Roma, 17 set. (Adnkronos) – “Credo di essere stato oggettivamente l’ultimo italiano a dar credito alle parole di Matteo Renzi. Ha detto faccio un passo indietro, voglio costruire un grande partito liberal democratico, faccio mille affari, guadagna, credo, due milioni e mezzo di euro l’anno facendo essenzialmente il lobbista. Il passo indietro è durato il tempo per cui con il mio nome sulla scheda si prendesse l’8 per cento e fossero rieletti i parlamentari di Italia viva. Dopo c’è stato un momento in cui lui voleva Carbone al Csm e la Boschi in Vigilanza. Quando ciò è finito, mentre io lavoravo con la Bonetti, con Rosato, per costruire il partito sul territorio, li ha cacciati tutti, li ha levati dal partito, si è preso il partito da solo. Quello che voleva fare lo diceva a tutti, perchè poi Renzi chiacchiera molto: dopo le Europee mi infilo nella destra, faccio ballare la Meloni”. Lo ha affermato Carlo Calenda, intervistato da Monica Maggioni a ‘In mezz’ora’ su Raitre.
“Ho fatto un errore di speranza, ma -ha aggiunto il leader di Azione- visto che hai tradito tutte le promesse che avevi fatto agli elettori di fare un partito unico, che avresti fatto altro, basta, fine. Vai alle Europee, fai il tuo percorso. È il suo modo di fare politica: la scorsa legislatura vincono i Cinquestelle, faccio il governo con i Cinquestelle; questa legislatura vince la destra, mi devo infilare nella destra. Il nostro modo di fare politica è: bisogna costruire un’area repubblicana, che si ispiri alla prima parte della Costituzione e affronti le cose pragmaticamente, prometta molto poco e abbia una classe dirigente capace di realizzare”.
Quanto ai Gruppi parlamentari, “ogni settimana Renzi dice io me ne vado e non succede: non posso andare via da Gruppi parlamentari che sono stati eletti con il mio nome, perchè andarsene via da se stessi è una cosa complicata. Quindi porte aperte se lo vuole fare, le strade politiche con Matteo Renzi sono separate, perchè è una persona totalmente inaffidabile: dice A fa B, dice B fa C, dice C fa D. Scusate, ero l’ultimo italiano -ha concluso Calenda- a essere rimasto convinto che si poteva recuperare il modo di essere di Renzi della prima fase in cui voleva cambiare il Paese, ho sbagliato”.
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