Bari: Calderoli, ‘di fronte a minacce si va da autorità preposte, con mafia non si tratta’
Roma, 24 mar. (Adnkronos) – “Finora non ho voluto occuparmi delle vicende della Città metropolitana di Bari, e neanche commentarle, perché le sta seguendo in maniera impeccabile il ministro deputato a farlo, Matteo Piantedosi. Lo faccio oggi perché ieri durante la manifestazione a sostegno del sindaco, Decaro, si è allargato il perimetro anche in un ambito regionale alla luce delle parole del governatore pugliese Emiliano che, riporto dai media la frase testuale, ha ricordato: “Un giorno sento bussare alla porta, Decaro entra, bianco come un cencio, e mi dice che era stato a piazza San Pietro e uno gli aveva ha messo una pistola dietro la schiena perché lui stava facendo i sopralluoghi per la ztl di Bari vecchia… Lo presi, in due andammo a casa della sorella di Antonio Capriati, che era il boss di quel quartiere, e andai a dirle che questo ingegnere è assessore mio e deve lavorare perché c’è il pericolo che qui i bambini possano essere investiti dalle macchine. Quindi, se ha bisogno di bere, se ha bisogno di assistenza, te lo affido’. Ripeto, parole di Michele Emiliano. Per anni abbiamo vissuto la vicenda della trattativa Stato-mafia e i relativi lunghissimi processi e oggi mi domando: cosa cambia in questo caso?” Lo afferma il ministro per gli Affari regionali, Roberto Calderoli.
“Direi nulla, sono cambiati scenari e protagonisti, ma al posto dello Stato -prosegue l’esponente dell’Esecutivo- ci sono comunque soggetti costitutivi della Repubblica come il Comune e la Città metropolitana di Bari, al posto della mafia siciliana c’è quella pugliese, mancano le stragi ma abbiamo le dichiarazioni di un ex sindaco che oggi è il governatore di quella Regione”.
“Io -dice ancora il ministro- mi sarei aspettato che l’allora assessore Decaro, oggetto di minacce e intimidazioni, con una pistola puntata alla schiena stando a Emiliano, si rivolgesse immediatamente alle autorità proposte, per cui o alla magistratura o alla Polizia giudiziaria. L’assessore allora ha ritenuto invece di rivolgersi al suo sindaco e non si capisce se lo fece in quanto suo ‘superiore’ o perché ex procuratore della Dia, ancora meno comprensibile è perché il suo sindaco, da ex magistrato, non abbia ritenuto opportuno rivolgersi agli ex colleghi della Procura o alla Polizia giudiziaria e abbia preferito rivolgersi alla sorella, seppure incensurata, di un boss condannato all’ergastolo, a capo di un clan sommerso da condanne da 350 anni di reclusione per omicidi e spaccio di droga tra i vari reati commessi. La sorella sarà anche stata incensurata ma a detta di Emiliano questo ‘affido’ ha fatto sì che l’assessore Decaro poi non fosse più minacciato e quindi il progetto ztl a Bari venisse realizzato: per cui, a mio parere, questa trattativa è andata a buon fine”.
“Quello che mi spiace in tutta questa vicenda che soggetti rappresentativi di Enti costitutivi della Repubblica non abbiano scelto di rivolgersi ad altri soggetti costitutivi, come lo Stato, ma abbiano preferito trattare con singoli cittadini, per carità degli incensurati, ma pur sempre parenti di esponenti della criminalità organizzata condannati all’ergastolo. Un qualunque altro sindaco o assessore, per perorare una giusta causa, un’analoga ztl per fare un esempio analogo, ora dovrebbe rivolgersi in Procura o andare in privato da persone incensurate ma vicine al boss locale? La risposta per me -conclude Calderoli- è una sola, con la mafia non si tratta”.
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