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Ballerina italiana ferita durante un’esplosione di Parigi, dopo 6 anni la rinascita di Angela

12 Giugno 2025

Palermo, 12 giu. (Adnkronos) – “Dopo sei anni di inferno, dieci operazioni complicate e altrettante anestesie, posso finalmente dire che è finita. E non ho dovuto amputare la mia gamba. Oggi sono davvero felice. Il prossimo passo sarà adesso il processo. Intanto, mi voglio godere questo momento, dopo tanti mesi, anni, di angoscia…”. Ha gli occhi che brillano, Angela Grignano, 30 anni, la giovane trapanese che la mattina del 12 gennaio 2019, rimase gravemente ferita nella tragica esplosione avvenuta in Rue de Trévise, a Parigi, che causò 4 morti e centinaia di feriti tra i quali anche lei, che ha visto distrutto il suo futuro nella danza. Ha rischiato l’amputazione della gamba sinistra, ma grazie all’intuizione di un chirurgo e ad un complesso intervento è riuscita a salvare la gamba e la vita, anche se il sogno di un futuro da ballerina a Parigi si è infranto.

“Negli ultimi tre anni, dopo l’ennesimo intervento chirurgico, il piede era peggiorato molto. Tendeva a torcersi verso l’interno. Era una postura dolorosa, difficile, anche realizzare le scarpe ortopediche era molto complicato. Non riuscivo più a camminare. Era davvero molto doloroso. Il piede non aveva la possibilità di essere mantenuto adeguatamente. La situazione era peggiorata l punto che non riuscivo più a camminare. Negli ultimi mesi avevo anche ripreso la sedia a rotelle, quando dovevo fare tratti un po’ più lunghi”, racconta all’Adnkronos Angela, visibilmente commossa.

“Mi sono rivolta a diversi medici ortopedici. Il Covid, poi, non mi aveva permesso di fare visite e altri interventi, nonostante sia andata a Londra, Milano, e in altri posti. Ho visto almeno dieci chirurghi. Erano sbalorditi per il lavoro fatto dai chirurghi francesi, ma quando chiedevo questo intervento avevano paura, perché c’era il rischio di amputazione. Quando vedevo gli altri con le protesi, pensavo ‘Se va bene abbiamo superato un altro limite, se va male metto la protesi. Ormai ti danno una buona qualità di vita. Meglio che camminare con il dolore”. Poi, la svolta.

“Alla fine ho conosciuto un chirurgo francese che mi ha parlato della ipotesi di artrodesi, cioè il blocco definitivo e permanente della caviglia”, racconta ancora Angela Grignano. L’artodresi è un intervento chirurgico che trasforma un’articolazione mobile in una rigida, fissando le ossa che la compongono. Questa procedura, conosciuta anche come anchilosi chirurgica o fusione articolare, può essere eseguita su diverse articolazioni del corpo, come il ginocchio, la colonna vertebrale, il piede, come nel caso di Angela. “Da ex ballerina sentirmi dire di avere la caviglia totalmente bloccata, un po’ mi spaventava- continua Angela- Alla fine ho deciso di fare l’intervento. Almeno poteva essere il penultimo passaggio, prima dell’amputazione. Ad agosto 2024 sono tornata a Parigi con la previsione di due interventi. A settembre mi hanno tolto la placca che avevo nella gamba. Ma siccome si è ben consolidato, mi hanno detto è inutile tenerla. E a novembre sono stata operata per artrodesi. Hanno dovuto forzare parecchio la caviglia per rimetterla in asse. L’intervento è durato diverse ore. E ho tenuto il gesso per quasi tre mesi”.

“Il chirurgo mi aveva avvertito: ‘La situazione migliorerà, ma dovrai tenere scarpe ortopediche perché ci possono essere differenza e di altezza tra le due gambe’. Ringrazio sempre mia madre e gli amici perché il Comune di Parigi se n’è lavato la mani. A gennaio quando abbiamo tolto il gesso ci siamo commossi perché abbiamo capito che la gamba aveva recuperato, tanto da permettermi di camminare. L’ortopedico mi ha detto che è andata meglio di come immaginavamo. E’ andata meglio di quanto immaginassi”. “Ho cercato di rimettermi in sesto, ho comprato le prime scarpe normale, da ginnastica, cammino senza stampelle ed è incredibile. E’ migliorata la posizione della schiena, anche loro sono rimasti”.

“Se fosse andata male sarei stata costretta a fare l’amputazione. Adesso finalmente riesco a camminare quasi normalmente. Posare tutto il piede per terra è stata una sensazione incredibile, Camminare scalza per casa è stata quasi commovente- dice – La sensazione più bella è vedere gli altri felici per me. Mi sono rasserenata, non avere il dolore forte come prima è un’altra storia. Prima era una coltellata a ogni passo. Prima contavo i passi, perché ogni passo era un dolore. Oggi riesco a modulare anche la velocità del mio passo. Da sei anni il mio desiderio era quello di potere camminare bene”.

Ma ora arriva la nota dolente: il risarcimento. A distanza di sei anni ancora non si è celebrato il processo. “A Parigi hanno detto che il processo poteva essere fatto a febbraio 2026. A quanto pare il Comune di Parigi ha chiesto di potere spostare le date e hanno posticipato all’autunno 2026, dopo le elezioni”, racconta. “Sa quale è la verità? Che siamo stati abbandonati, ma continuiamo la nostra battaglia per ottenere giustizia e i risarcimenti adeguati e proseguiamo la lotta per ottenere il riconoscimento del diritto al risarcimento e un adeguato supporto per ricostruire le nostre vite”. “La situazione burocratica va molto per le lunghe nonostante il comune di Parigi sia stato dichiarato colpevole di omicidio colposo con la società proprietaria dell’immobile”, dice.

“Le assicurazioni sono di una crudeltà inaudita- si sfoga – Volevano pagare un risarcimento da 500 mila euro per una donna morta nell’esplosione, una spagnola. E alla figlia un risarcimento da 10 mila euro. Aveva solo un anno quando è morta la sua mamma…”. E conclude: “Non mi fermerò mai. Voglio ottenere giustizia. E la otterrò”. (di Elvira Terranova)

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