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Milano: inchiesta Hydra, pentito ammette ‘sistema lombardo’ e nomina Corona

24 Ottobre 2025

Milano, 24 ott. (Adnkronos) – William Alfonso Cerbo, 43 anni, ha deciso di collaborare con la giustizia e davanti ai pubblici ministeri di Milano Alessandra Cerreti e Rosario Ferracane ha svelato, a partire dallo scorso settembre, i rapporti tra alcune famiglie legate alla mafia e redditizi ma illeciti affari al Nord. Indagato nell’inchiesta milanese Hydra – l’udienza preliminare è in corso davanti al gup Emanuele Mancini – l’uomo detenuto nel carcere di Marassi confessa: “ammetto la partecipazione al reato associativo quale affiliato e collettore economico a Milano del clan Mazzei di Catania (…); ammetto i fatti per cui sono stato condannato nel procedimento ‘Scarface’ e devo ammettere – per la prima volta lo faccio in questa sede – che tutti i reati di truffa e bancarotta sono stati da me commessi per agevolare il clan Mazzei”.

Ai magistrati consegna una memoria dattiloscritta composta da 27 pagine che contiene i vari passaggi del suo percorso e i rapporti con Gaetano Cantarella detto Tano “(appartenente a Cosa Nostra e storico affiliato al clan Mazzei incaricato di gestire gli affari a Milano) legati dapprima al mondo delle discoteche (in virtù dei rapporti di Cantarella con Fabrizio Corona, che in più occasioni si rivolgeva a Cantarella quando aveva problemi su Milano o, come in un caso, in cui Fabrizio Corona gli chiese un recupero credito di 70.000 euro da fare a Palermo per una truffa patita da un amico di Fabrizio Corona)”. La conoscenza con Cantarella risale all’inverno 2011 ed è legata al mondo delle discoteche. “Ricordo fece venire Fabrizio Corona alla mia discoteca Bho a Catania”, una persona tirata in ballo come Lele Mora (con cui avrebbe parlato di Ortomercato), entrambi estranei all’indagine.

Nel lungo memoriale Cerbo sostiene l’esistenza della “coalizione nel territorio milanese tra le tre compagini”, il cosiddetto ‘patto’ tra le mafie (Cosa Nostra, ‘ndrangheta e camorra) in Lombardia che è alla base dell’inchiesta Hydra della procura di Milano. “Ribadisco di non aver mai spartito introiti illeciti con il sistema lombardo, i miei illeciti erano miei e della famiglia Mazzei e nessuno poteva entrarci, ma trovandomi a Milano, non essendoci più Tano non potevo esimermi dal mettermi a disposizione tra il sistema su ed i Mazzei giù, come appunto più volte è capitato” aggiunge. “Non mi reputo assolutamente un promotore di questo sistema, ma so di aver alimentato il sistema grazie al mio status già riconosciuto a Milano, di uomo della famiglia Mazzei (…) e di questo sono consapevole di pagarne per l’ultima volta le conseguenze. Solo cosi credo di liberarmi definitivamente da questo cancro. Chiedo umilmente scusa”.

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