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Fondazione Fiera Milano, Bozzetti: “Dalle Olimpiadi al made in Italy, a sostegno della politica industriale”

30 Settembre 2025

(Adnkronos) – Investimenti, valorizzazione del made in Italy, supporto alle pmi e integrazione con il territorio. Giovanni Bozzetti è stato nominato questa estate presidente della Fondazione Fiera di Milano e parla, in un’intervista all’Adnkronos, delle priorità strategiche del suo mandato: non solo il core business ma anche un’azione di sistema a sostegno della politica industriale e della politica economica. (Video)

Partiamo dagli investimenti, che sono la chiave per inquadrare l’attività che intende svolgere la Fondazione. Sono stati stanziati 284 milioni per il piano triennale 2024-2027. Quali sono le priorità e dove saranno indirizzati questi investimenti” 

“La prima è certamente quella delle Olimpiadi, perché Fiera Milano sarà sede di gare olimpiche, specificatamente l’hockey su ghiaccio e il pattinaggio su ghiaccio, oltre ad ospitare anche in Fiera Milano City il centro media internazionale. Quindi abbiamo dovuto riconvertire dei padiglioni, che normalmente sono adibiti a manifestazioni fieristiche, in stadi olimpici. Il lavoro è stato terminato, l’investimento è stato portato a termine, e ciò ci è valso anche il plauso da parte del Comitato Olimpico Internazionale e della Fondazione Milano Cortina, per aver eseguito i lavori in modo perfetto e nei tempi previsti. Non ci rimane che dire a tutti, venite a vedere le gare olimpiche. Oltre 100 milioni sono investiti sul nuovo centro di produzione della RAI, che vedrà studi avveniristici, dove verranno realizzate molte trasmissioni. Poi stiamo realizzando anche alcuni alberghi, perché Milano necessita di aumentare l’offerta alberghiera sia a 5 stelle che a 4 stelle. Quindi, sempre più investimenti per il territorio e per migliorare il sistema fieristico milanese”.

E’ appena nata in Fiera la Casa del Made in Italy. Ci puoi spiegare come lavorerà e a cosa serve?

“La Casa del Made in Italy è una straordinaria iniziativa del Ministero delle Imprese del Made in Italy, guidato dal Ministro Adolfo Urso e noi abbiamo accolto il suo invito ad ospitare la prima Casa del Made in Italy in un quartiere fieristico. Nella Casa del Made in Italy, che sarà presente in tutte le manifestazioni fieristiche a Milano, personale del MIMIT esporrà a tutti gli imprenditori quai è il sistema di incentivi nazionale e locale a favore delle imprese italiane. Ma fornirà anche informazione agli investitori stranieri che vengono in Fiera Milano su quale supporto il governo può dare agli investitori che vogliono investire in Italia. La Casa del Made in Italy servirà in modo concreto sia per valorizzare il sistema imprenditoriale italiano che per attrarre maggiori investimenti nel nostro Paese, tenendo presente che nelle oltre 50 manifestazioni che si svolgono in Fiera Milano accogliamo 4 milioni e mezzo di visitatori, imprenditori sostanzialmente, e oltre 40 mila espositori. Quindi è il luogo ideale dove avere questa informazione”.

Il tessuto produttivo italiano è fatto soprattutto di piccole e medie imprese. In che modo il sostegno alle pmi è una direttrice strategica della Fondazione?

“Credo che ogni manifestazione fieristica rappresenti un volano di sviluppo per il sistema imprenditoriale italiano e soprattutto per le Pmi. La Fiera di fatto esercita anche una strategia di politica industriale. Vi do due dati che sono molto interessanti per quanto concerne le aziende che partecipano alle varie iniziative di Fiera Milano: sono in grado di generare un fatturato di oltre 47 miliardi di euro e un export di oltre 17 miliardi. Da questo si evince chiaramente come la Fiera di Milano può esercitare un volano di sviluppo per le imprese italiane”.

Altro driver fondamentale è l’integrazione con il territorio.

