Ddl concorrenza: Boccia, ‘su tariffe telefoniche destra vuole tornare a prima di Bersani’
Roma, 27 ott. (Adnkronos) – “Dietro la bandiera del disegno di legge ‘sulla concorrenza’, la maggioranza di destra tenta un’operazione di segno opposto: tornare indietro sul funzionamento del mercato a prima delle lenzuolate di Bersani, per favorire interessi particolari e rendite di posizione. In nome del Pnrr — ormai svuotato dei suoi principi originari di apertura, trasparenza e tutela dei cittadini — si prova a introdurre norme che tradiscono proprio lo spirito delle riforme europee”. Così il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia.
“Gli emendamenti presentati al Senato su rincari automatici delle tariffe telefoniche e telemarketing disegnano un modello di ‘mercato controllato’ in cui a vincere non è la concorrenza, ma la protezione delle lobby. Sul fronte delle tariffe, si elimina di fatto il diritto dell’utente alla disdetta gratuita in caso di aumento dei prezzi, trasformando l’indicizzazione all’inflazione in un meccanismo unilaterale e privo di reciprocità. Quando i prezzi salgono, le tariffe aumentano; quando scendono, gli operatori possono trattenere i margini. È un ritorno a un passato che l’Agcom aveva corretto, e che ora il governo vuole riesumare in silenzio”.
“Sul fronte del telemarketing, si tenta di riaprire l’uso commerciale dei dati di chi cambia operatore, un arretramento evidente in materia di privacy e di correttezza contrattuale. Si chiama “semplificazione”, ma nella sostanza è un via libera al telemarketing aggressivo e all’abuso del consenso. Il tutto mentre la maggioranza — divisa come sempre al proprio interno tra chi spinge per il blitz e chi teme l’effetto politico — tenta di approvare queste norme in fretta, magari forzando ancora una volta le regole parlamentari, prima della manovra. Una forzatura che svela la vera direzione di marcia: meno tutela per i consumatori, più libertà per le lobby”.
“Così, in nome della concorrenza, -aggiunge Boccia- si costruisce un sistema che la svuota dall’interno: le imprese più forti diventano intoccabili, i cittadini più deboli diventano clienti obbligati. È un’Italia che parla di liberalismo ma pratica il corporativismo; che promette mercato ma ristabilisce monopoli; che predica modernità ma difende vecchi privilegi. Una concorrenza al contrario, che chiude gli spazi invece di aprirli, e che conferma ancora una volta come questa destra non sappia riformare: sa solo proteggere il potere di chi lo ha già”.
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