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Vino, da Nord a Sud allarme dei produttori fra costi energia e materie prime

21 Settembre 2022

Roma, 21 set. (Labitalia) – Il caro energia e i costi delle materie prime si abbattono anche sui produttori di vino italiani, che, dopo il Covid e le pesanti ripercussioni per tutta la filiera dell’Horeca e sul fronte dell’export, ora si trovano a fronteggiare una situazione davvero critica. Da Nord a Sud arriva il grido d’allarme di uno dei settori di punta del made in Italy.

In Piemonte, Marina Marcarino, presidente del Consorzio Albeisa, spiega: “In quanto Consorzio nato per tutelare la storica bottiglia Albeisa, la crisi delle materie prime, in primis quella che coinvolge il vetro, è certamente un tema che ci tocca da vicino. Negli ultimi anni abbiamo cercato di agire guidati da un’ottica lungimirante, disciplinando la gestione del vetro e la sua distribuzione, intervenendo con dei veri e propri programmi di produzione che, in tempi non sospetti, si sono rivelati fondamentali. Ad oggi, i membri associati del Consorzio non hanno sperimentato in prima persona gravi problemi di restock, nonostante la questione abbia impattato fortemente tutto il comparto vino italiano”.

“Rispetto alla logistica, invece, ad ora non abbiamo affrontato particolari ritardi e difficoltà ma su questo aspetto, oltre che riguardo la crisi energetica, permangono delle incertezze su come verranno affrontati i prossimi mesi. Come presidente del Consorzio Albeisa continuo a sostenere ogni giorno la crescita di questa realtà. Il lavoro fatto finora ha ottenuto risposte positive con un aumento dei soci del 25% circa: i produttori sono infatti alla ricerca delle garanzie di qualità e vendibilità che contraddistinguono la bottiglia Albeisa”.

Nell’Oltrepò Pavese, per la Cantina Sociale Torrevilla parla il presidente Massimo Barbiere: “La crisi energetica e delle materie prime ci sta mettendo a dura prova. Penso di poter parlare a nome non solo della Cantina Sociale Torrevilla, ma di tutti i produttori del territorio. Questa crisi, infatti, va contestualizzata all’interno di un tessuto sociale e di un territorio agricolo complesso che negli ultimi anni ha vissuto periodi di instabilità. A questa situazione preesistente si è sommata la crisi che ha oltremodo destabilizzato l’economia di tutto il settore vitivinicolo. L’obiettivo attuale di Torrevilla è quello di tutelare il lavoro dei produttori e avere la forza necessaria per continuare a garantire i pagamenti ai suoi conferitori. I numeri, però, sono allarmanti: abbiamo infatti avuto un rincaro del 500% nelle bollette. Ciò che ci aspettiamo sono risposte concrete e veloci da parte degli organi competenti e delle istituzioni”.

In Friuli Venezia Giulia, il presidente del Consorzio Tutela Vini Collio, David Buzzinelli, afferma: “La crisi delle materie prime ci ha toccati in prima persona. All’inizio dell’anno abbiamo accusato importanti ritardi di fornitura delle bottiglie. Le vetrerie hanno avuto serie difficoltà a ricevere gli approvvigionamenti di materie prime e di conseguenza tutta la filiera ne ha risentito. I nostri soci si sono trovati in situazioni similari anche rispetto alla fornitura di etichette delle bottiglie, cartoni e concimi”.

“Molte aziende si sono, dunque, viste costrette a posticipare gli imbottigliamenti – prosegue – o scegliere modelli di bottiglia differenti rispetto a quelli usuali. Nessun ritardo, invece, per quanto riguarda i tappi in sughero, i quali non hanno subito rincari, se non minimi. Ad ogni modo, le stime del Consorzio mostrano chiaramente che l’aumento del prezzo di vendita delle bottiglie di vino registrato l’anno scorso non sarà sufficiente a coprire i costi delle forniture attuali”.

Fra i Gruppi del settore, Tommasi family estate, presente in Toscana, Basilicata, Sicilia, esprime preoccupazione attraverso le parole di Pierangelo Tommasi: “Le preoccupazioni per gli aumenti del costo dell’energia sono notevoli, visto che tra costi di trasporto e di produzione la bolletta segna aumenti intorno al 300%. Possiamo contare anche noi su una quota di energia auto prodotta da fotovoltaico, che al momento, nelle diverse aziende del gruppo, vale un terzo del nostro fabbisogno, con l’obiettivo, nel lungo termine, di diventare totalmente autosufficienti”.

“La necessità di trovare soluzioni concrete, quindi, resta la priorità per tutti gli attori del settore, che guardando al futuro e non vedono certezze sotto il punto di vista economico. Sono molto preoccupato, perché il potere d’acquisto delle famiglie ne risentirà”, avverte.

