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Gandolfo (Sirm): “Digitalizzazione ha cambiato radicalmente percorso di cura”

13 Maggio 2025

Milano, 13 mag. (Adnkronos Salute) – “Oggi siamo in una fase cruciale. La digitalizzazione ha cambiato radicalmente il modo in cui affrontiamo il percorso di cura: dalla prevenzione, alla diagnosi, alla terapia. Questo cambiamento, però, richiede un adeguamento tecnologico, culturale e organizzativo. Stiamo passando da un approccio centrato sulla patologia a uno centrato sul paziente, grazie a strumenti digitali e sistemi di intelligenza artificiale che ci permettono di essere più continui, oggettivi e personalizzati. E’ una vera rivoluzione, che coinvolge il modo stesso in cui intendiamo la medicina”. Lo ha detto Nicoletta Gandolfo, consigliera Fism, Federazione società medico scientifiche italiane, e presidente Sirm, Società italiana di radiologia medica, all’Adnkronos Salute in occasione della fiera europea ‘L’Ai Week’, dedicata all’intelligenza artificiale, in corso a Rho-Fiera Milano.

Ci sono però anche “criticità importanti – avverte Gandolfo – I sistemi digitali, molto spesso, non dialogano tra loro. Non è un problema solo di compatibilità tecnica, ma anche – e soprattutto – organizzativo: ogni sistema funziona in silos, isolato, e manca un’integrazione reale. E questo accade anche in radiologia, una delle discipline più digitalizzate da anni. Un altro nodo cruciale – sottolinea – riguarda la raccolta e la gestione dei dati. I dati non sono sempre omogenei né centralizzati e questo limita la personalizzazione delle terapie e la capacità predittiva su malattie oncologiche e non oncologiche. A tale proposito, serve una centralizzazione e un modello condiviso di raccolta e utilizzo”.

Un ulteriore elemento critico riguarda la sostenibilità. “Se crediamo nell’intelligenza artificiale – osserva la presidente Sirm – dobbiamo investire in progetti concreti, che entrino nei flussi clinici quotidiani, non restino solo progetti sperimentali. Oggi molti software sono dati in prova gratuitamente, ma non sono integrati nei sistemi sanitari, e ogni specialità usa strumenti diversi, che poi perdono i dati raccolti”, per questo “serve una visione più ampia, sostenibile e integrata”. Infine, “è indispensabile un cambiamento culturale: tra i professionisti sanitari, non tutti sono pronti a lasciare il vecchio per il nuovo, e anche tra i pazienti non tutti sono pronti o in grado di interagire con strumenti digitali e App. Credo che tutto questo – conclude – si possa affrontare con tre parole chiave: insieme, collaborazione e condivisione. Solo così potremo costruire un sistema realmente innovativo, equo e centrato sul paziente”.

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