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In Italia 4,7 mld per farmaci anti-cancro, +9,6% in un anno

30 Maggio 2025

Chicago, 30 mag. (Adnkronos Salute) – In Italia, nel 2023, la spesa pubblica per i farmaci anti-cancro ha superato 4,7 miliardi di euro (4.773,9 milioni di euro), in aumento del 9,6% rispetto al 2022. Il continuo incremento del costo delle terapie oncologiche pone problemi di sostenibilità del Servizio sanitario nazionale, che deve garantire l’accesso all’innovazione in tempi brevi. Dall’altro lato, va ricondotto proprio alla ricerca e ai nuovi trattamenti il progressivo calo della mortalità per tumore. In dieci anni (2011-2021), nel nostro Paese, i decessi per cancro sono diminuiti del 15%. Nell’Unione Europea, fra il 2020 e il 2025, è stata stimata una diminuzione dei tassi di mortalità del 3,5% negli uomini e dell’1,2% nelle donne. Dal 1989 al 2025, in Europa, sono state 6,8 milioni le vite salvate (4,7 milioni negli uomini e 2,1 milioni nelle donne). Anche negli Stati Uniti il tasso di mortalità per tumori è calato costantemente sia tra gli uomini che tra le donne dal 2001 al 2022 (in percentuali comprese fra l’1,3% e il 2,1% annuo), anche durante i primi 2 anni della pandemia di Covid-19.

“Il 2024 è stato un anno record per il numero di nuove terapie in arrivo – afferma Francesco Perrone, presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), nella conferenza stampa ufficiale della società scientifica al Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (Asco), in corso a Chicago -. Ema, l’Agenzia regolatoria europea, nel 2024 ha espresso parere favorevole per 113 nuovi farmaci. Tra le terapie contenenti nuove sostanze attive, che hanno ricevuto parere favorevole, la quota maggiore, pari al 25%, ha riguardato gli antineoplastici. E sono 112 i nuovi farmaci attesi entro la fine del 2025, al momento al vaglio di Ema. Il 31,6% sono antitumorali. Siamo di fronte a una vera e propria ondata di innovazione, che rappresenta una notizia positiva per i pazienti, ma la spesa deve essere ‘governata’, dando la priorità ai farmaci davvero innovativi, in grado non solo di migliorare la sopravvivenza, ma anche la qualità di vita. I vantaggi sono importanti, dalla riduzione delle ospedalizzazioni al reinserimento dei pazienti nel mondo del lavoro, che possono così contribuire alla crescita economica e sociale del Paese”.

“Va posta attenzione anche al tema dell’appropriatezza, strettamente legato alla sostenibilità – continua Perrone -. Governare la domanda di salute è un tema fondamentale anche per abbattere le liste d’attesa, problema che va affrontato garantendo più risorse e personale. In Italia vivono 3,7 milioni di cittadini dopo la diagnosi di tumore. Quindici anni fa, nel 2010, erano 2,6 milioni. I pazienti oncologici che convivono con la malattia in forma cronica rappresentano una grande sfida per il Servizio Sanitario Nazionale, perché presentano bisogni di cura e di presa in carico prolungati nel tempo, più o meno intensi a seconda del tipo di terapie e delle condizioni generali. Anche il fabbisogno di esami strumentali è aumentato rispetto ai decenni scorsi, a parità di pazienti, in considerazione del miglioramento dell’aspettativa di vita e dell’efficacia delle terapie, che spesso consentono una cronicizzazione del tumore in fase avanzata. Il rispetto dell’appropriatezza prescrittiva deve procedere di pari passo con il potenziamento delle risorse da destinare all’oncologia”.

Secondo Aiom vanno ripensate anche le modalità di ricovero dei pazienti oncologici, per garantirne una gestione ottimale e contenere le ricadute cliniche, organizzative e di spesa. “Dal 3 al 10% delle persone che afferiscono ai Pronto soccorso ha una storia di tumore – spiega Massimo Di Maio, presidente eletto Aiom -. Più del 50% dei pazienti oncologici che accedono alle strutture di emergenza necessita di un successivo ricovero. Il problema gestionale più significativo, in questa fase, è la disponibilità di posti letto. Nella quasi totalità dei Paesi si è verificata una progressiva riduzione del loro numero: nel periodo 2012-2022, in Europa, è diminuito di circa il 10%, in Italia di circa il 35%. E i posti letto di oncologia sono solo il 2,3% del totale negli ospedali per acuti. I ricoveri di tipo medico dei pazienti oncologici sono quindi nettamente superiori alla disponibilità di letti specialistici in oncologia e sono necessariamente distribuiti in altre Unità operative, in particolare in medicina, a volte per ragioni cliniche, a volte solo per necessità logistiche”.

Anche la fase di “degenza ha caratteristiche diverse rispetto a quella della popolazione generale – sottolinea Di Maio -: è maggiore la durata media e la mortalità intra-ospedaliera ed è meno frequente la dimissione a domicilio. L’evoluzione della complessità dei trattamenti richiede, quindi, che si affermi su tutto il territorio un modello organizzativo che preveda, in caso di ricovero, un percorso ottimale e nei casi opportuni l’accesso alle strutture specialistiche”.

“È necessario lavorare molto anche su un altro fronte, cioè ridurre il carico della malattia investendo nella prevenzione – afferma Saverio Cinieri, presidente di Fondazione Aiom -. Nel 2024, in Italia, sono state stimate 390.100 nuove diagnosi di tumore. Il 40%, cioè circa 156mila casi, può essere evitato seguendo stili di vita sani e aderendo ai programmi di screening. Nonostante queste evidenze, quasi il 60% degli adulti consuma alcol, il 33% è in sovrappeso e il 10% è obeso, il 28% è sedentario e il 24% fuma. La prevenzione si traduce non solo in migliori risultati di salute, ma determina anche vantaggi economici, cioè risparmi nella spesa sanitaria e un aumento della produttività. Studi dimostrano che ogni euro speso in prevenzione genera un ritorno di 14 euro per l’economia della salute e dell’assistenza sociale. Tuttavia, oggi, solo una piccola percentuale dei bilanci sanitari nazionali è investita in questo settore. Negli ultimi anni, la spesa pubblica italiana per la prevenzione ha evidenziato criticità sia in termini di quantità che di distribuzione delle risorse rispetto agli altri Paesi europei”.

Da un lato l’Italia investe ancora troppo poco in prevenzione, dall’altro si afferma la qualità della ricerca contro il cancro condotta dai nostri scienziati. “Anche quest’anno i ricercatori italiani sono protagonisti al Congresso Asco – conclude Perrone -. Aiom insieme ad Asco ha costruito un ‘ponte’ della ricerca con tutto il mondo grazie al corso sulla ricerca clinica, organizzato dalle due società scientifiche ogni anno a Roma. In questo modo forniamo a giovani ricercatori, provenienti da diversi Paesi, gli strumenti per comprendere la metodologia delle sperimentazioni cliniche, implementare idee di ricerca e imparare a valutare la letteratura scientifica. Il valore dei ricercatori italiani è testimoniato dal numero dei premiati in questa edizione del Congresso Asco, quasi 20 considerando anche coloro che lavorano all’estero”.

Il tema del Congresso Asco 2025 è ‘Driving Knowledge to Action: Building a Better Future’, a indicare l’importanza della collaborazione scientifica per portare al letto del paziente le più importanti innovazioni della ricerca.

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