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Conclave 2025, l’età del nuovo Papa: scelta strategica o fede nella Provvidenza?

5 Maggio 2025

Città del Vaticano, 5 mag. – (Adnkronos) –

Con l’avvicinarsi del Conclave che dovrà eleggere il successore di Papa Francesco, una domanda cruciale si impone nel Collegio dei cardinali: quale peso avrà il fattore età nella scelta del nuovo Pontefice? La decisione non sarà solo spirituale o teologica, ma anche strategica. In un’epoca in cui il papato ha dimostrato, con Benedetto XVI, che è possibile dimettersi per motivi di salute o età avanzata, la longevità del pontificato torna a essere una variabile significativa.

Il futuro Papa sarà chiamato a guidare la Chiesa Cattolica in un tempo di grandi sfide: crisi vocazionali, riforme interne, tensioni geopolitiche, dialogo interreligioso, e una profonda riflessione sul ruolo stesso del papato nel mondo contemporaneo. In questo contesto, i cardinali elettori si chiedono: è meglio puntare su un cardinale giovane che possa garantire continuità e leadership per un lungo tempo, oppure scegliere un porporato di età più avanzata, per un pontificato di transizione, che favorisca il consolidamento e prepari il terreno per cambiamenti più strutturali?

Guardando a chi potrebbe incarnare un pontificato lungo, un nome credibile è il cardinale Pierbattista Pizzaballa, 60 anni, patriarca latino di Gerusalemme, che potrebbe essere eletto come figura unificante in un contesto di enorme rilevanza simbolica ma anche carico di responsabilità. Una figura, dunque, che può incarnare un pontificato sobrio ma fortemente orientato alla diplomazia e alla riconciliazione.

Il cardinale Mauro Gambetti, 59 anni, arciprete della basilica papale di San Pietro in Vaticano e vicario generale per la Città del Vaticano, è uno dei nomi più ‘giovanili’ tra i papabili ma con un profilo ‘di servizio’, che potrebbe essere scelto non per imprimere una rivoluzione, ma per accompagnare con sobrietà e continuità il cammino intrapreso da Francesco.

Tra i cardinali che rappresentano l’idea di un papato dinamico c’è Matteo Zuppi, 69 anni, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Vicino per sensibilità a Papa Francesco, ma capace di dialogare anche con le ali più tradizionali della Chiesa, Zuppi incarna un profilo di “pontificato lungo con radici italiane”, fatto di attenzione sociale, dialogo interreligioso e pacificazione interna. È anche molto apprezzato per la sua mediazione diplomatica, come dimostrato dal ruolo nella missione vaticana per l’Ucraina.

Un outsider di grande spessore è il cardinale francese Jean-Marc Aveline, 66 anni, arcivescovo di Marsiglia. Conosciuto per il suo impegno nel dialogo con l’Islam e per la sua riflessione sull’identità europea in chiave cristiana e migratoria, rappresenterebbe una scelta giovane, innovativa e simbolica, soprattutto in un momento in cui l’Europa è divisa su temi come l’immigrazione e il pluralismo religioso.

Tra i presenti in Conclave sotto i 75 anni (l’età in cui i vescovi vanno in pensione) non si può escludere il cardinale filippino Luis Antonio Tagle, 67 anni, pro-prefetto della sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari del Dicastero per l’Evangelizzazione dal 2022 e Gran cancelliere della Pontificia Università Urbaniana. Benché il suo ruolo in Curia non sia di primo piano, Tagle continua a godere di grande prestigio nel mondo cattolico globale e rappresenterebbe una scelta decisa verso l’Asia, continente in crescita demografica e spirituale per la Chiesa.

Dall’altra parte, alcuni cardinali potrebbero preferire un Papa di transizione: un uomo di grande esperienza, rispettato, ma con un’età che rende improbabile un pontificato molto lungo. L’obiettivo di questa scelta sarebbe garantire stabilità, traghettare la Chiesa oltre il pontificato di Francesco, ma senza imprimere una svolta troppo brusca.

Sul fronte più tradizionalista, l’età potrebbe premiare il cardinale ungherese Péter Erdő, 72 anni, arcivescovo di Budapest. Teologo raffinato, uomo di governo, la sua elezione rappresenterebbe una scelta europea, ma non italiana, assai apprezzata dagli ambienti conservatori della Chiesa americana, e potrebbe durare abbastanza da imprimere una direzione chiara alla Chiesa per il prossimo ventennio, non necessariamente in linea con Francesco. Una vera sorpresa potrebbe essere il nome del cardinale austriaco Christoph Schönborn, 80 anni da poco compiuti, quindi escluso dal Conclave, ma ancora influente nel Sacro Collegio, su cui potrebbero trovare un’intesa le diverse anime presenti tra i porporati, convergendo su un candidato che ha servito gli ultimi tre Papi, ammirato per la sua dottrina teologica e per il suo pragmatismo pastorale.

La scelta tra un Pontefice ‘giovane e di lungo corso’ e un Pontefice ‘anziano e di transizione’ non è mai meramente anagrafica. Spesso, come ha dimostrato il Conclave del 2005 (che elesse Benedetto XVI, allora 78enne) e quello del 2013 (che scelse l’ultrasettantenne Jorge Maria Bergoglio), conta anche il momento storico, il desiderio di cambiamento o di stabilità, e soprattutto la capacità del candidato di creare consenso trasversale.

Il ‘Papa giovane’ può offrire stabilità a lungo termine e visione strategica, ma richiede un rischio maggiore: se si rivela divisivo, la Chiesa potrebbe rimanere a lungo su un sentiero problematico. Il ‘Papa anziano’, al contrario, permette una gestione più prudente del passaggio, ma potrebbe essere percepito come un freno a processi di riforma già avviati.

Il prossimo Conclave sarà chiamato a compiere una scelta non solo di fede, ma anche di visione del futuro. Scegliere un Papa giovane significherebbe puntare su una nuova stagione lunga, con un leader in grado di affrontare per decenni i cambiamenti del mondo. Optare per un Pontefice anziano, invece, significherebbe scegliere una guida prudente e rassicurante, ma inevitabilmente temporanea. Il dilemma dell’età, dunque, non è secondario. È il riflesso di una domanda più grande: la Chiesa è pronta a cambiare, o ha bisogno ancora di tempo per prepararsi? (di Paolo Martini)

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