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Vino: Ca’ di Rajo, i fratelli del Raboso approdano in Friuli e nasce Aganis

26 Maggio 2022

Roma, 26 mag. (Adnkronos/Labitalia) – I fratelli del vitigno Raboso conquistano il Friuli. Dall’acquisizione di una realtà da tempo dismessa nei pressi di Borgo Salariis a Treppo Grande, in provincia di Udine, nasce Aganis, il nuovo progetto di Simone, Fabio e Alessio Cecchetto, i tre giovani alla guida della trevigiana Ca’ di Rajo. Un investimento pari a cinque milioni di euro per i prossimi cinque anni è l’impegno economico preventivato dai tre per l’avvio della nuova cantina che punta su varietà autoctone, come Refosco e Friulano, enoturismo e sostenibilità. Da anni impegnati nella valorizzazione del Raboso e del metodo di allevamento a Bellussera, oggi in via di estinzione, i tre fratelli si propongono dunque di esportare in Friuli la stessa passione che li ha resi paladini delle loro terre sulle sponde del Piave.

“Ci siamo trovati davanti alla possibilità – spiegano i fratelli Cecchetto – di affrontare una nuova sfida dopo aver portato Ca’ di Rajo ad essere una realtà che esporta in oltre 50 Paesi e aver già dato vita a una seconda azienda, Terre di Rai, che raccoglie l’esperienza della nostra famiglia. Ca’ di Rajo rappresenta il riscatto della nostra gente. Mio nonno, ancora attivo in azienda a 91 anni, era un mezzadro, abbiamo raccolto la fatica della sua generazione e abbiamo fatto di Ca’ di Rajo una cantina di respiro internazionale. Aganis invece è un progetto solo nostro, un nuovo punto di partenza. Guardiamo a una terra quasi vergine dalle potenzialità illimitate”.

Aganis è il termine dialettale che definisce le agane, figure femminili della mitologia alpina, particolarmente note in Carnia, che abitano attorno ai corsi d’acqua. Un altro omaggio al territorio, spiegano i fratelli Cecchetto, che si sono ispirati alle leggende popolari e al vicino fiume Cormor che scorre accanto ai vigneti della tenuta, situata ai piedi delle Alpi Giulie, a ridosso dei Colli Orientali. “Sin dalla scelta del nome questa azienda esprime la nostra volontà di dare vita a vini che sappiano parlare di territorio e di tradizioni in chiave moderna facendo entrare in scena la ninfa protagonista del marchio e di una parte delle linee di etichette. Aganis in friulano sono ‘spiriti’ dei corsi d’acqua, protettrici di pescatori e agricoltori e guardiane della memoria di questo angolo d’Italia”, spiegano Alessio, Fabio e Simone Cecchetto.

L’azienda è composta da 22 ettari di vigneti e 15 di boschi. Il progetto prevede la realizzazione di due spumanti, una Ribolla Gialla e un Rosé da uve 100% Pinot Nero e una serie di autoctoni in versione vini fermi come Friulano, Refosco, Malvasia e Ribolla Gialla. Tra i vitigni internazionali di punta, debuttano a Vinitaly anche un Merlot, un Cabernet Sauvignon, un Sauvignon e uno Chardonnay. Anche lo studio grafico delle etichette richiama i valori del brand. La lettera ‘A’ evoca la figura di una ninfa seduta. La farfalla è un ‘simbolo guida’ che comunica l’attenzione alla sostenibilità e una terra incontaminata, ricca di corsi d’acqua e boschi, dove la biodiversità è una realtà con caprioli e altri animali selvatici che vivono tra i filari e fiori di ogni tipo.

Anche i nomi dei vini sono la celebrazione della tradizione locale: il Refosco dal Peduncolo Rosso Po’ Folc, letteralmente ‘poi il fulmine’. Una rivelazione che lascia pieni di stupore come un vino di carattere che si distingue e si fa ricordare; Il Friulano Incjant, ‘incanto’, “come quello che si prova – spiega Simone Cecchetto – al primo incontro con le tradizioni friulane, espressione di un modo d’essere genuino, solo apparentemente ruvido, sempre autentico”. Così anche per il Ribolla Gialla Di Flabe, ‘da favola’, o la Malvasia Flôr, ‘fiore’, “un omaggio a un paesaggio unico e lussureggiante per un vino dal profumo delicato, armonioso e fresco”.

Frutto di un capillare lavoro di reimpianto, i nuovi vigneti saranno coltivati sui caratteristici terreni di arenaria e marna, con particolare attenzione alla sostenibilità e al rispetto dell’ambiente collinare in cui affondano le radici. L’obiettivo primario, sottolineano i tre fratelli Cecchetto, è preservare un ecosistema perfetto dove la viticoltura si integra perfettamente ad un habitat naturale di grande fascino, incorniciato da vette e circondato da boschi. “Vogliamo fare di Aganis – spiegano i tre – un’azienda da vivere. Ai piedi delle vette della Carnia e vicino a San Daniele vogliamo creare un luogo dove fermarsi a contemplare la natura, che rappresenti una sosta piacevole ai ciclisti che percorrono la vicina Ciclovia Alpe Adria che collega Salisburgo a Grado, e che offra un’evasione sensoriale a chi visita l’Ippovia e il parco botanico del Cormor”. Tra gli obiettivi futuri vi è infatti anche la realizzazione di uno spazio dedicato all’ospitalità alberghiera, con una formula che prevedrà anche di poter dormire tra i filari.

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