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“Donai al Papa il pastorale fatto con il legno dei barconi”

24 Aprile 2025

Palermo, 24 apr.. (Adnkronos) – “E’ venuto a mancare un punto di riferimento per Lampedusa e per i lampedusani. Ci mancherà molto. La notizia della sua morte ci ha colti di sorpresa. Eravamo convinti che il peggio fosse passato. Porterò sempre nel mio cuore l’incontro con lui, qui a Lampedusa”. Francesco Tuccio, 59 anni, è il falegname-artista che da oltre 15 anni realizza oggetti con il legno dei barconi dei migranti. Con lo stesso legno creò il pastorale usato da Papa Francesco l’8 luglio del 2013 nella messa officiata davanti a migliaia di persone sull’isola. Tuccio realizzò in quella occasione anche altri oggetti, come l’ambone, usato dal Pontefice per le letture. Come altare c’era una barchetta in legno. “Ricordo ancora nitidamente quando il parroco di allora, don Stefano Nastasi, venne da me, a fine giugno del 2013, per dirmi che avrei dovuto realizzare degli oggetti con il legno dei barconi dei migranti, come facevo da anni. Ma non mi voleva dire il motivo e per chi. Poi seppi che si trattava del Papa e non riuscivo a crederci – racconta Tuccio all’Adnkronos, non senza emozionarsi- In quel periodo c’erano tanti sbarchi e io collaboravo con il gruppo parrocchiale. Avevamo bisogno di un supporto morale, perché eravamo impegnati nei soccorsi. Quando abbiamo saputo che sarebbe venuto per noi è stato un vero sollievo. Come se qualcuno ci venisse a consolare, in quel periodo. E’ davvero un bel ricordo. Ricordo quel giorno e i giorni seguenti per realizzare i vasi liturgici, i quei giorni volavano. Un ricordo indelebile. Per Lampedusa è stato importante”.

“Il parroco venne in falegnameria e mi disse: ‘Per la messa del Pontefice dovresti fare il pastorale, l’altare, in barchetta, e altri oggetti. Io sono andato nel panico ma ero felice”, ricorda Tuccio, che continua a realizzare oggetti vari con il legno dei barconi. Come le targhe in legno per il Premio internazionale di giornalismo ‘Cristiana Matano’, che si celebra ogni anno proprio a Lampedusa. “Così mi misi subito all’opera per realizzare questi oggetti, per poi darli nel giorno della messa. E’ stato fantastico. Quel giorni non stavo nella pelle, dovevo dare il meglio di me – racconta Tuccio – Per dare un messaggio attraverso i miei oggetti. Padre Stefano mi diede l’ok. Ho recuperato il timone per l’ambone, il calice lo avevo già dentro. perché lo realizzai quando affondò un barcone, nel maggio 2011. Il pastorale è stato estrapolato dalla prua di una barca”. Quel giorno, a fine messa, davanti al campo sportivo, Francesco Tuccio incontrò il Pontefice, accompagnato da don Stefano.

“Ho avuto la fortuna di potere incontrare Francesco con la mia famiglia. Mi ha fatto i complimenti per gli oggetti realizzati. E’ stato tutto veloce, volevo dire tante cose ma ero talmente emozionato…”, dice ancora Francesco Tuccio all’Adnkronos. Ma come nacque l’idea di fare degli oggetti dal legno dei barconi naufragati a Lampedusa? Era il 9 aprile 2009, con uno dei naufragi più tragici della storia recente, che ha visto la morte di oltre 100 migranti vicino alle coste di Lampedusa. Profondamente colpito dalla vista dei relitti, Tuccio ha pensato di rendere quel dolore una vera e propria memoria attiva. “Così cominciai a raccogliere i legni delle barche naufragate”. Mantenendo le tracce di salsedine e crepe. “Pensai di prendere i legni delle barche nella discarica e intagliare una croce come simbolo di quello che non si voleva far vedere”, racconta emozionato. Da lì è iniziata una produzione intensa di croci di ogni formato, con richieste che gli arrivavano e continuano a giungergli da ovunque, dall’Italia ma anche dall’estero. Tuccio utilizza sempre i legni avanzati dei barconi fermi nel porto di Lampedusa e li trasforma nel suo materiale artistico e simbolico.

Quel giorno, della messa del Pontefice con il pastorale di Tuccio, non era emozionato solo per avere realizzato gli oggetti usati dal Papa, ma perché “finalmente – dice – era passato il messaggio delle mie opere e delle croci create con il legno dei barconi dei migranti, cioè di dare voce alla sofferenze dei naufraghi. E Papa Francesco si è fatto straordinario interprete di questo messaggio di solidarietà”.

Una delle tanti croci realizziate da Tuccio è stata portata in udienza da Papa Francesco il 9 aprile 2014, benedetta dal Pontefice con lo specifico invito rivolto al falegname, con l’intento che la croce attraversi l’Italia con il suo carico di sofferenza e di speranza. “So che oggi la croce si trova a Barcellona”, dice Tuccio. Ma le sue croci di legno, grandi e piccole, stanno facendo il giro del mondo, non solo in Sicilia e in Italia – spiega Tuccio “ma anche in Germania, in America”. E in altri paesi.

“Lunedì quando ho saputo della sua morte mi sono commosso – racconta oggi Tuccio – sembra che abbiamo perso un punto di riferimento. Ci sentiamo più soli. Senza Papa Francesco. Speriamo ci sia una continuità. La sua morte ci ha sconvolti, siamo stati male. Per noi era come un papà. Per Lampedusa era un punto di riferimento. Speriamo che si faccis qualcosa in suo ricordo”. Proprio nei giorni scorsi, il sindaco di Lampedusa Filippo Mannino ha fatto un appello affinché il molo Favaloro, dove arrivano i migranti possa essere intitolato a Papa Francesco. “Ce lo auguriamo – dice Francesco Tuccio – perché Papa Francesco è stato molto amato da Lampedusa e tutti noi lampedusani. Lo terremo sempre nel cuore”. (di Elvira Terranova)

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