Mario Piccini è l’amministratore delegato di Piccini 1882, presente in Toscana, Basilicata, Sicilia, Piemonte), che cerca di trovare soluzioni sul piano energetico e logistico: “In questo momento storico così delicato, il Gruppo Piccini ha prontamente cercato soluzioni stanziando nuove risorse. Abbiamo velocizzato gli interventi a livello logistico, creando un nuovo magazzino automatizzato che potesse aumentare la capacità di stoccaggio di prodotti finiti e materiali. Inoltre, sono stati predisposti dei pannelli solari negli stabilimenti di Casole e Castellina in Chianti, in un’ottica di efficientamento energetico. I nuovi impianti, del valore totale di 1,7 milioni di euro, saranno in grado di produrre un milione di kilowatt/anno. Nello specifico, la sede storica di Castellina in Chianti sarà completamente elettrica e il 50% del fabbisogno energetico sarà prodotto dal nuovo impianto”.

Spostandosi al Sud, in Calabria Paolo Librandi, titolare della cantina Librandi, dichiara: “La situazione degli ultimi mesi di quest’anno ha avuto una salita vertiginosa. Non pensavamo in nessun modo che la nostra attività economica avrebbe avuto un impatto così forte e così repentino, derivante da tensioni geopolitiche e dalla guerra alle porte di casa. Eppure, è così e questa premessa diventa sorprendentemente necessaria”.

“La nostra prospettiva di azione, in quanto cittadini e imprenditori, è per forza di cose limitata. Semplificando al massimo, nel 2021 i costi dell’approvvigionamento energetico della nostra azienda rappresentavano poco più del 3% dei costi totali di produzione. Se la situazione rimarrà quella attuale, nel 2023 rappresenteranno almeno il 20% del totale. All’improvviso abbiamo dovuto affrontare dei costi sette volte maggiori, pianificando su questa base il futuro prossimo della nostra cantina. Gli investimenti degli ultimi anni sulle rinnovabili fortunatamente ci permettono di mitigare l’impatto dei costi crescenti ma nell’immediato non ci sono soluzioni definitive. Diventa evidente che l’azienda si troverà a gestire una situazione mai sperimentata prima, arrivata in modo repentino”, sottolinea.

“Le uniche leve in nostro possesso – spiega – sono due al momento: riduzione dei consumi e aumento dei prezzi di vendita. Nel primo caso, parliamo della riduzione dei consumi non strettamente necessari, ma si parla limature minime. Nel secondo caso, l’aumento dei prezzi di vendita va ben ponderato per non perdere competitività. L’auspicio è che una situazione di questa portata venga gestita di comune accordo tra gli stati della Ue e i loro partner internazionali, perché è obiettivamente impensabile che le aziende possano trovare soluzioni interne per la gestione di queste problematiche in autonomia. Il rischio è quello che in alcuni settori non sia più possibile mantenere in vita le attività, con le ovvie ricadute occupazionali e sociali”.

In Sicilia, come dice il presidente di Assovini, Laurent Bernard de la Gatinais, “si prospettano tempi difficili per le nostre aziende a causa del caro bollette che rischia di vanificare non solo il recupero post Covid che ha ravvivato i primi mesi dell’anno, ma anche di mettere in discussione la stessa continuità di molte aziende”. “Il risparmio energetico e i tagli ai consumi elettrici – aggiunge – possono rappresentare una risposta non sempre praticabile a livello aziendale. Quello che conta è trovare soluzioni tampone per il breve periodo e percorrere con la massima determinazione la strada della transizione ecologica per il medio-lungo termine”.

“Per via di una serie di contingenze internazionali – sottolinea Antonio Rallo, presidente del Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia – stiamo attraversando una fase di incertezza generale. Tutti i nostri produttori registrano conseguenze di rilievo sotto vari aspetti: dal rincaro dei prezzi alle difficoltà nel reperimento delle risorse necessarie per la produzione, dai pali e i fili per i nuovi impianti di vigneto al vetro, ai cartoni e ai tappi, fino all’aumento vertiginoso delle bollette del gas e dell’energia elettrica e dei carburanti. A frenare il mondo del vino è soprattutto la crescita esponenziale dei costi con oltre un +50% in media, a causa proprio delle tensioni su energia e materie prime generate anche dalla guerra in Ucraina”.

“Se da un lato il rialzo dei listini appare inevitabile per la sopravvivenza della filiera, dall’altro in questa situazione complessa intendiamo sostenere ancor più i piccoli viticoltori, le cantine, monitorando stabilmente l’andamento e interagendo con le istituzioni per proporre soluzioni concrete che possano arginare le loro difficoltà”, conclude.

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