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Bullismo, De Sario: “Vissuto come minaccia pervasiva più della droga”

28 Maggio 2025

Roma, 28 mag. (Adnkronos) – “I ragazzi che hanno partecipato al sondaggio hanno dato voce alle nostre domande, che vanno interpretate per dare risposte adatte a calibrare gli interventi giusti. Il disagio conseguente al fenomeno del bullismo, non è solo di passaggio, ma è una vera e propria ferita che dobbiamo assolutamente colmare. Dal sondaggio emerge che il bullismo è vissuto come un problema di natura altamente pervasiva, come una minaccia continua nella vita degli adolescenti, ancor più della droga e del pericolo di ogni altro tipo di violenza, perché è vissuta nel loro ambito familiare stretto, tra i banchi di scuola, tra le mura di una cameretta sia di giorno che di notte. In altre parole, il bullismo rappresenta un’emergenza educativa che ha bisogno di un approccio multifattoriale. La ricerca indica che, nella preadolescenza, si vive il bullismo frontale vero e proprio, che diminuisce con il passaggio all’età adolescenziale, ma che in realtà non ci deve far abbassare la guardia perché il fenomeno si trasforma”. Così Alfonsina De Sario, già vicequestore della polizia di Stato Ufficio Minori e membro del comitato scientifico dell’Osservatorio nazionale bullismo, intervenendo alla Maratona Bullismo, durante cui è stato presentato il primo report dell’Osservatorio nazionale bullismo, al Palazzo dell’Informazione dell’Adnkronos.

“La dimensione online è più problematica nelle scuole superiori, riguardo all’uso degli smartphone e dei social network Nella mia esperienza lavorativa, – ha sottolineato De Sario – il bullo non è altro che un ragazzo che aveva utilizzato questo approccio come un ribellismo fine a se stesso, incapace di fare altrimenti. Sicuramente, il bullo non è il primo della classe, ha una famiglia poco attenta. In merito, suggerisco di portare in classe le testimonianze dirette di ragazzi che hanno capito il bullismo e di come ne sono usciti. La testimonianza, questo rapporto diretto tra pari, incentiva gli altri ragazzi a parlare del fenomeno, ma la difficoltà è sempre denunciare. I ragazzi non sanno a chi dirlo, come dirlo, si vergognano. La scuola dovrebbe trovare delle modalità per trasformare questa massa silenziosa in alleati che possono intervenire e sostenere la vittima”.

“Per quanto riguarda i dati sui social network, invece, – ha concluso il vicequestore – la maggior parte dei ragazzi risponde di utilizzare WhatsApp, Instagram, TikTok, poi, un numero sempre ridotto, Telegram e Facebook, ancora altre piattaforme secondarie. I dati della domanda ‘Quanto il web influenza le tue scelte?’ ci fanno riflettere, perché hanno risposto ‘per niente’ solo il 30% dei ragazzi, mentre il 44%, quindi circa la metà dei ragazzi sono ‘poco influenzati’, ma sono molto influenzati, mentre ‘abbastanza’ rappresenta il 32%, ‘molto’ il 2,4%, ‘completamente’ lo 0,9%. Alla domanda ‘Hai mai creato profili falsi sui social? Se sì, su quali piattaforme?’ la maggior parte dei ragazzi ha risposto che non ha mai creato profili falsi. Altri rispondono ‘si’, invece, e la piattaforma principale è Instagram, poi WhatsApp e infine TikTok. Sul report, alla domanda ‘Dove ti informi principalmente sulle notizie del mondo?’, la stragrande maggioranza dei ragazzi risponde che si informa sul web. Sono 3.360 i ragazzi che si informano sui social network, attraverso la televisione sono 3.294, i ragazzi che non si informano per niente sono 758, sui giornali sono 148. ‘Come utilizzi lo smartphone durante il giorno?’, più della metà, ossia 5.548 ragazzi, rispondono che ‘è sempre acceso ma non tanto’, 2.578 ragazzi dicono che ‘è sempre acceso vicino a me’, mentre 1.965 ‘è spento a pranzo e cena’. Infine, alla domanda ‘Come utilizzate lo smartphone durante la notte’, un dato molto interessante, rispondono 5.900 ragazzi che è ‘spento’, ‘sempre acceso’ sono 2.652, ed è ‘vicino a me’ sono 1.752 le risposte”.

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