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Giubileo giovani, oltre un milione per il Papa. Leone cita Francesco: “Siete inquieti perché vivi. Aspirate a cose grandi”

3 Agosto 2025

Roma, 03 ago. – (Adnkronos) – Stamani a Tor Vergata la giornata conclusiva del Giubileo dei giovani. E’ stato subito bagno di folla in papamobile per Leone XIV, arrivato in elicottero e poi sceso tra i giovani che sono arrivati a Roma da 146 Paesi. Alle 9.30 la messa e l’Angelus. Prima di presiedere la funzione, Leone ha salutato i ragazzi – ”Come Chiesa di Cristo seguiamo lui, camminiamo insieme”, ha detto – ma anche organizzatori e volontari.

“Oltre un milione” le persone presenti, ha spiegato all’inizio della messa il prefetto di Roma Lamberto Giannini, arrivato nella Sala Grandi Eventi della Questura. “È un dato molto attendibile, le aree sono tutte piene”, ha detto.

Non siamo fatti “per una vita dove tutto è scontato e fermo, ma per un’esistenza che si rigenera costantemente nel dono, nell’amore. E così aspiriamo continuamente a un ‘di più’ che nessuna realtà creata ci può dare; sentiamo una sete grande e bruciante a tal punto, che nessuna bevanda di questo mondo la può estinguere. Di fronte ad essa, non inganniamo il nostro cuore, cercando di spegnerla con surrogati inefficaci! Ascoltiamola piuttosto!”, dice il Papa nella messa a Tor Vergata a conclusione del Giubileo dei giovani. Leone ricorda ai giovani che la fragilità non è argomento ‘tabù’ da evitare.

Commentando la lettura del Vangelo tratta dal Libro del Qoelet, papa Leone infatti spiega che “propone l’immagine dell’’erba che germoglia; al mattino fiorisce e germoglia, alla sera è falciata e secca’. Sono due richiami forti, forse un po’ scioccanti, che però non devono spaventarci, quasi fossero argomenti “tabù”, da evitare. La fragilità di cui ci parlano, infatti, è parte della meraviglia che siamo. Pensiamo al simbolo dell’erba: non è bellissimo un prato in fiore? Certo, è delicato, fatto di steli esili, vulnerabili, soggetti a seccarsi, piegarsi, spezzarsi, e però al tempo stesso subito rimpiazzati da altri che spuntano dopo di loro, e di cui generosamente i primi si fanno nutrimento e concime, con il loro consumarsi sul terreno. È così che vive il campo, rinnovandosi continuamente, e anche durante i mesi gelidi dell’inverno, quando tutto sembra tacere, la sua energia freme sotto terra e si prepara ad esplodere, a primavera, in mille colori”.

Il Pontefice evoca l’immagine di uno “sgabello su cui salire per affacciarci, come bambini, in punta di piedi, alla finestra dell’incontro con Dio. Ci troveremo di fronte a Lui, che ci aspetta, anzi che bussa gentilmente al vetro della nostra anima. Ed è bello, anche a vent’anni, spalancargli il cuore, permettergli di entrare, per poi avventurarci con Lui verso gli spazi eterni dell’infinito”.

“La pienezza della nostra esistenza non dipende da ciò che accumuliamo né, come abbiamo sentito nel Vangelo, da ciò che possediamo. È legata piuttosto a ciò che con gioia sappiamo accogliere e condividere. Comprare, ammassare, consumare, non basta”, ammonisce.

“Abbiamo bisogno di alzare gli occhi, di guardare in alto, alle ‘cose di lassù’ per renderci conto che tutto ha senso, tra le realtà del mondo, solo nella misura in cui serve a unirci a Dio e ai fratelli nella carità, facendo crescere in noi «sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità», di perdono, di pace, come quelli di Cristo. E in questo orizzonte – sottolinea Prevost – comprenderemo sempre meglio cosa significhi che ‘la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato’”.

“Carissimi giovani, la nostra speranza – scandisce Leone citando Wojtyla alla Gmg del Duemila – è Gesù. È Lui, come diceva San Giovanni Paolo II, ‘che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande , per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna’. “. Da qui il monito: “Teniamoci uniti a Lui, rimaniamo nella sua amicizia, sempre, coltivandola con la preghiera, l’adorazione, la Comunione eucaristica, la Confessione frequente, la carità generosa, come ci hanno insegnato i beati Piergiorgio Frassati e Carlo Acutis, che presto saranno proclamati Santi”.

Ricordando Sant’Agostino nella sua intensa ricerca di Dio nelle Confessioni, rende quindi omaggio, in spagnolo, al suo predecessore. “Papa Francesco a Lisbona, durante la Giornata Mondiale della Gioventù” ricordava “ad altri giovani come voi: ‘Ognuno è chiamato a confrontarsi con grandi domande che non hanno una risposta semplicistica o immediata, ma che invitano a intraprendere un viaggio, a superare se stessi, ad andare oltre, a un decollo senza il quale non c’è il volo. Non allarmiamoci, quindi, se ci troviamo interiormente assetati, irrequieti, Incompleti, desiderosi di senso e di futuro. Non siamo malati, siamo vivi!’”.

