Manovra: S. Licheri (M5s), ‘fiumana di tagli e tasse, ma per Urso spinge crescita’
Roma, 23 ott. (Adnkronos) – “Nelle ricostruzioni odierne di Urso sulle politiche economiche del governo Meloni manca solo la marmotta che confeziona la cioccolata: è incredibile come un ministro della Repubblica possa elencare una quantità di scempiaggini in una sola giornata. La più grande è che questa manovra coniuga rigore e crescita: di rigore ce n’è pure troppo, considerando la fiumana di tagli e tasse, ma sulla crescita viene da sorridere visto che persino Bankitalia ha considerato l’intervento nullo”. Così in una nota la capogruppo M5s in commissione Industria al Senato Sabrina Licheri.
“Altra bugia – prosegue – Urso sostiene che per le imprese, tra il ritorno degli iperammortamenti, la Zes al Sud e la nuova Sabatini si arriva agli otto miliardi bramati da Confindustria. Quest’ultima però aveva chiesto un piano di otto miliardi all’anno per tre anni, mentre le risorse elencate dal ministro “dei disastri” raggiungono malapena gli otto miliardi sul triennio. Urso ha avuto persino il coraggio di bearsi per il ddl Pmi: un provvedimento impercettibile, che nell’ottica degli aiuti alle piccole imprese, che saranno tagliate fuori dagli iperammortamenti incensati da Urso, non sposta nulla. Ah, ci sono poi le solite filippiche sul superbonus: una nenia insopportabile, giunti alla quarta manovra del governo Meloni. Se c’è rigore nei conti, è pure perché il 110% ha contribuito sensibilmente ad abbattere il rapporto debito/Pil negli anni in cui è stato in vigore”.
“Tanto che quando era all’opposizione, Fdi lo voleva estendere e potenziare. Urso rivendica poi la sua linea anti-green deal Ue per far risorgere l’automotive. Anche qui si palesa per quello che è, cioè un povero illuso, perché l’Italia non arriverà mai a produrre un milione di veicoli l’anno. Semplicemente perché quel mercato non c’è. Il mondo sta cambiando, le abitudini pure, e anche se si rinviasse lo stop al diesel al 2080 la filiera non tornerà mai ai livelli da lui preconizzati. L’assenza di credibilità di Urso è data dai suoi fallimenti: sull’ex Ilva, sulla siderurgia, sull’automotive, sull’intelligenza artificiale, sul sostegno ai consumi col carrello tricolore, sulla produzione industriale in crollo da due anni e mezzo. Il suo operato è catastrofico, aggravato peraltro da questa sequela incredibile di panzane”, conclude.
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