Caso Garlasco: Sempio, ‘sono innocente’ (2)
(Adnkronos) – Era stato proprio Andrea Sempio, ospite a ‘Porta a Porta’ a ribadire la sua tranquillità rispetto agli esiti degli accertamenti su quella traccia Y, indicante la linea familiare paterna. “Anche prendendo le consulenze di Linarello (difesa del condannato Alberto Stasi, ndr) e quella della Procura (di Pavia) – non arrivano mai a dire con certezza che li c’è il Dna di Sempio” le parole dell’indagato in tv. “L’unico punto” su cui le consulenze “concordano” è che si tratta di una “traccia parziale”, che se sottoposta a un doppio identico esame “non si riproduce mai nelle repliche, quindi non ha i criteri per essere attendibile” poiché non fornisce lo stesso risultato, e che “forse alcuni punti” potrebbero coincidere con “Andrea Sempio, dei familiari o di una persona che condivide lo stesso aplotipo non presente nei loro database” diceva parlando in terza persona.
Parole che somigliano a quelle pronunciate dalla stessa perita Albani in aula nell’udienza del 26 settembre. “Non potrò mai dire, e ci tengo a sottolinearlo, che quel profilo è di Tizio, perché è proprio concettualmente sbagliato essendo un aplotipo”, dunque la sola deduzione “che si può andare a evidenziare è un contesto familiare di appartenenza, ma sicuramente non va a individuare una singola persona”. Il materiale trovato sulle unghie della vittima è un “aplotipo parziale misto non consolidato. Questo è un dato oggettivo”.
E Sempio sembra rassicurato anche dal dato quantitativo. “Se fosse stata una traccia durante un’aggressione non ci sarebbe stato questo risultato che forse non si legge, parziale, ma ci sarebbe stata una traccia netta” aveva dichiarato. Un’idea che trova conferma nelle dichiarazioni del suo poll difensivo. “Parliamo di un Y che nei valori Rfu che abbiamo (la soglia scelta per l’analisi, ndr) sono molto bassi: superano di poco i 200, nessun picco supera i 1000, ha una media di valori – sia dell’unghia attribuibile alla mano destra che a quella della mano sinistra – bassissimi. Se fosse un’aggressione avremmo valori al di sopra dei 2.000-3.000” la spiegazione all’Adnkronos del consulente Armando Palmegiani, convinto che si tratti di un Dna da contatto.
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