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Fisco: Fratoianni, ‘su fiscal drag furbizie, interrogazione a governo Meloni’

16 Maggio 2025

Roma, 16 mag. (Adnkronos) – “Secondo alcune recenti esternazioni della Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni, rese, peraltro attraverso una narrazione tanto rassicurante quanto fuorviante, l’impennata della pressione fiscale che, come certificato dall’Istat, avrebbe raggiunto nel 2024 il 42,6 per cento del Prodotto interno lordo, sarebbe da attribuirsi al contestuale buon andamento dell’occupazione che trascinerebbe con sé un aumento, a parità di aliquote, del gettito sia fiscale che contributivo. Non è così”. Lo chiede Avs, primo firmatario Nicola Fratoianni, al governo Meloni con un’interrogazione parlamentare.

“Per questo vogliamo sapere dal governo a quanto ammonti il valore del fiscal drag relativo all’anno 2024 e quanta parte dell’extragettito Irpef realizzato dal 2019 al 2024 sia attribuibile al medesimo, anche al fine di programmare la sua integrale restituzione ai contribuenti. E vogliamo anche sapere se Meloni e Giorgetti intendono adottare iniziative, anche di carattere normativo, al fine di sterilizzare il maggiore prelievo innescato nominalmente dal caro-vita, attraverso il miglioramento e la rimodulazione del profilo della progressività dell’Irpef”.

“Nell’interrogazione si legge anche che alla luce dei dati riportati nel recente Documento di finanza pubblica, su una quota consistente del risanamento dei conti pubblici, in valore assoluto ha pesato soprattutto il buon andamento delle ritenute Irpef dei lavoratori dipendenti finanziato dal combinato disposto delle misure di contenimento della spinta inflativa sui redditi da lavoro dipendente e del conseguente ed inevitabile fenomeno del drenaggio fiscale (fiscal drag), ossia dell’effetto-trascinamento che la progressività delle aliquote esercita sul reddito nominale maggiorato, spingendolo verso scaglioni con tassazione più elevata, nonostante resti invariato il suo valore reale”.

“Quindi in realtà l’aumento della pressione fiscale registratosi nel biennio 2023-2024, anni dello shock inflazionistico, è stato infatti determinato dall’inadeguatezza dei rinnovi contrattuali del periodo 2021-2024, che, nel tentativo di compensare la perdita di potere d’acquisto, hanno contribuito ad innalzare i redditi nominali, facendo crescere la base imponibile e valicare le soglie d’imposizione fiscale e, per effetto della progressività, aumentare il relativo prelievo, andando quindi a generare un tesoretto nominale statale”, continua Fratoianni.

“Ad esempio l’incremento sui minimi retributivi pari a 123,40 euro lordi mensili del Contratto collettivo nazionale di lavoro Metalmeccanici viene eroso per oltre la metà (57,7 per cento) dal fiscal drag. Il fiscal drag, pur traendo origine da uno scenario positivo, ossia del graduale adeguamento dei redditi all’inflazione, impoverisce nella realtà, attraverso una sorta d’inganno, il contribuente a tutto vantaggio dell’erario, che, ad aliquote invariate, vede sensibilmente ed indebitamente attribuirsi un extra-gettito che non gli compete non essendo correlato all’andamento del reddito reale dei contribuenti”.

“Alcuni autorevoli economisti hanno calcolato che complessivamente il fiscal drag abbia gravato per 14 miliardi di euro nel 2022 , di cui 10 a carico di dipendenti e 3,9 a carico dei pensionati, un ammontare che è successivamente cresciuto facendo stimare in 17 miliardi quello relativo al 2024, e che coinciderebbe (curiosamente) con l’onere complessivo delle due uniche misure figurativamente a vantaggio dei lavoratori dipendenti, la riduzione del cuneo fiscale e la riforma degli scaglioni Irpef, rese strutturali dalla legge di bilancio per l’anno 2025, destando il legittimo sospetto che il Governo per finanziarle si sia servito di risorse derivanti dal mondo del lavoro, attraverso una partita di giro a danno dei lavoratori. Insomma – conclude Fratoianni – è arrivato il momento, per un principio sacrosanto di giustizia sociale, che il governo Meloni restituisca tutto a lavoratori dipendenti e pensionati, che non possono continuare ad essere utilizzati come dei bancomat”.

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