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Ia: al Senato presentazione de ‘Il secolo dell’Ia’, nuova questione politica e sociale

6 Novembre 2025

Roma, 6 nov. (Adnkronos) – Si è svolta oggi, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, la presentazione del volume ‘Il secolo dell’IA. Capire l’intelligenza artificiale, decidere il futuro’ (edito da Il Mulino – Arel), scritto da Marco Bani e Lorenzo Basso. L’iniziativa ha riunito Acli e Arci, con i loro Presidenti nazionali Emiliano Manfredonia e Walter Massa, insieme a Laura Ferrari di Rete per i Diritti Digitali.

Nel corso dell’incontro, gli autori hanno sottolineato come l’IA non sia soltanto una tecnologia abilitante, ma un vero e proprio fattore di potere. Per questo l’intelligenza artificiale è ormai una “questione politica centrale”, che richiede scelte chiare sul piano delle regole, degli investimenti e della tutela dei diritti fondamentali e della qualità della democrazia. “Il futuro dell’IA non può essere lasciato alle sole logiche dei social, del marketing e della finanza – ha dichiarato il Senatore Lorenzo Basso –. Serve una strategia coerente, che orienti investimenti e regole verso sanità, scuola, clima, lavoro e diritti, evitando che la legge italiana sull’IA resti un contenitore proclamato più che una politica industriale all’altezza della sfida. Oltre a essere il secolo dell’intelligenza artificiale, noi vorremmo che diventasse il tempo della coscienza politica: rimettiamo al centro le intelligenze umane e la loro capacità di scelta, aumentando la consapevolezza sull’importanza di chi controlla e produce dati, modelli e infrastrutture digitali”.

“L’intelligenza artificiale non è un destino tecnologico neutrale, è già oggi un terreno di potere – ha aggiunto Marco Bani –. Non saranno le macchine a definirci, ma le relazioni e le comunità che sapremo costruire. L’IA può essere un compagno di squadra, ma la democrazia, la giustizia e il senso del futuro restano nelle mani degli esseri umani che scelgono di collaborare tra loro. In Italia abbiamo visto molti annunci senza una vera strategia industriale e sociale alle spalle: questo è IA-washing, un uso politico e comunicativo dell’intelligenza artificiale più orientato a sventolare il marchio ‘AI’ su norme e iniziative generiche che a finanziare davvero soluzioni d’impatto come diagnosi sanitarie più rapide, burocrazia più semplice o prevenzione del dissesto idrogeologico. Dobbiamo far sì che l’Italia e l’Europa possano essere protagonisti di questa rivoluzione e non solo spettatori passivi”.

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