Linfoma mantellare, Derenzini (Ieo): ” Nuova terapia ne rallenta progressione”
13 Giugno 2025
Milano, 13 giu. (Adnkronos Salute) – “Il linfoma mantellare è un tipo di linfoma non Hodgkin che colpisce soprattutto il paziente anziano, classicamente ritenuto un tumore non guaribile. Adesso, però, cominciano ad esserci delle opzioni di terapia, particolarmente nelle prime linee di trattamento, che ci avvicinano a questo importante obiettivo. Al Congresso europeo di ematologia sono stati portati i risultati aggiornati dello studio Echo, studio randomizzato che ha studiato una nuova combinazione nella terapia di prima linea dei pazienti con linfoma mantellare dai 65 anni in su”. Lo afferma Enrico Derenzini, direttore Divisione di Oncoematologia Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano e professore di Ematologia del Dipartimento di Scienze della salute Università di Milano, nell’illustrare le novità nel campo del linfoma mantellare presentate a Eha 2025. “Questa combinazione – spiega – è la chemio-immunoterapia con rituximab e bendamustina associata ad un inibitore di una chinasi, la tirosin-chinasi di Bruton, che è aclabrutinib. La combinazione – sottolinea Derenzini – ha mostrato un vantaggio significativo in termini di progression free survival e, anche andando a omettere gli eventi legati al Covid-19 (dal momento che questo studio è stato fatto durante la pandemia), comincia ad esserci anche un trend significativo in sopravvivenza globale (overall survival)”. Al Congresso Eha 2025 “sono stati portati dei dati molto rilevanti che dimostrano – riferisce l’esperto – come questa combinazione dia un vantaggio significativo in termini di un tempo libero da progressione anche nei pazienti ad alto rischio, pazienti con istologia pleomorfa, blastoide, con mutazioni del gene P53, che classicamente si associa a cattiva prognosi in quasi tutte le patologie ematologiche, o con frazione di crescita elevata. Questi pazienti sono stati fino ad oggi un cosiddetto unmet medical need, non c’erano delle terapie veramente efficaci per trattare questo tipo di patologia, invece con l’aggiunta di acalabrutinib a rituximab e bendamustina i risultati sono molto significativi e rilevanti: c’è un vantaggio significativo anche in questo subset di pazienti e quindi siamo ci avviciniamo un po’ di più a questo obiettivo di curabilità del linfoma mantellare”.
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