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**Caso Montante: questore Milano, ‘funzionario Aisi mi chiese notizie riservate su inchiesta’**

10 Marzo 2025

Caltanissetta, 10 mar. (Adnkronos) – All’inizio del 2016, mentre la Procura di Caltanissetta stava indagando sul ‘cerchio magico’ dell’ex potente Presidente degli industriali siciliani Antonello Montante, accusato di corruzione, un funzionario del servizio segreto civile, l’ex Aisi, si rivolse al Questore di Caltanissetta, appena nominato, Bruno Megale, per chiedergli delle notizie sulla indagine. In particolare sull’inchiesta che riguardava il dirigente Giuseppe D’Agata, che poi è stato rinviato a giudizio. A renderlo noto, nel corso della nuova udienza del ‘maxiprocesso’ a carico di Montante e di ex ufficiali, imprenditori e politici, è lo stesso Megale, oggi Questore di Milano, che viene ascoltato come teste. “All’inizio del 2016 mi chiamò Valerio Blengini e mi disse che aveva necessità di incontrarmi perché doveva dirmi delle cose riservate- dice Megale – In quell’occasione ribadii al dottor Blengini che avevo preso dei giorni di ferie per ultimare il trasloco da Milano. Ero in Calabria e avevo una decina di giorni di ferie. Gli dissi che dovevo andare a Milano e fermarmi il 25 gennaio a Firenze per un giorno perché dovevo fare una relazione alla Scuola nazionale di magistratura sul terrorismo”.

“In quella circostanza Blengini mi chiese e se era possibile incontrarci- spiega ancora Megale rispondendo alle domande del m Maurizio Bonaccorso- Mi ritelefonò successivamente e mi chiese se fosse possibile incontrarci di persona a Firenze. Nell’occasione avevo prenotato una camera in albergo ed effettivamente ci incontrammo all’ora di pranzo con Blengini nella hall dell’hotel. Lui venne a trovarmi. In quella occasione esordì dicendomi che avevano avuto notizia di una indagine che c’era a Caltanissetta e che riguardava un loro dipendente, il colonnello Giuseppe D’Agata e che questa indagine la stava seguendo la Squadra mobile. Era particolarmente preoccupato perché sostenne che al tempo avrebbero dovuto dare un incarico molto prestigioso in Sicilia al colonnello D’Agata e questa situazione chiaramente creava un imbarazzo. Era chiara l’idea che volesse cercare di capire che tipo di indagine ci fosse sul colonnello D’Agata”.

“In quella occasione rimasi imbarazzato e gli chiesi come avesse saputo di questa informazione e mi disse che l’informazione sull’esistenza dell’inchiesta era partita dal dottor Andrea Grassi dello Sco, il Servizio centrale operativo dellla Polizia e che l’aveva riferita ad Andrea Cavacece, funzionario dell’Aisi, che conoscevo da tempo”. Tra gli imputati del processo anche l’ex presidente della Regione Rosario Crocetta, gli ex assessori Linda Vancheri e Mariella Lo Bello, l’ex commissario Irsap Maria Grazia Brandara, gli imprenditori Giuseppe Catanzaro, Rosario Amarù, Vincenzo Savastano vice questore aggiunto all’epoca dei fatti della Polizia presso l’ufficio di frontiera di Fiumicino, Gaetano Scillia capocentro Dia di Caltanissetta dal 2010 al 2014, Arturo De Felice, direttore della Dia dal 2012 al 2014.

Poi il Questore di Milano Megale aggiunge: “Io con Cavacece avevo un rapporto di conoscenza. Quando mi riferii questa informazione rimasi molto perplesso e gli dissi: ‘Valerio mi stai mettendo in grande difficoltà, non posso riferirti di indagini’. Lui si rese conto di questo. La conversazione durò solo qualche minuto”, spiega Megale. “Poi siamo andati a pranzo con un altro dirigente, che dirigeva la Digos di Firenze. E sono ripartito e sono tornato giù a finire il trasloco”.

Il pm Bonaccorso gli chiede quando venne contattato per la prima volta dal funzionario Aisi. E Megale risponde: “A metà gennaio 2016 ma non mi disse il motivo, mi disse che doveva parlarmi di una cosa riservata e io ho percepito che era una cosa urgente di cui doveva parlarmi”, parlando dell’ex vice direttore del servizio segreto civile. All’epoca, nel 2016, l’allora Capo della Polizia aveva inviato Megale in Sicilia per blindare l’indagine della Squadra mobile. E Megale aveva alzato un muro quando gli vennero chieste notizie sull’indagine che vedeva coinvolto anche il colonnello Giuseppe D’Agata. Il questore gli disse (“con la correttezza che gli va riconosciuta”, come scrissero poi i magistrati nisseni) che non era il caso di avanzare simili richieste.

“E la mancata rassicurazione -avevano scritto i magistrati all’epoca dell’inchiesta – accese un ulteriore campanello dall’allarme negli ambienti dell’Aisi”. Ma, nel frattempo, il questore Megale aveva fatto una dettagliata relazione di servizio su quanto accaduto. La deposizione di Megale prosegue con le domande del pm Bonaccorso.

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