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Turismo: il pamphlet dell’imprenditore Baccuini, hospitality 4.0 e hi-tech per rinascita del settore

13 Ottobre 2023

Roma, 13 ott. (Labitalia) – ‘Io sono Turismo. L’Italia non è una Repubblica fondata sul turismo, ma dovrebbe esserlo’. E’ il titolo del volume di Andrea Baccuini, imprenditore e destination designer, uscito per Gribaudo. Più che un libro, un vero e proprio pamphlet “per contribuire ad arginare il declino turistico dell’Italia”, spiega l’autore che promette una “rivoluzione copernicana” attraverso le sue testi innovative. Punto di partenza i dati relativi all’ultima stagione. Quella che è appena terminata, infatti, è stata battezzata dai media come “l’estate del turismo a metà”, con gli italiani alle prese con un aumento esponenziale e poco giustificato dei prezzi a fronte di servizi immutati se non peggiorati, e costretti ad accorciare le vacanze.

E non va meglio per i visitatori stranieri: se i numeri ancora reggono, sono sempre più inclini a dare ascolto al grido di allarme di giornalisti e influencer internazionali, che scrivono come l’Italia non sia più la meta dei sogni. I motivi? Disservizi in quantità, affollamento ingestibile, disorganizzazione cronica, prezzi vertiginosi e, in sintesi, una qualità dell’offerta insoddisfacente, si spiega. Una Caporetto annunciata, avverte l’autore, che alcuni imprenditori del settore hanno “annusato” da tempo, sempre più allarmati per la salute di un settore che in toto vale il 13% del Pil nazionale. Così Andrea Baccuini ha rotto gli indugi e nel suo pamphlet sfida i “mali del sistema”, indicando idee e soluzioni per una inversione di rotta radicale.

“Nello scenario attuale non bastano più le bellezze storico-paesaggistiche dell’Italia per attirare i turisti di alta fascia internazionali”, è la premessa. Le offuscano i mali cronici del Sistema-paese. Tra questi, “la mancanza di personale a regime, la gestione para-familiare, il mercato nero, l’incapacità nel governo dei flussi, la frammentazione dell’iniziativa turistica, la disabilità ignorata, e altro ancora”, si legge nel libro. E, ancora, rimarca, paghiamo l’insufficiente mentalità strategica, la scarsa sinergia tra pubblico e privato, la poca attenzione ai target di riferimento e, non ultima, una “pigrizia” cognitiva che impedisce di cogliere come il vecchio turista non esista più. Al suo posto? Il nuovo “tur-insta”. “Vale a dire, il sempre più esigente cliente prosumer, un esploratore sofisticato che consuma e al contempo produce contenuti digitali evoluti, affamato non più solo delle bellezze e del cibo eccellente del Belpaese ma di esperienze, anche virtuali, indimenticabili”, chiarisce.

In venti capitoli scritti come un pamphlet, con uno stile agile e provocatorio ricco di aneddoti ed esperienze in prima persona, l’autore racconta la sua visione per voltare pagina e far sì che il Belpaese torni a essere quello che tutti sogniamo: il “più bello del mondo” e campione di una nuova sostenibilità. Un grido di allarme ma anche una riflessione sfidante con una serie di proposte concrete a supporto dei manager e dei giovani e aspiranti imprenditori italiani per interpretare e orientarsi nell’hospitality 4.0, l’evoluzione hi-tech del settore.

Tra le parole chiave e le ricette del volume, fondamentali per avviare e gestire con successo la rivoluzione del settore: Data Scientist e Social Tourism per anticipare e seguire passo passo le aspettative di un ‘tur-insta’ che ‘condi-vive’ le sue esperienze online in tempo reale; Italy Pass, una app per raccogliere dati, razionalizzare i flussi turistici e offrire nuove leve di marketing a tutti i player del sistema; Stagionali.gov, una piattaforma web per ristrutturare la rotazione e la formazione degli addetti impiegati nel turismo, grazie a cui inaugurare una gestione smart del personale e del business; la centralità dell’entertainment, laddove produrre format e contenuti originali e appealing è oggi imprescindibile per coinvolgere e stimolare i nuovi viaggiatori.

Quindi, l’appello a fare squadra: “Da soli si va veloci ma con gli altri si andrà più lontano”. Baccuini spiega nel seguito del volume come migliorare il settore tutti insieme grazie a nuovi strumenti, anche di networking, e a modelli turistici innovativi che prevedono: una gestione illuminata delle risorse, una nuova sinergia tra pubblico-privato (con suggestioni per sconfiggere una volta per tutte la piaga sociale del ‘nero’); la valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale italiano; un fine dining/fine drinking impeccabili, un servizio davvero luxury coronato da un entertainment travolgente. “Solo in questo modo, le già note location mozzafiato italiane e le migliaia col potenziale per diventarlo, unite insieme dalle nuove linee guida dell’hospitality 4.0, potranno non solo attirare una volta ma ‘trattenere’ e far tornare in futuro gli esigenti ‘tur-insti’ 4.0, pronti a tradire l’ex Belpaese con i nuovi emergenti del turismo globale, destinazioni meno fascinose dell’Italia ma decisamente più attrezzate e aggressive sui mercati internazionali”, conclude.

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