la sua bottega di costruttore di violini in uno spazio aperto alle visite e alle mostre.

Ancora, tra gli eventi più importanti di questo anno speciale, Off-Season Contemporary Literature Festival, Hungarian Motion Picture Festival, Balaton Ecology Festival. Non è mancata l’enogastronomia, con Balaton Wine & Gourmet, che fra i suoi promotori ha Zoltán Mészáros, patron dell’Oliva, il primo roof top di Veszprém, ristorante di design dell’omonimo hotel con vista sulla collina del centro storico. Coinvolta anche la storica manifattura delle preziose porcellane di Herend, con sede e museo a pochi chilometri. Un programma che ha visto al centro la città di Veszprém ma che ha coinvolto appunto tutta la regione del Bakony-Balaton con 116 paesi.

“Tutti i 116 paesi della regione Balaton – sottolinea Aliz Markovits – hanno partecipato con eventi e iniziative, presentando un proprio progetto e rispettando i valori posti dalla Ue. Il programma, in particolare, ha puntato su valori quali innovazione, sostenibilità, volontarietà, tradizione, identità. E dove la cultura è intesa in senso ampio: musica, danza, teatro, pittura ma anche gastronomia. A settembre, infatti, si è tenuta la seconda edizione di Balaton Wine & Gourmet, che andrà avanti e nel 2024 l’Italia sarà il paese partner. Entro fine anno saranno 3.500 gli eventi organizzati in tutta la regione”.

E i numeri attestano il successo. Nei primi otto mesi dell’anno circa 1,3 milioni di persone hanno visitato il centro di Veszprém partecipando a 1.200 eventi; considerando l’intera regione gli eventi sono stati in questo periodo 3.000. L’evento più popolare è stato la cerimonia di inaugurazione, con 25mila persone. L’evento più visitato dell’estate è stato il programma di concerti GyàrKert, con 150mila ospiti da 52 paesi diversi, che ha avuto luogo nel sito della vecchia fabbrica. A Veszprém il numero di pernottamenti di visitatori ungheresi è stato il 50% in più rispetto all’anno precedente e il 25% in più per i turisti internazionali. In tutta l’area delle 116 municipalità, il numero di visitatori internazionali è cresciuto del 6% e il numero di pernottamenti dell’8%, a indicare un allungamento dei soggiorni.

Un’altra ambizione è quella di superare la stagionalità del turismo. La regione del lago, infatti, è caratterizzata da un boom del turismo tra maggio e ottobre e dall’assenza invece di turisti nella bassa stagione, nonostante offra un ampio ventaglio di attività culturali durante tutto l’anno. “Un altro problema della regione – spiega la Ceo – era quello di destagionalizzare e il titolo di Capitale europea della cultura ha aiutato ad attirare visitatori nella bassa stagione con Festival ed eventi. A novembre, ad esempio, abbiamo il Jazz Festival. Anche la collaborazione con il trasporto pubblico locale ha permesso di implementare servizi e collegamenti e offrire prezzi agevolati. Come pure è importante allungare l’orario di apertura dei musei ed eventi la sera per attirare persone dopo le attività sul lago. Nella prima metà dell’anno, sono raddoppiati i pernottamenti rispetto allo scorso anno, con +30% di stranieri a Veszprém e +8% sul Balaton. Il bilancio, quindi, è molto positivo, le azioni che abbiamo fatto partire funzionano, speriamo che l’indotto proseguirà nei prossimi anni e che le attività create rimarranno”.

Veszpém, dunque, punta a posizionarsi come nuova destinazione turistica culturale e hub creativo con visibilità europea e sempre più attrattiva. Un progetto sostenibile e di lungo periodo che punta su un mix di cultura e natura, che renda quella di Veszprém una regione con un’industria culturale di spicco e una casa per l’arte contemporanea. Gli investimenti nelle infrastrutture e nel capitale umano, il crescente interesse nazionale e internazionale per la regione, il fare sistema e la cooperazione sviluppata durante il programma, le reti civiche funzionanti e il supporto alla presa di coscienza e all’orgoglio della popolazione sono state le carte vincenti.

“La Capitale europea della cultura – conclude Aliz Markovits – ha segnato la rinascita e la rivitalizzazione di Veszprém. E c’è soddisfazione anche negli altri paesi della regione. La chiave del successo è sicuramente la partecipazione della comunità locale. Nonostante lo scetticismo iniziale, poi ha prevalso l’entusiasmo. Bisogna agire sulla cultura delle persone, cercando anche di avvicinare i giovani, creando forme nuove, anche in posti meno convenzionali. Allo stesso tempo, è importante rafforzare l’identità locale: il valore della città è il valore dei suoi abitanti. Bisogna restituire orgoglio, che poi viene percepito anche dai visitatori. Bisogna fare tesoro di questa esperienza, che è un passo molto importante anche per la sostenibilità, anche per il futuro. L’eredità più importante che ci lascia l’esperienza di Veb2023 è l’aver tirato fuori il valore e posto Veszprém nella carta culturale di Europa. Mostriamo la nostra cultura all’Europa, e portiamo la cultura europea qui”.

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