Adriana Asti, morta la grande attrice di teatro e cinema: aveva 94 anni
Roma, 31 lug. (Adnkronos) – È morta Adriana Asti. La grande attrice teatrale e cinematografica si è spenta all’età di 94 anni nel sonno, serenamente, nella notte tra il 30 e il 31 luglio nella clinica romana Villa Salaria, dove era ricoverata da una ventina di giorni.
Signora del teatro e musa del cinema d’autore, tra le presenze più originali e raffinate, protagonista di un’arte fondata sulla misura, sull’intelligenza, sull’inquietudine, sulla libertà. I funerali di Adriana Asti si terranno sabato 1 agosto, alle ore 11, nella Chiesa degli Artisti in piazza del Popolo a Roma. La notizia della scomparsa è stata confermata all’Adnkronos dal cognato, il giornalista Giuliano Ferrara. In seconde nozze, Asti era stata sposata dal 1982 con il regista Giorgio Ferrara, scomparso due anni fa, fratello di Giuliano.
La carriera di Adriana Asti attraversa oltre settant’anni di storia del teatro e del cinema italiani, accanto ai più grandi registi del Novecento: da Visconti a Pasolini, da Bertolucci a Buñuel, da De Sica a Ronconi. Nata a Milano il 30 aprile 1931 con il nome di Adelaide Aste – anche se lei stessa amava dire 1933, per una civetteria mai rinnegata – Adriana Asti è stata un’attrice inquieta e mai domata, sempre un passo fuori dalla corrente, sempre decisa a difendere una propria idea di arte, lontana dalle mode e dal conformismo. Il teatro era il suo rifugio, il cinema un’avventura intensa ma selettiva. “Io non ho fatto carriera, ho fatto un mestiere”, amava dire.
La sua avventura nel mondo dello spettacolo inizia quasi per caso. Una ragazza milanese di buona famiglia, minuta e bellissima, ma insofferente agli obblighi borghesi, viene notata da Romolo Valli e Fantasio Piccoli. I genitori ridono all’idea che possa fare teatro. Lei invece accetta. È il 1951. Il debutto è con il ‘Miles Gloriosus’ di Plauto nella compagnia stabile di Bolzano. Segue la lunga gavetta nelle compagnie del Piccolo Teatro di Strehler, del Teatro Stabile, e poi la consacrazione: ‘Il crogiuolo’ di Arthur Miller, regia di Luchino Visconti. È il 1955, Adriana Asti esplode, Visconti la consacra e le spalanca le porte del cinema.
Il debutto sul grande schermo arriva nel 1958 con ‘Città di notte’, un piccolo film diretto da Leopoldo Trieste. Ma è ancora Visconti a darle la prima vera occasione cinematografica, nel capolavoro ‘Rocco e i suoi fratelli’ (1960), nel ruolo della ragazza della lavanderia. Fu questo l’avvio di una carriera cinematografica fatta di ruoli ben caratterizzati, anche se raramente da protagonista, in opere di registi di rilievo: nel 1961 partecipò ad ‘Accattone’ di Pier Paolo Pasolini, nel ruolo della prostituta Amore; l’anno successivo a ‘Il disordine’ di Franco Brusati; nel 1964 fu l’affascinante e nevrotica zia Gina di cui si innamora il protagonista Fabrizio in ‘Prima della rivoluzione’ di Bernardo Bertolucci, con cui condivise una lunga relazione sentimentale e si sposò in prime nozze.
Cast prestigiosi anche per i film successivi in cui Adriana Asti ha offerto personaggi scolpiti da un temperamento forte e mobile, comunque plasmati in modo da esprimere un seducente candore o una torbida sgradevolezza. Ha lavorato ancora con Visconti in ‘Ludwig’ (1972), poi è stata la suonatrice di piano in ‘Il fantasma della libertà’ (1974) di Luis Buñuel, e ha interpretato ruoli minori ma tutti ugualmente complessi in film di Mauro Bolognini (‘Per le antiche scale’, 1975; ‘L’eredità Ferramonti’, 1976; ‘Gran bollito’, 1977).
Da protagonista ha disegnato con delicatezza l’affettuosa docilità di Felicita, la serva flaubertiana nella trasposizione scritta da Cesare Zavattini per Vittorio De Sica e realizzata poi da Giorgio Ferrara (‘Un cuore semplice’, 1977), e ha donato un aggressivo e nostalgico erotismo a Florence, la benzinaia di ‘Action’ di Tinto Brass (1980). Brass l’aveva diretta nel 1979 anche nel controverso ‘Caligola’, dove vestiva i panni di Ennia. Le apparizioni cinematografiche si sono diradate progressivamente negli anni seguenti: nel 1999 ha interpretato ‘Una vita non violenta’ di David Emmer e nel 2001 ha partecipato al film corale ‘Come si fa un Martini’ di Kiko Stella. Doppiatrice, tra le altre, di Lea Massari e di Claudia Cardinale, interprete di sceneggiati e film per la televisione, Asti ha affidato al teatro la sua prioritaria passione artistica.
È sul palcoscenico che Adriana Asti ha lasciato il segno più profondo. Attrice duttile, capace di passare dal dramma borghese al teatro dell’assurdo, dal classico al contemporaneo, è stata protagonista di ‘Giorni felici’ di Beckett, ‘La locandiera’ di Goldoni, ‘Santa Giovanna’ di Shaw, ‘Trovarsi’ di Pirandello, ‘Les Bonnes’ di Jean Genet. Memorabile anche la sua ‘Maria Brasca’ di Giovanni Testori, per la regia di Andrée Ruth Shammah, che nel 1992 le vale il Premio Eleonora Duse.
Col tempo si è anche riscoperta autrice. Nel 1999 scrive e interpreta ‘Alcool’, un monologo personale, tra confessione e teatro civile. Il suo ultimo spettacolo, ‘Memorie di Adriana’, tratto dal libro-intervista ‘Ricordare e dimenticare’, è un testamento ironico e struggente, messo in scena ancora una volta con la regia di Shammah nel 2017. Nel 2015, un documentario di Rocco Talucci, ‘A.A. Professione attrice’, le ha reso omaggio, mostrando la vastità del suo percorso. Nel 2023 era apparsa nel programma televisivo ‘Le ragazze’, raccontando con lucidità e humour la propria infanzia milanese e il debutto in palcoscenico. La sua ultima apparizione pubblica è stata discreta, in una rassegna di teatro francese a Roma. Seduta in platea, applaudiva gli altri, con quel suo sguardo un po’ sornione, affettuoso, ironico. (di Paolo Martini)
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