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**C.sinistra: federatore o papa straniero, da Prodi in poi l’eterna caccia al leader di coalizione**

30 Giugno 2025

Roma, 30 giu (Adnkronos) – Galeotto fu Romano Prodi. La sua capacità di vincere e rivincere le elezioni con uno schema, ai tempi, inedito: quello del federatore. Da allora il centrosinistra è alla perenne ricerca del nome cui affidare le chiavi della coalizione in vista delle elezioni. Anche oggi, nonostante la presenza di leader di partito come Elly Schlein o Giuseppe Conte, riconoscibili e pronti a incrociare le lame con Giorgia Meloni, il totonomi sulla coalizione impazza: Gaetano Manfredi, Roberto Gualtieri, Beppe Sala, Michele De Pascale, Ernesto Maria Ruffini. Il tutto a circa due anni dal voto politico.

Forse perché l’elezione di un ‘papa straniero’, al di là o per ‘merito’ di Prodi, in casa centrosinistra non è mai stato un inedito. Alzi la mano chi non ricorda il “lungo fiume rosso”. Nel 2002 Sergio Cofferati convoca il popolo della Cgil in difesa dell’articolo 18 e al Circo Massimo confluiscono tre milioni di persone, “la più grande manifestazione della storia italiana”. Roma viene invasa da un “lungo fiume rosso” di bandiere e Cofferati entra di fatto nell’agone politico. E, di conseguenza, nella lista dei potenziali leader del centrosinistra.

Ma il 2002 è l’anno d’oro delle manifestazioni e, perché no, anche dei ‘papabili’ federatori progressisti. E’ l’anno del “con questi dirigenti non vinceremo mai” di Nanni Moretti. In una fredda serata di febbraio il regista passa un po’ per caso da piazza Navona, dove il centrosinistra manifesta al grido di ‘la legge è uguale per tutti’. Moretti sale sul palco e gela i presenti: “Ci vorranno generazioni prima che il centrosinistra torni a vincere”. Un boato saluta le sue parole.

(Adnkronos) – Però non è di Moretti la leadership che emerge da piazza Navona. E’ lo stesso autore di ‘Caro diario’ ad indicare un’altra persona presente tra la folla cui guardare per la guida dei progressisti, senza nominarlo. E’ “il geografo di Firenze”, cioè Pancho Pardi. Nato il 25 aprile, professore universitario, Pardi pochi giorni prima si era inventato la ‘Marcia dei professori’ a Firenze, nei fatti il primo vagito dei Girotondi che di lì a poco animarono un’altra grande manifestazione a piazza san Giovanni, nel settembre 2002.

Né Cofferati, né Moretti, né Pardi si sono rivelati come l’elemento chiave delle alchimie elettorali del centrosinistra. E così la caccia al federatore, al leader, al demiurgo della coalizione si è arricchita di nuovi episodi. Del club hanno fatto parte tanti personaggi, alcuni in qualche modo ‘messi alla prova’. Come Mario Monti, premier del governo di larghe intese prima e di area progressista poi. Oggi Monti ha il suo scranno a palazzo Madama come senatore a vita. Più recenti sono le ‘imprese’ politiche di Mario Draghi, anche lui presidente del Consiglio di una ‘vaste koalition’, poi tirato un po’ per la giacchetta in campagna elettorale ma alla fine sordo alle sirene della politica di parte.

Un mezzo pensiero alla leadership, per restare nella stessa area di Draghi, lo aveva fatto pure Corrado Passera. L’ex numero uno di Poste e Banca Intesa ha fatto il ministro con Monti e ha fondato un suo movimento, Italia unica. Dopo essersi candidato sindaco di Milano, ha però ‘mollato’ la politica e liquidato Italia unica.

(Adnkronos) – Dalla piazza, invece, arrivava Mattia Santori, leader da subito come capo del movimento delle Sardine, protagonista di una breve stagione politica legata alle regionali del 2020 in Emilia Romagna. Indicato subito tra i papabili, dopo aver organizzato manifestazioni in tutta Italia Santori oggi siede in Consiglio comunale a Bologna. E sempre dalla ‘Dotta’ arriva un altro nome abbinato ciclicamente alla leadership progressista: Filippo Andreatta.

Professore universitario, figlio di Beniamino, Andreatta Jr ad oggi si è limitato a qualche intervista di stampo politico. Niente di più. Federatori, o comunque titolari di uno standing da leader di coalizione, negli anni sono stati anche Enrico Letta, richiamato dall’esilio universitario per fare il segretario del Pd, e soprattutto Paolo Gentiloni, cui oggi in molti guardano con attenzione anche per la sua ‘vacatio’ di ruoli dopo l’addio alla Commissione Ue.

Infine, oltre ai papabili, nel centrosinistra c’è anche la categoria dei leader di coalizione eletti. Oltra a Prodi, vincitore delle primarie più partecipare di sempre (4.311.149 elettori nel 2005, ai tempi dell’Unione) c’è stato anche Pier Luigi Bersani, candidato premier del fronte Italia bene comune dopo aver battuto nelle primarie di coalizione Matteo Renzi nel 2012.

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