Milano-Cortina: Riesame, ‘clientelismo e smaccato favoritismo, doveroso indagare’
Milano, 15 lug. (Adnkronos) – Nel confermare il sequestro preventivo nei confronti di Massimiliano Zuco, ex dirigente della fondazione Milano Cortina 2026 indagato dalla procura meneghina in un’inchiesta sulla corruzione, i giudici del Riesame sottolineano la “solida” tesi accusatoria che sostiene come l’ex ad Vincenzo Novari e lo stesso Zuco e l’imprenditore Luca Tomassini, si sarebbero mossi per interessi economici personali, “utilità direttamente riconnesse alla violazione dei doveri incombenti su Novari e Zuco (che al primo rispondeva direttamente in una relazione anche personale privilegiata) nell’interesse di Fondazione, e che avrebbero dovuto guidarne l’azione non in termini di smaccato favoritismo”.
Nell’ordinanza di una decina di pagine si evidenzia come agli elementi “già più che adeguati a delineare un’ipotesi corruttiva, si aggiungono ad abundantiam le intercettazioni che offrono contezza nelle stesse parole di Zuco dell’alterazione in favore delle società di Tomassini delle procedure di gara” e l’uso del termine “noi” da parte di Zuco certifica un “palese conflitto di interessi con li ruolo assunto all’interno della Fondazione, avendo l’obbligo di stipulare in maniera terza ed imparziale accordi nell’interesse dell’ente”. Di più: le indagini “lasciano chiaramente emergere che Zuco interveniva – a tratti anche imperativamente – con i suoi collaboratori, agevolando le società di Tomassini, fino all’intervento diretto (nella gara dei servizi digitali)”. Dati che legittimano il sequestro, ma che non impongono al Riesame di stabilire la natura della fondazione – punto principale della questione che potrebbe azzoppare l’inchiesta se fosse un ente privato – poiché non incide nella decisione dei giudici. Il sequestro di chat e mail appare “imprescindibile” per chiarire la vicenda, mentre l’esito decisorio “non pare condizionato” dalla applicazione dell’articolo 1 del decreto ad hoc del governo (norma avente efficacia temporanea).
Il quadro che è emerso dalle audizioni dei testimoni “e che trova rispondenza nelle intercettazioni (in particolare con riferimento al clientelismo che sovraintendeva alle assunzioni in Fondazione; alla carenza di effettivo svolgimento della prestazione lavorativa a fronte di esborsi anche importanti per Fondazione li cui deficit di bilancio si è nel tempo amplificato in termini di progressione geometrica)” rende “non solo utile ma anche doveroso l’espletamento di ulteriori indagini per acquisire prove certe o ulteriori del fatto, non altrimenti ottenibili senza il vincolo sulla documentazione e sui dispositivi informatici ed elettronici nella disponibilità di Zuco” scrivono i giudici del Riesame che confermano i sequestro e riqualificano il reato in corruzione tra privati.
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