Leone sferza poi i giovani in lingua inglese: “C’è una domanda ardente nei nostri cuori, un bisogno di verità che non possiamo ignorare, che porta a chiederci: cos’è la vera felicità? Qual è il vero significato della vita? Cosa può liberarci dall’essere intrappolati nell’insignificanza, nella noia e nella mediocrità?”.

Quindi ricorda le tappe delle giornate giubilari coi giovani di tutto il mondo: “Negli ultimi giorni, avete avuto molte belle esperienze. Avete incontrato altri giovani da diverse parti del mondo e da diverse culture. Avete scambiato conoscenze, condiviso aspettative e siete entrati in dialogo con la città attraverso l’arte, la musica, la tecnologia e lo sport. Al Circo Massimo, vi siete anche avvicinati al Sacramento della Penitenza e avete ricevuto il perdono di Dio, chiedendo il suo aiuto per vivere una buona vita”.

“Aspirate a cose grandi, alla santità, ovunque siate. Non accontentatevi di meno. Allora vedrete crescere ogni giorno, in voi e attorno a voi, la luce del Vangelo”, il mandato del Papa ai giovani.

Il Pontefice affida il milione di giovani “a Maria, la Vergine della speranza. Con il suo aiuto, tornando nei prossimi giorni ai vostri Paesi, in tutte le parti del mondo, continuate a camminare con gioia sulle orme del Salvatore, e contagiate chiunque incontrate col vostro entusiasmo e con la testimonianza della vostra fede! Buon cammino!”.

Il Papa, al termine della messa a Tor Vergata – all’Angelus anticipato -, ha poi abbracciato i giovani dei Paesi teatro di conflitti: “Tutti gli esseri umani, i giovani ucraini, quelli di ogni terra insanguinata dalla guerra – dice a braccio in inglese -. Siamo in comunione con tutti gli esseri umani. Siete il segno che un mondo differente è possibile, un mondo di fraternità e amicizia è possibile, dove i conflitti non sono risolti con le armi ma con il dialogo. Con Cristo è possibile, con la forza del suo spirito. Uniti a Gesù sarete luce del mondo, semi di speranza”.

Il Papa ha poi chiesto loro di portare un messaggio di speranza a quanti non sono riusciti ad arrivare a Roma a causa della guerra. “Grazie a tutti voi, grazie per la musica. Grazie a tutti quelli che hanno lavorato per questo Giubileo. Appuntamento in Corea. Applauso ai tanti coreani presenti. Chiedo che voi portiate il saluto anche ai tanti giovani che non hanno potuto stare qui con noi, venire qui con noi. In tanti Paesi dove non era possibile uscire per le ragioni che conosciamo. Portate questa gioia, questo entusiasmo a tutto il mondo. Voi siete sale della terra, luce del mondo. Portate il saluto a tutti i vostri amici che hanno bisogno di un messaggio di speranza. Grazie e buon viaggio!”.

Prevost ha quindi dato appuntamento ai ragazzi e alle ragazze di tutto il mondo alla Gmg di Seul del 2027, come aveva stabilito il suo predecessore. “Il pellegrinaggio di speranza – ha detto Leone a braccio – continua e ci porterà in Asia. I giovani di tutto il mondo si ritroveranno insieme al successore di Pietro per celebrare la Gmg a Seul in Corea dal 3 all’8 agosto 2027. ‘Abbiate coraggio. Io ho vinto il mondo’, il tema. Proprio la speranza che abita nei nostri cuori ci dà la forza di annunciare la gioia del Cristo risorto sul male e sulla morte e di questo voi pellegrini di speranza sarete testimoni fino ai confini della terra. Appuntamento a Seul. Continuiamo a sperare insieme, a sognare insieme”.

Il Giubileo dei giovani “è stata una cascata di grazia per la chiesa e il mondo intero. Voglio ringraziavi ad uno ad uno con tutto il cuore. In particolare ricordo e affido al signore Maria e Pascale, le due giovani pellegrine, una spagnola e una egiziana che ci hanno lasciato in questi giorni. Ringrazio vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose, educatori e chi ha partecipato spiritualmente a questo evento”, le parole di ringraziamento del Papa a Tor Vergata, al termine del Giubileo dei giovani. Il Papa ha poi lasciato in elicottero Tor Vergata e la folla oceanica di giovani per fare ritorno in Vaticano.

La notte dei pellegrini accampati a Tor Vergata è stata scandita da poco sonno e molta festa: a quanto apprende l’Adnkronos da alcuni volontari, dei ragazzi sono riusciti a collegare i loro telefoni al sistema di amplificazione, trasformando la notte in un vero e proprio rave: “Gli spagnoli alle 2 di stanotte festeggiavano come avessero vinto una finale di Champions”, raccontano. Notte poi in cui è piovuto per circa un quarto d’ora sui ragazzi, senza spegnere la gioia della loro festa. La quiete è arrivata intorno alle 5, mentre dalle 6:30 circa il sistema audio ha cominciato con della musica a svegliarli per il grande evento.

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