**Agricoltura: Mattarella, ‘motore di integrazione Ue non elemento da sussidiare’**
Roma, 22 mar. (Adnkronos) – Con il Trattato di Roma del 1957 che “diede vita a quelle allora chiamate Comunità europee, l’agricoltura divenne -e rimane- un motore dell’integrazione europea -non elemento di retroguardia da sussidiare- essendo, al contrario, una chiave per politiche, oltre che produttive, volte alla salvaguardia della salute dei consumatori e alla promozione dei territori e delle popolazioni in essi insediate”. Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo al Forum della Cultura dell’olio e del vino.
“I risultati di quelle scelte politiche -ha proseguito il Capo dello Stato- sono sotto gli occhi di tutti: l’Italia è il primo Paese dell’Unione europea con prodotti agricoli espressamente indicati come meritevoli di tutela: 856 possono avvalersi di questo scudo. I risultati sono rilevanti anche sul piano sociale. I dati parlano di 330.000 occupati nella filiera del vino, di 110.000 occupati in quella dell’olio d’oliva. È facile indicare di chi sia il merito di tutto questo: è anzitutto degli agricoltori, impegnati direttamente nella conduzione delle loro aziende”.
“Avete saputo mettervi insieme, misurarvi con la crescente dimensione internazionale, senza timore di mercati prima sconosciuti e in cui, oggi, i prodotti italiani sono leader. Il futuro -ha quindi aggiunto il presidente della Repubblica- non si costruisce vivendo di nostalgie. Varrebbe anche per gratuite tentazioni di nostalgia alimentare: oggi i cibi sono sicuramente più salubri e controllati di un tempo”.
“I progressi avvengono raramente per caso. Sono, piuttosto, frutto di intuizione, studio, determinazione, impegno, capacità di operare facendo sistema. L’agricoltura non fa eccezione. E, se oggi possiamo parlare di ‘Dop economy’, lo dobbiamo alle scelte di ammodernamento operate agli albori della Repubblica e alla nascita delle Comunità europee. Si valuta che i prodotti Dop, cibo e vino, valgano intorno ai 20 miliardi di euro (il 20% dell’intero fatturato agro-alimentare) di cui larga parte alimenta le correnti export, metà delle quali, a loro volta, sono rivolte fuori dalla Unione europea”.
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