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Lavoro, la laurea serve ancora? Sì ma…

24 Settembre 2025

Roma, 24 set. (Adnkronos/Labitalia) – La laurea è ancora un requisito fondamentale per trovare lavoro? Sì, molto spesso. Viene esplicitamente richiesta in quasi 1 annuncio su 2 (42%). E’ quanto emerge da un sondaggio di Indeed, portale numero 1 al mondo per chi cerca e offre lavoro, che ha intervistato 500 recruiter italiani.

Tuttavia, seppur quasi la metà (47%) dei datori di lavoro dichiari di aver intensificato l’uso di titoli di studio formali negli ultimi tre anni – una scelta spesso dettata da preoccupazioni sulla qualità dei candidati (37%) o da preferenze dei responsabili (32%) – è altrettanto vero che la laurea da sola non sembra più sufficiente a colmare le esigenze del mercato: quasi la metà degli intervistati (49%) ritiene che le lauree diventino obsolete in fretta e addirittura il 62% lamenta che i programmi universitari non preparino le persone con competenze immediatamente spendibili per il lavoro. Si pensi che un quarto (26%) dei datori di lavoro non avrebbe barriere nel rimuovere i requisiti di laurea o esperienza dalle proprie ricerche di lavoro, suggerendo che si stia diffondendo l’opinione che per alcune posizioni le competenze possono essere acquisite e dimostrate in altri modi.

Gianluca Bonacchi, talent strategy advisor di Indeed, spiega “Sebbene l’istruzione formale continui a essere tenuta in grande considerazione, l’evoluzione del mercato del lavoro, la difficoltà nel reperire i talenti e la necessità di formazione continua per stare al passo con gli sviluppi di un mondo del lavoro sempre più rapido, incidono anche sulle strategie di reclutamento. Per alcuni settori il titolo di studio continuerà a essere un prerequisito, mentre per altri potrebbe non rappresentare più una discriminante o dovrà necessariamente viaggiare di pari passo alle competenze sviluppate in altro modo”.

La diffusione dell’Intelligenza artificiale, inoltre, sta iniziando a giocare un peso anche nella valutazione dei candidati entry-level. Non a caso, il 18% dei datori di lavoro considererebbe l’Ia come alternativa a un neolaureato per mansioni specifiche. Va da sé che in questo contesto, le soft skill emergono come elementi distintivi fondamentali per i profili junior. Le competenze trasversali più valorizzate dai datori di lavoro sono: la capacità di lavoro di squadra (52%), adattabilità e flessibilità (50%), attitudine al problem-solving e pensiero critico (50%). Significative anche l’agilità di apprendimento e curiosità (44%) e la capacità di prendere iniziativa e proattività (40%).

“In sintesi, il nostro studio evidenzia un panorama del reclutamento in rapida evoluzione. Sebbene la laurea continui a mantenere un ruolo importante e resti un requisito spesso richiesto, cresce la convinzione che le competenze possano essere acquisite anche attraverso percorsi più diversificati, soprattutto in un contesto in cui l’intelligenza artificiale sta iniziando a influenzare le pratiche lavorative”, conclude Bonacchi.

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