“Fondazione Fiera Milano per statuto ha dei consiglieri generali che vengono indicati dai principali stakeholder pubblici e privati del territorio. Per la parte pubblica, abbiamo sia la presenza del Consiglio dei Ministri sia Regione Lombardia, la Città Metropolitana, il Comune di Milano e la Camera di Commercio; per la parte privata, abbiamo tutte le organizzazioni afferenti al mondo del commercio dell’industria, dell’artigianato, dell’agricoltura, le cooperative e rappresentanze dei lavoratori. Per questo motivo, non solo possiamo ma dobbiamo essere il fulcro dello sviluppo economico, sociale, culturale e scientifico per il territorio di pertinenza. Per Milano e la Lombardia ma, poiché la Lombardia rappresenta un terzo del PIL nazionale, anche per il nostro Paese. Per far questo ci vuole una maggiore integrazione tra manifestazioni fieristiche e territorio. Questo è il motivo per cui sto incontrando tutti gli stakeholder del territorio. Ho iniziato con i nostri lavoratori perché i lavoratori rappresentano evidentemente l’anima di ogni organizzazione, per proseguire con tutti gli organizzatori delle manifestazioni fieristiche e associazioni di categoria ad esse correlate. Incontrerò a breve i consoli e poi gli ambasciatori per proporre il sistema fieristico milanese sempre di più all’estero. C’è bisogno di maggiore internazionalità e questo è un campo dove lavorare. Poi incontrerò anche le associazioni dei commercianti, proprio perché nel momento in cui si propone una fiera all’estero bisogna dirgli ‘venite alla fiera di Milano ma poi usufruite del tempo libero per andare nei ristoranti per fare shopping, per andare nei musei e nelle gallerie d’arte e perché no per prendere un treno veloce e andare a vedere le bellezze di Venezia piuttosto che di Firenze e di Roma. Dobbiamo lavorare in una logica sistemica e non essere ancorati ai campanilismi”.

La fondazione svolge anche delle attività laterali rispetto al core business fieristico, vengono in mente l’Accademia o il Centro Studi. Come intende svilupparle queste attività?

“Purtroppo sono attività che non sono sufficientemente conosciute ma sono di grande rilevanza. Il nostro Centro Studi è uno dei nostri fiori all’occhiello e ogni anno dirama dei report sia sulla situazione delle fiere italiane in rapporto alle fiere internazionali sia per quanto riguarda gli inventi congressuali, tenendo presente che noi abbiamo il Mico che è il più grande Centro Congressuale europeo con 30.000 posti. L’Area Studi deve diventare una vera business unit al servizio del sistema imprenditoriale italiano e delle altre manifestazioni fieristiche. Abbiamo l’Accademia che ha già formato oltre mille professionalità che poi sono state rimesse nel mondo del lavoro delle manifestazioni fieristiche e adesso incontrerò anche tutti i rettori della città di Milano per proporre un master post universitario, in modo da formare professionalità perché bisogna essere sempre più professionali anche al servizio delle fiere nazionali e perché no anche internazionali. Poi, abbiamo uno straordinario archivio storico che raccoglie oltre un chilometro di metri di lineare di documenti”.

Guida la Fondazione da quest’estate, ha già individuato criticità o nodi particolari da sciogliere per migliorare l’attività della fondazione e di Fiera di Milano? 

“Il nodo principale da sciogliere è quello di avere la capacità di fare sistema in Italia, perché troppo spesso si hanno delle visioni individualiste ma solo la visione di insieme è capace di ottenere vittorie. Il primo obiettivo che ho voluto conseguire è stato quello di riunire le associazioni fieristiche che si erano divise perché Fondazione Fiera era uscita da AEFI per fondare ITEX: ho incontrato i due presidenti, insieme anche al Ministro Urso, ed è stato già avviato il processo di riunificazione. Il sistema fieristico in Italia vale 1 miliardo e 400 milioni, in Germania vale oltre 4 miliardi e il mio obiettivo è certamente quello di avvicinare il più possibile la Germania. Siamo italiani, abbiamo capacità di innovazione, abbiamo la creatività, abbiamo la forza del made in Italy che è amato in tutto il mondo, abbiamo tutte le prerogative per diventare il primo sistema fieristico europeo, dobbiamo farcela e uniti ce la faremo”.

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