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Criminalità: Boyun ai domiciliari preparava attentato in Turchia, ‘ne parleranno tutti’

22 Maggio 2024

Milano, 22 mag. (Adnkronos) – “Siete pronti ragazzi? Buona fortuna in battaglia! Radete al suolo quella fabbrica…daje mie leoni”. E’ con queste parole che il presunto boss della mafia turca Baris Boyun, incita i suoi uomini per un attentato (fallito) per vendicarsi di quello da lui subito in precedenza. Boyun, nonostante sia ai domiciliari, progetta l’attacco a una struttura nella città di Tekirdag, non distante da Instanbul, un progetto i cui esiti sarebbero stati evidenti: “Dammi una settimana di tempo, sto facendo grandi preparativi, tutta la Turchia ne parlerà”. Le conversazioni intercettate sono sempre più serrate a mano a mano che i preparativi prendono corpo con sopralluoghi, con tanto di droni, alla fabbrica per colpire il rivale Burhanettin Saral del gruppo noto come Saralar.

L’attacco armato, in concomitanza con il Ramadan a fine marzo, salta per la presenza della polizia turca che controlla la fabbrica. Un’anomalia che insinua il sospetto che uno dei ragazzi sia stato intercettato e che diventa realtà con alcuni arresti eseguiti in Turchia. Per il gip Crepaldi, “il tenore delle conversazioni impone di ritenere provato come l’obiettivo diretto dell’attentato fosse proprio Saral (ritenuto dall’arrestato vicino al potere dominante in Turchia, ndr), ma l’intenzione del Boyun e dei suoi uomini fosse, comunque, di interferire con lo status quo esistente Turchia: Boyun ha più volte esternato la sua volontà di scalzare il gruppo attualmente al potere, che corrompe lo Stato e lo considera come un criminale di ‘quarta categoria’”. E proprio per dimostrare la propria potenza al potere politico turco, “per Boyun è indifferente che si riesca davvero ad uccidere il rivale o meno: ‘se questo affare non avesse successo, credimi, faremo puntare su di loro gli occhi dello Stato e poi li spaventeremo noi, perché all’ingresso ci siamo noi!'”.

Non vi è dubbio che un blitz con armi pesanti, bombe a mano e un bazooka all’interno di una fabbrica “possa concretamente arrecare un grave danno alla Turchia, in considerazione della dimostrazione di forza che l’organizzazione di Boyun avrebbe dato sul piano criminale e sul senso di insicurezza che sarebbe derivato da un attacco ad un luogo che accoglie quotidianamente i lavoratori” si legge nell’ordinanza.

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