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Migranti: Pd, ‘disastro Albania, rimaste 25 persone su 41, crescono atti autolesionismo’

28 Aprile 2025

Roma, 28 apr. (Adnkronos) – “Al giorno 27/04/2025, delle 41 persone trasferite in Albania, abbiamo contato nel centro solo 25 persone. Dove sono gli altri 16? Nessuna informazione ufficiale è stata fornita in risposta alle nostre domande, né tantomeno ai diversi accessi agli atti effettuati, perciò lo dobbiamo dedurre incrociando informazioni pubbliche, registro degli eventi critici, informazioni provenienti dai legali”. Si legge nella nota dell’europarlamentare Cecilia Strada e della deputata dem Rachele Scarpa rispetto all’ultima visita ispettiva effettuata nel Cpr albanese di Gjader nei giorni 26 e 27 aprile 2025.

“Oltre alla prima persona portata in Albania nel pomeriggio dell’11 aprile e riportata in Italia la mattina del 12, senza nemmeno entrare nel Cpr, delle altre 15 persone mancanti all’appello riteniamo verosimile che 6 siano state riportate in Italia per mancata convalida del trattenimento, 5 perché valutate, a seguito di episodi autolesivi o criticità sanitarie, non idonee alla vita in comunità ristretta, e 4 siano state rimpatriate nel Paese d’origine (anche loro, in ogni caso, tutte riportate in Italia per poter essere espulse: il trasferimento e il trattenimento in Albania, oltre che un’inutile sofferenza per loro, è stata un’inutile spesa)”.

“I numeri delle presenze nel Cpr parlano da soli, e certificano la storia drammatica di un’operazione fatta in fretta e furia, secondo incomprensibili criteri di selezione delle persone da trasferire, in un clima sostanzialmente ostativo al pieno esercizio del potere ispettivo dei parlamentari e di assoluta e deliberata noncuranza verso le vulnerabilità dei singoli, che sono emerse in continuazione sin dal primo giorno”.

“Il registro degli eventi critici è un bollettino dell’orrore: nei primi 13 giorni di operatività del centro – proseguono Strada e Scarpa- si registrano 35 eventi critici, per la maggior parte gesti autolesivi e tentativi di suicidio. In più casi, per diverse ragioni mediche, è stato necessario ricorrere alle strutture sanitarie albanesi. Non possiamo che esprimere profonda preoccupazione rispetto alle garanzie di tutela del diritto alla salute delle persone trattenute, già fortemente compresse dal fatto di trovarsi fuori dal territorio nazionale. Alla luce dei colloqui con i trattenuti e consultando il registro degli eventi critici, riscontriamo che diverse persone assumono psicofarmaci, con lo scopo dichiarato di riuscire a sopportare la situazione in cui si trovano. In generale, dal trasporto inammissibile con mezzi di contenzione (fascette) al limbo di incertezza e violenza in cui si trovano, le persone migranti detenute nel Cpr di Gjader non vedono in alcun modo rispettato l’art. 32 della Costituzione”.

“Constatiamo anche come la struttura stessa del Cpr di Gjader, pur essendo di fatto nuova, presenta delle criticità strutturali che la rendono non idonea alla detenzione di persone nel rispetto della loro sicurezza e dignità: la più grave che abbiamo riscontrato, durante l’ispezione nelle celle, è che il posizionamento e la conformazione degli allarmi antincendio (uno sprinkler posizionato sopra al tavolo presente in ogni modulo) rendono possibile che essi vengano utilizzati come aggancio durante i tentativi di impiccagione, come successo la scorsa settimana. Una negligenza nella progettazione del luogo che riteniamo grave e che rappresenta tuttora un pericolo per le persone trattenute. E poi cancelli che si bloccano, cali di tensione della corrente, lavori in corso per sostituire gli impianti di scarico dei condizionatori mal progettati, problemi con gli scarichi dei bagni”.

“Le gravi problematicità che emergono dopo ogni ispezione non fanno che confermare che i Cpr sono luoghi patogeni, che per i modi e la stessa natura del trattenimento creano una sofferenza insopportabile a chi lo subisce. A questo si aggiungono la completa mancanza di senso e ragionevolezza dell’intera operazione Cpr Albania: il cambio di destinazione d’uso dei centri, operato nella fretta ossessiva di vederli ‘funzionare’, ha portato a fare scelte avventate e disfunzionali, che oggi ci mettono davanti a un Cpr per metà vuoto, già teatro di disperazione e autolesionismo. Il tutto a spese dei contribuenti italiani, nella completa e totale mancanza di trasparenza”.

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